Convegno al chiaro di luna
<< Ti vedo pensierosa, forse è accaduto qualcosa nella tua nobile Casa da farti impensierire? >>
Zara trasalì alle parole di Camael; esattamente come le aveva detto l'amico, era distratta e pensierosa, non prestava molta attenzione alla lezione del Maestro Diocletius, piuttosto cercava di dare un senso alla confusione che albergava nel suo animo.
Due erano le possibilità che le apparivano: incontrare l'elfo misterioso o non incontrarlo affatto. Scelta semplice vista con occhi differenti dai suoi, scelta complicata per il suo spirito.
Cercò di fare mentalmente il punto della situazione, lei non lo conosceva, ma lui conosceva lei, lui sembrava intenzionato a conoscerla, lei non ne era troppo sicura.
I suoi pensieri erano in subbuglio, lei stessa era in subbuglio.
<< Zara, se non hai intenzione di seguire quello che ho da dire, faresti meglio ad andartene, così che Camael non debba distrarsi a sua volta per pensare a come tu ti possa sentire. >>
Diocletius non ammise repliche, Zara si alzò silenziosamente e silenziosamente se ne andò; passò da casa sua, prese le sue lame e andò ad allenarsi.
Inconsciamente, o forse volontariamente, si recò in una piccola radura di fronte la porta nord. Fendenti e stoccate, parate e attacchi diretti, per tutto il giornò si allenò, affinando le sue già elevate abilità nel maneggiare le lame.
Quando iniziò a calare la sera posò a terra le armi e si dedicò al combattimento a mani nude, eseguì alcuni esercizi per la distensione dei muscoli e per il loro rafforzamento; fu tentata di chiamare mentalmente suo fratello quando una voce, fin troppo familiare per averla sentito solo una volta, la colse all'improvviso.
<< Ti alleni sempre così? >>
Il battito del cuore di Zara prese stupidamente ad accellerare, che fosse l'effetto dovuto alla vista di quel giovane?
<< Permettimi di presentarmi, ieri sono stato maleducato. Io sono Justar, della Casa del Lupo Argentato. >>
<< Zara della Casa dell'Aquila Reale. >> rispose l'elfa con voce flebile.
<< Questo è il luogo dove ti alleni? >> domandò serafico Justar.
<< No, mi alleno dove capita, oggi è capitato qui. >>
Il silenzio calò tra i due elfi per qualche istante, la sera li avvolse nel suo manto oscuro. Senza proferir parola, Justar le chiese, con un canno della testa, di addentrarsi con lui nella foresta; Zara, dubbiosa, non poté, ormai, più rifiutare, si limitò a raccogliere le sue lame e a seguirlo, un passo dietro di lui.
Si fermarono nei pressi di un laghetto, dove la luna si specchiava alta nel cielo.
<< E' luna piena stasera. >> osservò Justar guardando il firmamento stellato.
<< Devo temere in una tua trasformazione? >> domandò ironica Zara.
<< Trasformazione? Oh no, quella del lupo mannaro è solo una leggenda, niente di più falso. >>
<< Dunque non mi hai portata qui per farmi divenire la tua cena? >>
<< Oh no, non potrei mai farlo, per prima cosa perché non è nella mia indole ingannare così malamente le persone, seconda cosa, credo che tu sia in grado di difenderti da sola. >> rispose Justar indicando le lame elfiche di Zara.
<< Sì, su questo punto hai ragione. >>
Erano ancora lì, sulle sponde del piccolo lago, con la luna come testimone, a conversare delle piccole e delle grandi cose. Zara gli rivelò di studiare per diventare membro del Consiglio, Justar le disse che era il primogenito della sua famiglia - una tra le più potenti e importanti di tutta Elvengwindor Nur - e che i suoi parenti cercavano di farlo maritare, ma che lui era fermamente contrario.
<< Insomma, io voglio passare il resto della mia vita con la donna che amo, non con una scelta dai miei parenti. >>
<< Sì, la penso esattamente come te. Anche io sono la primogenita e come tale sono sottoposta ad alcune regole, lo trovo ingiusto. >>
Justar la fissò attentamente mentre lo sguardo di lei era rivolto alla luna argentata.
<< Non trovi che sia una bellissima serata? >>
Justar le si avvicinò lentamente.
<< Sì, è serena e pacifica, posso sentire i canali energetici della Natura con estrema chiarezza. >>
Zara chiuse gli occhi.
<< Già... i canali energetici. >>
Il volto di Justar era a pochi centimetri di distanza da quello dell'elfa, Zara poteva sentirne il respiro sulle guance, cosa che la spaventava e la eccitava al tempo stesso.
Il pudore ebbe la meglio.
Zara voltò la testa e si alzò di scatto, lame in mano.
<< Sarà meglio tornare o ci daranno per dispersi. >>
Justar non poté fare altro che acconsentire e tornare in città.