di SeanMacMalcom » 12/04/2010, 20:44
In una notte priva di luna e di stelle, quasi anche il firmamento si stesse impegnando a dimostrare la propria solidarietà, il proprio rammarico per il dolore intrinseco in quello che sarebbe potuto essere un giorno estremamente diverso se solo, più di sei anni prima, la sorte avesse arriso una giovane coppia di amanti, una figura solitaria, giunta con puntualità impeccabile al luogo del proprio triste appuntamento, smontò da cavallo, per proseguire a piedi il tratto finale.
I suoi capelli bianchi come l'avorio, la sua pelle nera come l'ebano, i suoi occhi rossi come la brace, avrebbero indicato in maniera incontestabile, chiara, evidente e definita l'esatta natura di quella figura maschile, non uomo, non nano, non folletto, non spettro, quanto più elfo, appartenente alla stirpe deviata che nella notte dei tempi aveva rinnegato il calore della luce del sole e la vita intrinseca nella verde Natura, per ricercare il proprio successo, la propria gloria, nella profondità della terra stessa, in quei meandri oscuri in cui qualsiasi creatura mortale avrebbe inevitabilmente ritrovato la propria perdizione. Il drow, qual tale era egli, camminando allora con passo solenne ma aggraziato, presentava nel propri aspetto, nell'evidenza della propria presenza, un'incredibile paradosso, una terribile incoerenza, nel contrapporre al carisma del proprio sguardo, alla fierezza del proprio portamento, alla forza espressa da ogni singolo gesto, l'immagine di catene spezzate pendenti dai suoi polsi, quasi egli non fosse sovrano, qual pur sarebbe potuto essere considerato, quanto più prigioniero, fuggiasco. E, invero, proprio qual evaso, qual ricercato, egli avrebbe dovuto esser considerato, scampato, ormai pià di sei anni prima, a un triste fato peggior anche della morte, in eventi forse lontani nel tempo ma che mai egli avrebbe voluto dimenticare, avrebbe voluto smarrire nella propria memoria, come quella perpetua presenza metallica ai suoi polsi avrebbe dovuto esser considerata utile a dimostrare. Troppo importante, infatti, sarebbe stato ricordare sempre le ragioni alla base del proprio dolore, della pena che, ancora una volta, come ogni anno, in quella notte lo aveva sospinto fino a quella particolare radura, persa fra i boschi, in prossimità di un'argenteo laghetto.
« A te offro il mio saluto e il mio rispetto, dolce Nora... » sussurrò, inginocchiandosi con capo chino innanzi alla propria silente interlocutrice, a colei che tanto aveva viaggiato per poter incontrare in quella stessa notte, in quella particolare radura « Spero di non averti fatto attendere troppo nel mio ritardo. »
Alcun ritardo, in verità, avrebbe potuto essergli allora addotto, imputato, là dove egli avrebbe preferito perdere la vita piuttosto che mancare a quell'appuntamento, pur tanto mesto, tanto doloroso. Ciò nonostante, simili parole di scuse non avrebbero potuto mai essere ovviate, nell'amore provato per lei, in quel sentimento che, nel confronto con il pensiero della propria amata, lo facevano sentire sempre in posizione di debito, di netta e palese inferiorità.
« Mi sei mancata, amor mio. Mi sei mancata tremendamente. » le confidò, mantenendo chino il proprio sguardo, non riuscendo, ancora, a concedersi possibilità di osservarla direttamente, nel ripetersi di quanto sarebbe potuto ormai esser considerato quasi un rito « E' stato un anno intenso... è stato un anno difficile, senza di te al mio fianco, senza la tua presenza a guidarmi, a illuminare le tenebre in cui la mia immortale esistenza è precipitata da quando siamo stati costretti a separarci. »
« Comprendo... comprendo quanto, come ogni anno, sarebbe ora tuo desiderio ascoltar dalla mia voce, dalle mie labbra, la lieta novella che ti annunzi la mia liberazione, il successo riportato nell'individuare un modo per sciogliere l'osceno patto di cui, stupidamente, mi sono reso protagonista quasi sette anni fa. Una notizia che, a così breve termine dalla scadenza del contratto, ora più che mai potrebbe farti gioire, nell'amore che tu mi hai sempre voluto dimostrare... »
Un momento di silenzio vide, allora, il drow quasi piombare al suolo, apparentemente ripiegato in avanti sotto il peso dell'ingombrante falce legata alla sua schiena ma, in realtà, neppure avvertito al confronto del pondo ben maggiore rappresentato dalle proprie emozioni, dai propri sentimenti sì tragici in quel momento.
« Purtroppo, mia dolce Nora, giungo a te, in questo giorno del tuo compleanno, privo di tal dono, privo della possibilità di sciogliere le funeste conseguenze della mia idiozia. »
« Io so... so che quello che hai fatto è stato solo in nome del nostro amore. So che, sino all'ultimo, il tuo pensiero era rivolto a me... e pur, il dolore, la pena, è stata troppo grande, eccessiva per me... e, per colpa del mio stupido egoismo, mi sono così macchiato della colpa più grave, del crimine peggiore. » ammise, deglutendo a fatica, nel mentre in cui i suoi occhi non riuscirono a evitare di colmarsi di lacrime « Io... ho reso vano ogni tuo gesto. Ho reso vano il dono di vita che il tuo amore mi ha voluto riconoscere. »
Nuovo silenzio, nuovo dolore, insostenibile, insopportabile, vide il cuore dell'elfo oscuro prossimo a esplodere, incapace i gestire emozioni tanto forti.
« Non ho mai meritato il tuo amore, mia dolce Nora. Non ho mai meritato il tuo sacrificio, mia dolce Nora. » sussurrò, quasi soffocato, nell'alzare ora il proprio sguardo verso di lei, conscio di doversi esporre, di non poter fuggire davanti al suo giudizio, che pur, mai, lo avrebbe condannato come egli avrebbe altresì gradito « E pur tu mi hai concesso entrambi... osservandomi, in silenzio, subito dopo, vanificare tutto ciò che tu hai fatto per me. »
Nessuno, con tal nome egli si faceva chiamare, si alzò, allora, dal suolo, ritrovando a fatica una posizione eretta, nonotante il peso del proprio dolore, delle proprie colpe, per cercare, in simile dimostrazione di forza, in tale rinnovato impegno di fronte a lei, quanto avrebbe lottato sino all'ultimo per rimediare a quanto compiuto, al disonore verso di lei rappresentato dal proprio egoismo.
« Mi resta ancora qualche mese, amor mio. Ancora qualche mese per riuscire a trovare una soluzione, per riuscire a infrangere il patto di sangue che ha rinnegato stupidamente il tuo gesto d'amore per me. » definì, storcendo le labbra verso il basso al punto da avvertire concreto dolore fisico ai muscoli del volto, così seriamente provati « E, in questo luogo, in questo giorno, io ti rinnovo la promessa che già per sei volte ti ho proposto. Io ti giuro, dolce Nora, che riuscirò a renderti fiera di me. Che riuscirò a onorare il tuo gesto e la tua memoria, così che tu possa guardare a me con orgoglio, oltre che con l'amore che so, immancabilmente, essermi offerto per quanto non meritato. »
E, piegandosi appena in avanti, Nessuno spinse il proprio viso, le proprie labbra, a deporre un delicato, leggero bacio di sincero amore su una grande pietra, una lapide posta a memoria della sua amata, nel luogo in cui, poco più di sei anni prima, era stata da lui stesso seppellita, dopo che ella aveva sacrificato la propria vita per lui, per offrirgli un'occasione di futuro.
« Ti amo, Nora. Ti amo e ti amerò per sempre. » scandì, versando calde lacrime su quella fredda e silente pietra « Buon compleanno, amor mio. »