di SeanMacMalcom » 26/04/2010, 10:27
[Nessuno - Al tavolo di Gec]
Storco le labbra dinnanzi all'imposizione della locandiera. Non apprezzo che la mia autodeterminazione possa essere posta in dubbio e, in altri contesti, rifiuterei questo gesto: purtroppo, però, finché sarò in vita, sarò vincolato a certe naturali necessità biologiche, fra cui, sicuramente, anche l'esigenza di alimentazione.
E un piatto di zuppa, per quanto derivante da certamente criticabile cucina umana, è pur sempre un piatto di zuppa.
Chino lo sguardo verso i due cuccioli figli dell'uomo e indico, con un movimento del capo, i piatti posizionati sul tavolo.
« Almeno per cenare, spero che lascerete la presa sulle mie catene... » commentò, cogliendo la loro legittima bramosia verso la zuppa.
Illuso.
I due bambini, che non posso iniziare a evitare di considerare figli di demoni ancor prima che degli uomini, in tacito e comune accordo, non abbandonano la presa sulle mie catene, inerpicandosi sulla panca davanti a loro e lì posizionandosi per mangiare, nel mantenere una manina a contatto con il metallo delle mie catene, e nel volgere l'altra all'utilizzo dei cucchiai loro offerti.
« Come non detto. » scuoto il capo, iniziando a propormi sinceramente rassegnato nei loro confronti.
Cercando di evitare di urtarli, slego la mia falce, lasciandola appoggiare a terra, sotto la panca, e mi accomodo a mia volta al tavolo, ovviamente centrale rispetto a loro nell'essere così costretto dalla loro stessa presa, e torno a volgere la mia attenzione alla Saggia della Città, che nel frattempo mi ha interrogato nel merito dell'identità del padre della coppia.
« La signora ha fatto una domanda. » rigiro la questione verso i pargoli « Rispondete. » li invito, non potendo offrire, in verità, le informazioni da lei così richieste, sinceramente ignorante a tal riguardo.
« Nostro padre... si chiamava Maccabi. » risponde il maschio, dopo aver deglutito una cucchiaiata di zuppa più grande della sua stessa bocca, impiastricciandosi con essa.
« Era un mercante. » specifica la femmina.
« Io sono Joel... e mia sorella si chiama Tala. » riprende il maschio.
Lasciando parlare i due, e cercando di ignorare il macello prodotto dal piccolo, simile a un maialino nel trogolo, rimescolo per un istante la zuppa proposta davanti a me prima di iniziare, a mia volta, a cenare.