La Fuga:Gli esseri ci circondavano. Eravamo convinti che consegnando loro le provviste che tanto barbaramente ci sottraevano sarebbe bastato, ma evidentemente così non era.
Mi sentito attanagliare dalla paura. Melin, mi sorella stava eretta come una regina davanti al capo degli aggressori.
"Non ci arrenderemo mai." appena pronunciate quelle parole una lama argentea le disegnò una linea rossa sotto il mento. Vidi Melin accasciarsi come un sacco vuoto e il mio cuore si svuotò con esso.
Melin... Melin... la mia dolce Melin. Eicha non era con me e sentivo la sua mancanza come se mi mancasse l'aria, ma avevo Holun. La sentivo agitarsi sotto il mio hashui (abito che mi identifica come principe dei winds). l pregavo silenziosamente di calmarsi, perdere anche lei sarebbe stato come morire definitivamente.
Sentivo le urla di mia madre e singhiozzi soffocati di mio padre. Non lo sopportavo. La rabbia mi montava dentro come un tornado. I nostri aguzzini pretendevano che gli consegnassimo i nostri flauti, ma era impossibile.
Sentivo Eicha che si agitava in un punto imprecisato del nostro 'palazzo' (avendo visto i palazzi di Terra di Altrove posso dire che ciò che io definivo palazzo reale non era altro che una casuapola da contadini).
"Va bene!" non riconoscevo la mia voce, tanto era venata di odio e disprezzo. "Vi porterò i flauti."
Sentii lo sguardo di mio padre fisso sulla mia nuca mentre un soldato mi permetteva di allontanarmi dal gruppo.
Tallonato da un aguzzino andai verso Eicha. Raggiunsi la mia stanza e il flauto si materializzò sul cassettone in cui riponevo i miei abiti.
"Sbrigati mostricciattolo."
"Ho fatto." prima ancora che quel mostro potesse rendersene conto, mi portai Eicha alle labbra e suonai.
Vidi la magia fluire da esso e avvolgere il mostro.
"Che fai ignobile! Che fai??" vidi il suo viso diventare bluastro e vidi anche l'aria tramutarsi in una fune che lo strangolava. Non ero in grado di uccidere direttamente qualcuno, noi eravamo un popolo del tutto pacifico e la nostra magia era atta ad aiutare la natura e ad aiutare il prossimo. Ma così come potevo generare una fune d'aria che aiutasse un amico a riemergere dalle acque impetuose del Fiume Uluk (Fiume Bianco), allora potevo generare una fune in grado di stringere una gola. E lo feci. Sentivo la vita lasciare quel corpo e le mie lacrime mi offuscarono la vista, non per lui, ma per la mia Melin.
La mia dolce Melin, orgogliosa e testarda Melin. Non ero riuscito a proteggerla! Ma almeno l'avrei vendicata.
Vidi la vita defluire dell'uomo e inondare il flauto.
"Ma che.."
Non avevo tempo per chiedermi che stesse succedendo, dovevo salvare almeno i miei genitori.
Corsi nell'altra stanza. I soldati non si fecero cogliere alla sprovvista e si misero subito in posizione d'attacco. Avvicinai Eicha alle labbra e suonai. Il fuoco che colmava i bracieri ai lati del portone d'ingresso prese vita e attanagliò i corpi dei due soldati più vicini.
Con quel metodo riuscii ad eliminarne tre, ma nell'attacco ero ancora troppo inesperto e miei genitori furono uccisi dai rimanenti.
"Scappaaaa!" era l'ultimo grido di mia madre mentre tenevano impegnati i resti 4 soldati e lo feci, come un codardo.
Corsi a perdifiato attraverso le piccole stanze che componevano la mia casa e da ogni stanza presi un oggetto che consideravo utile. Prima di uscire da una porta laterale agguantai un mantello.
Era ora di risolvere il problema degli intrusi alla radice. Sapevo che il loro capo viveva a Terra di Altrove e le ultime voci dicevano che fosse passato da Città Murata.
Indossai il mantello, con le lacrime ancora agli occhi estrassi la mappa del mondo aldilà dei Monti Uluk.
"Eccoci qui Holun. Andiamo."
Holun mi leccò un dito e partimmo.