Ziadada, per quello che vale, per me hai ragione al cento per cento! Non credo che sia possibile per una persona sola (l'autore) eliminare proprio tutti gli strafalcioni, però dovrebbe quantomeno "provarci": i testi vanno curati al massimo delle proprie possibilità, anche documentandosi e facendo ricerche, se necessario.
Io ho questo romanzo nel cassetto (spera che ne esca, fra l'altro, un giorno o l'altro...). Non esagero quando dico che ci ho lavorato sopra per sei anni, che ho buttato giù all'incirca sei stesure differenti, che dovendo ambientare alcune sequenze in un complesso di grotte mi sono sentita in dovere di fare ricerche sulla speleologia, altre ancora ne ho fatte a proposito di botanica, zoologia, e un mucchio di altri argomenti di cui francamente all'inizio non sapevo niente, e che avevo allegramente tralasciato in fase di prima, seconda e anche terza stesura. Nel corso della scorsa estate ho ricontrollato invece il testo a livello di singole 'parole', ricorrendo anche spesso all'uso del vocabolario (lo dico senza vergogna, non c'è niente di male
) e consultando in caso di incertezza vari volumi di enciclopedia.
Ora, credo, e lo dico senza falsa modestia, che questo procedimento mi abbia permesso di eliminare forse il 70 per cento degli errori più vistosi e “grossolani” ; inoltre prima di cominciare ad inviare il testo in valutazione presso vari editori mi sono premurata di far leggere il romanzo ad un certo numero di persone, che a loro volta mi hanno dato una mano e mi hanno segnalato varie ulteriori imprecisioni di cui non mi ero accorta. Ancora adesso, a lavoro più o meno 'concluso' (ma ogni scrittore sa che, in un certo senso, un romanzo non è mai veramente 'finito')cerco sempre di 'reclutare' il maggior numero di lettori possibili (a proposito, sappiate che si accettano ancora volontari...
) perché so che, purtroppo, non sono onnisciente, quando ricrei un mondo puoi lavorare di fantasia fino ad un certo punto, ma oltre quel limite devi rimboccarti le maniche e cominciare a informarti, non aver paura di ammettere di avere dei limiti, capire che chiedere aiuto non significa passare per ‘ignorante’, rimanere sempre vigile in ogni fase del processo di scrittura e sempre, sempre continuare a porti le domande fondamentali su credibilità, probabilità, eccetera, eccetera.
Purtroppo credo che sia la fretta a far sì che in alcuni romanzi di autori italiani (ma anche no: ricordatevi sempre che nei romanzi di "Dragolance" la gente festeggia allegramente il Natale...) si riscontrino errori di per sé anche piuttosto "ingenui" (anche solo a livello lessicale, con l'uso di termini impiegati con accezioni di significato del tutto impropri...)
Il fatto che spesso e volentieri questi errori vengano lasciati correre in fase di editing "professionale" (vale a dire effettuati dalle case editrici stesse), in realtà è questa la cosa che mi fa veramente"rabbrividire"...