di nihal87 » 10/07/2010, 14:51
La Sposa-Cigno
Era un lungo tranquillo meriggio d'estate,
sulle strade stagnavan calde foschie dorate
di polvere alzata dal venticello quieto,
tra l'ombre lunghe nel verde frutteto.
Poi un suono di zoccoli s'udi nella calura
mentre un cavaliere, tornando alla dimora
s'avvicinava al trotto sulla via alberata,
tra le siepi spinose e l'erba impolverata.
Non un suono vibrata nell'aria della sera
oltre allo stanco passo della cavalcatura.
I pipistrelli tacevano nelle volanti corse
a caccia di falene, sul Mare di Langorse.
Ma udendo voci allegre e un'eco di risate
il giovane si volse verso l'acque ondulate,
ciò che vide lo empì di meraviglia viva,
poichè nove fanciulle giocavan sulla riva.
Eran sì affascinanti le ragazze al bagno
ch'egli rimase ammutolito come in un sogno.
Ai suoi occhi apparivan di un'avvenenza tale
da chiedersi se fossero della stirpe mortale.
Il cavaliere scese per accostarsi un poco
tra la siepe a spiare dappresso il loro gioco.
Ma d'un tratto stupito interruppe i suoi passi
quando trovò un mantello di piume, lì sui sassi.
Con mani ansiose raccolse l'indumento
e le fanciulle udì gridare di spavento,
mentre correvano ad altri mantelli al suolo
a vestirsi di piume per poi salvarsi in volo.
Otto ragazze-cigno fuggirono sul mare,
eccetto una che, spoglia, più non potea volare...
«Rendimi il mio mantello!» lei lo pregò angosciata,
e in ginocchio cadde, di lacrime bagnata.
Ma pur se impietosito nel vederla sì in pena
lui rifiutò di darglielo e le voltò la schiena.
Di poi lui volle farle d'amore un giuramento:
«Dolce fanciulla-cigno, or placa il tuo tormento.
Io prometto di amarti finchè non verrà la morte,
purchè tu accetti di essere per sempre mia consorte!»
«Ahimè!» gemette ella. «Quale amara proposta,
per me che amo soltanto volare senza sosta.
Nel vento voglio vivere, per me null'altro vale.
Non ho nessuna voglia di sposare un mortale.»
Ma quando alfine vide che lui non rinunciava,
gli disse: «Hai tu il mantello, perciò ti sono schiava.
Ma schiava resterò, e mai ti sarò moglie.»
E con ciò lui dovette placare le sue voglie.
Lei dunque lo servì, fedele notte e giorno,
wight legata alla terra e ormai senza ritorno.
Ma tanto lui le empiva di baci e di carezze,
che alfine la convinse a convolare a nozze.
Il dì del matrimonio felice era la sposa
e tre anni seguiron di vita deliziosa.
Poi di aprire un cesto un giorno sovvenne
e vi trovò risposto il suo mantel di penne.
Si affrettò a indossarlo, sorpresa e deliziata,
e fuggì via nel cielo, alfin di nuovo alata,
perchè nessun amore, nè giuramento o pegno
può mai legare al suolo una ragazza-cigno.
Fuor della casa siede ora lo sposo affranto
come privo di senno poichè mai soffrì tanto.
Il tempo passa ed egli solo e mesto sospira,
con lo sguardo perduto nel cielo della sera.
In ogni uccello in volo vede l'amata sposa,
tanto è il suo desiderio che lei ritorni a casa.
Ma in fondo al cuore sa che è inutile sperare,
poichè dove va il cigno nessun uomo può andare.