Ai tempi in cui si faceva ricorso a simili espedienti (soprattutto nel secondo dopoguerra), la letteratura di genere americana era erede della tradizione delle "dime novel", romanzetti venduti per pochi spiccioli e senza alcuna pretesa né, tanto meno, attenzione per chi li scriveva in serie (anche uno ogni poche settimane). In Italia qualcosa di simile accadde a Salgari, sia per i ritmi "produttivi", sia per l'uso frequente di pseudonimi per esigenze commerciali. Un altro esempio europeo può essere la saga di Fantomas in Francia. I lettori erano fedeli alla collana, all'editore e, talvolta, al personaggio, non al suo creatore.
Inoltre in quel periodo erano in voga riviste che pubblicavano racconti (una su tutte Weird Tales) e, sempre per la suddetta poca attenzione verso gli autori, i numeri monografici erano malvisti, ma i racconti venivano comunque acquistati in blocco. Così capitava che l'editore affibbiasse più pseudonimi diversi allo stesso scrittore e li usasse per pubblicare molti suoi testi in un singolo numero della rivista senza perdere la faccia di fronte al pubblico.
A noi può sembrare folle, ma persino Stephen King si è dovuto piegare a questi espedienti nei primi anni della sua carriera, pubblicando sotto il nom de plume di Richard Bachman
p.s. A scanso di equivoci: non so se la Gray abbia pubblicato con un pen name per uno dei motivi che ho citato, avanzo solo delle ipotesi! Non vorrei che qualche suo fan magari mi prendesse per un denigratore