La storia viene introdotta da un cantastorie che ci usa la sua lanterna per aiutarci ad entrare dentro la storia. Vi lascio l'introduzione perché è qualcosa che ha me ha colpito davvero tanto, specie le ultime tre frasi:
Osservate bene le ombre della mia lanterna. Potrete scorgervi le sagome nere di tre cani, la figura intabarrata di un cacciatore, una ragazza addormentata in una torre, e più in là un’ombra orrenda che li sovrasta: è nera e inconoscibile, tutta occhi e zanne.
Sono i semi della mia storia questi, presagi e visioni di quanto state per ascoltare. Se fate attenzione vi accorgerete di come le mie parole siano le ombre che la mia lanterna getta sulla parete.
Ma come ogni ombra ha un corpo che la genera, così ogni parola è il ricordo di un oggetto o di una passione, ogni nome un grido lanciato in un pozzo: non appena lo si ascolta, suscita in noi un’eco.
E la somma di più echi non è un eco più grande, ma una canzone. E ogni canzone, quando risuona in noi, diventa musica.
Adesso passiamo al libro vero e proprio. Il libro è una fiaba gotica e dai forti toni cupi, tuttavia i personaggi principali e alcuni eventi sono ben definiti. Il mostro di questa fiaba è il Mangianomi, una creatura spaventosa che ha il potere di togliere il nome alle cose, agli animali e alle persone. L'autore secondo me è di una bravura immensa nel rendere questo potere... il primo esempio è quello di un cavallo che viene visto dal suo padrone prima come un amico e poi come una bestia orrenda venuta fuori dal nulla. Chi perde il nome infatti non perde solo il nome, ma perde se stesso, i suoi ricordi e sparisce dalla testa delle altre persone, che non sono più in grado di riconoscerlo. Sinceramente questo potere mi fa decisamente paura. Come in ogni fiaba quando compare un mostro compare anche un eroe, e nel nostro caso compare il cacciatore, Magubalik, divenuto leggenda per la sua abilità e la sua bravura. E da qua parte la preparazione alla caccia e la caccia al mostro, scritta con uno stile davvero coinvolgente anche se devo ammettere che a volte (rare per la verità) ho perso per un attimo il filo del racconto, ma il tutto è ripagato da uno stile davvero stupendo (a mio parere).
Altre due cose che mi hanno colpito sono il fatto che spesso l'autore cambia il punto di vista della narrazione per farti provare direttamente i sentimenti di questo o di quel personaggio, cosa che mi è piaciuta molto specie quando lo fa con i tre cani che Magubalik si sceglie come compagni e tutta l'ambientazione. Infatti è uno dei pochi fantasy in cui ci siano le armi da fuoco sdoganate, la magia c'è, ma diciamo è un elemento di contesto e poi l'idea stessa del ducato di Acquaviva con i suoi personaggi, le sue regole e la mitica città dei nomi.
piccolo spoiler
Una idea che mi è piaciuta molto, nonostante è rimasta solo un'abbozzo è quella dei Contaombre, anche se mi sa che nei prossimi libri verrà usata meglio... in ogni caso vi lascio la descrizione dell'autore:
. Il finale, seppur bello mi ha lasciato un po' lì, ma forse perché era quella l'intenzione avendo la storia un seguito...Né saggi, né cantastorie nè attori, ma un po' tutte e tre, il compito dei contaombre era inventare storie che avessero come centro un nome
Insomma in conclusione è un libro che mi è piaciuto molto, diverso dal solito concetto di fantasy, ma al tempo stesso capace di farti sognare, con un tocco di gotico e di tetro che non guasta mai... Scritto bene, ma non pensante, con la storia semplice seppur in grado di catturarti... insomma non mi rimane che leggere la versione più grande...