di yui00 » 14/04/2010, 14:29
Un incontro galante
Le giornate trascorsero velocemente, passarono giorni e passarono mesi, fino a quando un lustro non passò dal giorno in cui Zara divenne l'allieva del Maestro Diocletius. L'elfa aveva imparato a riconoscere l'effettiva bravura di Camael, suo compagno di studi, aveva dissipato l'odio iniziale che provava nei suoi confronti, trasformandolo in sana competizione, se prima Camael era, a sua insaputa, suo nemico giurato, adesso era divenuto suo onesto rivale.
Zara migliorò sensibilmente le sue capacità di concentrazione e di richiamo dei poteri della Natura, il suo obbiettivo era quello di arrivare al livello del suo compagno di studi, ma ogni volta che le sembrava di esserci riuscita scopriva, con suo sommo rammarico, che Camael l'aveva di nuovo superata.
C'era però una cosa in cui Zara era imbattibile: la lotta con le lame.
Combattere la faceva sentire realizzata, sentiva di essere nata per la battaglia, la lama era l'estensione del suo braccio.
Un giorno Diocletius comandò loro di presentarsi ad un torneo organizzato dalla nobile Casa del Pettirosso come guaritori, Zara infranse quell'ordine e vi si presentò come partecipante ignorando le risate e le voci maligne degli elfi sugli spalti. Uscì vincitrice, senza neanche un graffio a deturpare la sua candida pelle.
<< Non avresti dovuto contravvenire all'ordine del Maestro. >> le disse Camael.
<< Sì, non avrei dovuto, ma io sono studa delle persone che mi dicono cosa devo o cosa non devo fare. >> rispose seccata Zara, << Io voglio poter essere libera di fare quel che voglio, se voglio dilettarmi con le mie adorate lame, voglio poter essere libera di farlo. Prendilo come un passatempo. >>
<< Un passatempo pericoloso che sarebbe meglio lasciare a persone di competenza. >>
<< E allora tu? La musica lasciala ai musici, dato che è di loro competenza. >>
Una sera, dopo la consueta lezione, Zara non tornò subito a casa, ma si fermò da Laurelinad, l'armaiolo di fiducia della sua famiglia, per ritirare una lama che il padre di lei gli aveva commissionato.
<< Laurelinad! Lau, Lau! >> "Ma dove si sarà cacciato?"
Zara osservò le armi appese sui muri e quelle riposte negli appositi alloggi, ne prese una e iniziò a maneggiarla, stava tagliando l'aria quando percepì una presenza dietro di lei, non era Laurelinad, ne era sicura. Con uno scatto deciso si voltò e puntò la lama dritto a lei. Un giovane dagli occhi color smeraldo e capelli neri come la notte le era davanti, con la lama dell'elfa puntata alla gola.
<< Posso avere l'ardito onore di chiederti perché mi stai puntando una lama alla gola? Non ti ho fatto niente di male. >>
Zara rimase interdetta per qualche secondo, affascinata dalle iridi dell'elfo.
<< Non ti sei fatto sentire. >> si giustificò malamente Zara.
<< Allora perdonatemi. Per caso ti ho già incontrata? >> domandò l'elfo sorridendo con la gola finalmente libera.
<< No, non credo. >> "Mi sarei ricordata di te"
<< Ho la sensazione di avervi già conosciuta, siete una persona di spicco dunque? >>
<< No. >>
L'elfo rifletté per qualche secondo, poi il suo volto s'illuminò, aveva riconosciuto Zara.
<< Ma certo, tu sei l'elfa che ha vinto la giostra della Casa del Pettirosso, in città si parla molto di te, lo sai? >>
<< No e non credo di volerlo sapere. >>
Zara posò l'arma e se ne andò velocemente, per prendere le lame ordinate a Laurelinad c'era ancora tempo.
<< Ehi, aspetta! Posso vederti ancora? Domani sera, fuori dalla porta nord. >>
Zara non rispose, se ne torno a casa, rossa di vergogna, confusa, quel giovane l'aveva colpita, ne era sicura, e la cosa che la mandava ancora di più in confusione è che aveva sempre sostenuto che un elfo, per essere degno del suo interesse, doveva compiere gesta memorabili in suo onore. Questo elfo, invece, non aveva fatto assolutamente niente per lei.
Si buttò sul suo letto, senza cenare o confidarsi con l'amato fratello.