...non so bene se collegarlo nei fantasy o qui, perchè in fondo è una storia vera ma è talmente incredibile che sembra un fantasy
Comunque personalmente ho preferito di gran lunga il film che ne fecero ( IL TREDICESIMO GUERRIERO che a breve troverete nei film perchè lo inserisco finito qui )
TRAMA
Il romanzo, raccontato in prima persona, è ambientato nel 10° secolo: il Califfo di Bagdad (المقتدر بالله) invia, come punizione per liberarsi di lui, il dignitario Ahmad ibn Fadlan (احمد بن فضلان) al lontano Re dei Bulgari. Ma Ibn Fadlan viene nel tragitto catturato da un gruppo di Vichinghi che sta andando verso nord per rispondere ad una richiesta di aiuto. Ibn Fadlan è costretto controvoglia ad unirsi a quelli che considera barbari, in quanto come 13° guerriero è ritenuto da loro una sorta di portafortuna.
Il raffinato Ibn Fadlan all'inizio è spaventato e disgustato dalle usanze di questo popolo, che giudica sporco e dissoluto, ma lentamente scopre che in esso vi è una visione del mondo più profonda di quanto si aspettasse, e rivedrà radicalmente la sua valutazione iniziale.
"Non dir bene del giorno finché non è venuta sera; di una donna finché non è stata bruciata; di una spada finché non è stata provata; di una ragazza finché non si è sposata; del ghiaccio finché non è stato attraversato, della birra finché non è stata bevuta" (Proverbio vichingo)
Arrivati al villaggio che ha richiesto il loro aiuto, i guerrieri scoprono che il loro nemico arriva sempre con la nebbia. I terrorizzati abitanti parlano di un "serpente di fuoco" e di esseri mostruosi, i wendol (che Crichton spiega, in una delle sue innumerevoli note di pseudoscienza, essere gli ultimi uomini di Neanderthal).
Dopo un attacco notturno il capo dei Vichinghi, Buliwyf, decide di attaccare i wendol nel loro stesso covo, per ammazzar la loro regina (che ha le fattezze tipiche delle Veneri dell'Arte preistorica) e sbaragliare così i nemici. Sarà accompagnato dai suoi guerrieri e il sempre più sconcertato arabo.
...non sono un guerriero, lo so fin troppo bene...
Nel gruppo è importante la presenza di Herger, che nel corso della narrazione sarà l'unico interlocutore diretto dell'arabo, dato che è l'unico normanno a conoscere alcuni vocaboli in latino. L'impresa guerresca riesce, e la Dea Madre dei wendol viene uccisa mentre Buliwif solo ferito.
Nel combattimento finale i wendol, impazziti dal dolore, attaccheranno per l'ultima volta il villaggio dei vichinghi. Ed è proprio in occasione di quest'ultima battaglia che i suoi compagni vedono Buliwif uscire dalla tenda con due corvi sulle spalle, i segni distintivi di Odino quando prende forme umane. Lo scontro è vittorioso ma molti vichinghi, tra cui lo stesso Buliwyf, perdono la vita.
Ibn Fadlan, dopo la vittoria, può ritornare a casa, ma sulla via del ritorno il romanzo termina bruscamente, come se anche il manoscritto fosse stato interrotto, con le parole emblematiche: "... e allora accadde".