"A Christmas Carol" è forse una delle opere più riadattate dell'epoca moderna: sia in adattamenti ad hoc (cfr. "SOS Fantasmi", "Canto di Natale di Topolino", "Festa in casa Muppet") sia in adattamenti inseriti all'intero di serie televisive o sit-com, è indubbio come Charles Dickens, con una storia semplice e immediata nel proprio significato, sia riuscito a colpire le corde più sensibili dell'animo umano.
Lanciando la proposta di un riadattamento locandiero dell'opera, in salsa fantasy, ho avuto molte vie a mia disposizione: una fra le prime idee, addirittura, era quella di proporlo quale un episodio perduto de "Le mille e una notte", con Sherazade impegnata nella narrazione di una versione orientaleggiante del classico britannico.
Poi, però, ho preferito lasciar perdere ed ho preso in esame numerosi mondi fantasy.
Alla fine, quello che vorrei proporvi, sarà ambientato non tanto nel presente o nel passato, quanto più in un futuro estremamente prossimo... ispirandomi al preludio ad un'ambientazione da me inventata per un gioco di carte, poi reciclata anche in un concorso letterario scolastico, oltre una decina di anni fa, e delineata sotto il nome di "Doomsday - l'ultima guerra".
Siamo alla vigilia di Natale del 2109.
L'umanità è sull'orlo del collasso.
Politicamente parlando, il mondo è diviso in grandi coalizioni, con l'attuale Unione Europea che ha assunto il nome di Stati Uniti d'Europa (inglobando al proprio interno anche la Russia e quasi tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo), gli Stati Uniti d'America del Nord e quelli del Sud, l'Unione Africana e quella Asiatica. L'Australia, poveretta, è regredita alle proprie stesse origini, venendo nuovamente trasformata in un unico grande carcere, in cui "umanamente" esiliare a vita qualunque prigioniero. L'economia, dopo un secolo di alti e bassi, di continue crisi, è sempre più strozzata e, in tal situazione, l'ipotesi di una terza Guerra Mondiale, quella che prevederebbe immancabilmente l'utilizzo delle armi atomiche, pur da lungo tempo rinviata, sembra una realtà imminente.
Tecnologicamente parlando, il progresso ha fatto balzi da gigante e in un clima quasi asimoniano, senza però presenza di Tre Leggi a garantire un ordine nel funzionamento delle macchine, i robot hanno ottenuto uno spazio sempre maggiore nella vita quotidiana, sostituendo e/o affiancando gli uomini in tutti i lavori pesanti. Anche dal punto di vista medico la robotica si è proposta qual panacea per molti mali, vedendo organi ed arti artificiali essere ormai impiegati a livello quasi ambulatoristico.
Socialmente parlando, è il solito schifo. Esistono i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Le grandi coorporazioni dominano, in pratica, ogni aspetto della vita comune e alle persone comuni è riservato un ruolo da semplici numeri, praticamente privati persino del proprio nome, dove, in fondo, un semplice codice (a barre) è decisamente più rapido per identificare coloro la cui identità non vale la pena di essere conosciuta.
Donde sta l'elemento fantasy in questa ambientazione fantascientifica?
Beh... la realtà, come spesso accade, non ha solo un volto. E così, un mondo totalmente parallelo e complementare a quello degli uomini è quello costitutito dal Piccolo Popolo, dalle razze "magiche", che da sempre sono esistite sulla faccia del pianeta ma da secoli, millenni, hanno preferito cercare totale isolamento dalle barbarie dell'umanità.
La loro presenza, in effetti, è stata tale, in epoche remote, da originare i miti e le leggende, persino le stesse religioni politeistiche, influenzando in tal modo il folklore di tutto il mondo. Ma, per quanto sostanzialmente più forti degli uomini, queste razze "magiche" hanno da lungo tempo votato a favore dell'isolamento, temendo effettivamente la violenza propria dell'uomo e la sua meravigliosa propensione alla distruzione.
Ove il Piccolo Popolo, in effetti, vive per la maggior parte in proprie città esterne persino alla possibilità umana di essere rilevate, è presente, anche, fra di noi, in mezzo a noi, in veri e propri "agenti dormienti" incaricati di monitorare la situazione del pianeta e, soprattutto, di intervenire, ove necessario, a evitare danni per la propria gente.
Tornando a noi, quindi, siamo alla vigilia di Natale del 2109.
Il signor
Ebenezer Smythe è un uomo anziano, da oltre cinquant'anni proprietario e presidente di una delle più grandi coorporazioni degli Stati Uniti d'Europa. Un ruolo, quello di mr. Smythe, che per propria intrinseca natura non gli ha mai permesso di riservarsi molto spazio per "inutili sentimentalismi" e che lo ha portato sì a essere una delle persone più importanti del panorama europeo e, pur, a essere anche incredibilmente solo. Un solo nipote,
Frederich, figlio di sua sorella
Fran, costituisce, infatti, tutta la sua famiglia, ma Ebenezer cerca di avere con lui il minor rapporto possibile, nel timore che, per questioni di eredità, il giovane possa decidere di farlo fuori.
Accanto a mr. Smythe, ormai da una dozzina d'anni, è il suo segretario particolare,
Thomas Hatchit, un uomo a lui molto devoto e, pur, da lui trattato alla stregua di uno schiavo. Nonostante, per il suo ruolo, per la sua posizione, molti potrebbero pensare che Thomas Hatchit sia sufficientemente benestante da non avere problemi di sorta, non è proprio così: purtroppo, infatti, il figlio minore dello stesso, Thomas Jr. detto
Tim, di appena 8 anni, è affetto da una rara malattia genetica che lo condurrà inevitabilmente alla morte. Thomas e tutta la sua famiglia, da quando è stata diagnosticata la malattia del piccolo Tim, hanno impegnato le proprie intere finanze, indebitandosi fin sopra il collo, per riuscire a consultare i migliori medici ma, nonostante la medicina abbia ormai superato persino la piaga del cancro, la malattia di Tim sembra essere purtroppo priva di speranze. Questo, probabilmente, sarà l'ultimo Natale per il piccolo Tim e di questo mr. Smythe, che - forse - con la propria influenza, con i propri contatti, qualcosa potrebbe anche riuscire ad ottenere, è ovviamente all'oscuro, non essendosi mai interessato neppure di sapere se Thomas sia o meno sposato, particolare per sé del tutto irrilevante.
In parallelo alla vicenda della famiglia Hatchit, solo una fra le tante disgraziate che ruotano attorno al nome di Ebenezer Smythe, è una questione decisamente più seria, che ha posto in totale allarme il Piccolo Popolo. Per il capodanno del 2110, infatti, è previsto che la coorporazione che fa riferimento allo stesso Smythe, prenda il controllo di un'ampia zona dell'entroterra greco, da sempre rimasto incontaminato in quanto parco naturale. All'interno di quel parco naturale, sopravvissuto come molti altri alla cementificazione non per semplice "casualità", "fortuna", quanto piuttosto per il tempestivo intervento, in ogni occasione di rischio, di agenti scelti del Piccolo Popolo, è, celata agli occhi del mondo, una delle capitali della razza "magica", ove regnano da secoli, niente poco di meno, che il re Oberon e la regina Titania, personaggi fantastici che l'umanità crede essere frutto dell'inventiva di William Shakespeare e che, pur, realmente esistono.
Di fronte al pericolo di un'invasione del proprio regno, e della conseguente necessità di cercare esilio altrove o, peggio, rivelare la propria presenza al mondo rompendo un silenzio durato millenni, re Oberon non ha indugi e, in questo, decide di offrire incarico a uno dei propri migliori agenti: Puck.
Cercando di mantenere il più basso profilo possibile, quindi, a Puck è riservato il compito di intervenire nella vita di Ebenezer Smythe, ricorrendo a tutti i propri poteri, a tutti i propri espedienti e inganni, per cambiare radicalmente l'animo triste e spento di quell'anziano uomo, portandolo a risvegliare una coscienza da lungo tempo dimenticata e, in questo, ad abbandonare ogni proposito distruttivo nei confronti della riserva greca... senza ovviamente rivelare le reali ragioni dietro a tutto questo, ove il segreto del Piccolo Popolo, per ora, deve restare tale.
Un compito difficile, quello proprio di Puck, il quale, però, ha già un'idea chiara in mente.
Ove testimonianza della sua stessa esistenza è stata riportata per mano di uno scrittore inglese, perché non ricorrere al copione steso da un altro autore di quella stessa terra? In fondo, quasi uno scherzo del caso, i nomi di molti protagonisti coinvolti nella vicenda non appaiono poi troppo diversi da quelli citati da Charles Dickens nel suo celebre "A Christmas Carol"...
Questo è quanto!
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