Ciao!
Sono le 17.45 e non leggo alcuna iniziativa scrittevole, dunque sarò io la prima
Premetto che l'ho messa sul ridere, spero che nessuno si offenda.
Un nuovo viandante in locanda
Avevo appena finito il mio turno e me ne stavo tornando a casa.
Certo, prima avrei fatto la solita tappa alla Locanda; una buona burrobirra è quello che ci vuole dopo una giornata di lavoro!
Però i miei piani quella sera andarono tutti a gambe all’aria.
D’un tratto vidi una luce nel cielo, chissà perché pensai che fosse il solito draghetto che faceva le prove di volo, ma le sue scaglie non potevano essere così luminose. Non sono tipo da perdermi in inutili domande, perciò girai la testa e puntai diritto alla Locanda.
Un rumore fortissimo mi fece voltare.
Una nuvola grigia mi investì in pieno, ricoprendomi di polvere dalla testa i piedi. Iniziai a tossire mentre gli occhi mi bruciavano in mezzo a tutto quello strano fumo.
Per fortuna il vento riuscì a spazzare via la polvere in poco tempo.
“Che mi venga un colpo se questo non è un Ufo!” esclamai pieno di stupore.
Effettivamente quella cosa incastrata tra gli alberi sembrava proprio una di quelle navicelle che si vedono nei film, o almeno poteva essere qualsiasi cosa di simile.
La sporgenza metallica che riuscivo a vedere non era sufficiente per farmi capire di che diavolo si trattasse. Poi l’aggeggio iniziò a tremare e si aprì.
Niente luci, niente fumo bianco e niente omini verdi.
Ne usci un cagnolino, non saprei dire la razza, e se fosse di razza, perchè di cani non ci ho mai capito niente, se non che hanno la coda, una gran voglia di abbaiare e di sedersi sul divano.
Beh, quest’esemplare canino, per nulla turbato da quello che era successo, si stava stiracchiando e scodinzolava amorevolmente verso di me.
“Questa poi.. un cane” bofonchiai.
“Ci sono anch’io” rispose una vocetta.
Dalla porticina uscì un bambino, non aveva antenne nè tute spaziali, ma jeans, maglietta e scarpe da ginnastica,
“Buona sera son Jin Kian Fen, astronauta, piacere di conoscerla” disse presentandosi con un inchino.
“Non sapevo che i nani facessero anche gli astronauti!” risposi io avvicinandomi.
“No signore, io non sono un nano, io sono bambino e ho la giusta età come approvato da regolamento di volo. Mi scuso per maldestro l’atterraggio, ma la navicella è impazzita” ammise allargando le braccia.
“Beh ragazzo, hai fatto proprio un casino! Quando il vecchio Atanor vedrà quel buco nel suo terreno ti rincorrerà con il forcone!”
“Forcone? Si tratta di un’arma primitiva?” chiese facendo una buffa espressione perplessa.
“Non hai mai visto un forcone? Dì piccoletto, ma da dove vieni?”
“Io sono astronauta del grande impero di Laggiù che combatte guerra senza fine con Repubblica di Lassù”
Mi grattai la testa e lo fissai perplesso.
“Laggiù? Lassù? Mai sentito parlare di questi posti. Vieni ragazzino ti porto dalla Locandiera, lei vede sempre tanta gente, di certo saprà anche da dove arrivi”
Il ragazzino mi diede la mano e insieme arrivammo all’ingresso della Locanda.
Il cane ci seguiva e appena vide il draghetto gli corse incontro, facendogli mille feste.
Ai tavoli c’erano sempre i soliti avventori, e la cosa non mi dispiacque affatto.
Al centro Ilprenna declamava i suoi versi mentre Nihal sorrideva incantata.
Blackie era seduta proprio di fronte all’entrata e controllava che gli avventori si comportassero bene.
Koukla rideva come una matta accanto a Sean, che probabilmente le stava raccontando una delle tante avventure della sua Midda. Fuori di testa quella ragazza!
“Ehilà viandanti guardate chi vi ho portato!” esclamai con orgoglio mentre spingevo avanti il moccioso.
Lui sorrise e Giò ci venne incontro con le braccia conserte, dicendo:
“Nessuno entra nella Locanda senza una frase adatta. Dì, tu ce l’hai una frase per entrare?” chiese sorridendo, rivolta al piccolo astronauta.
Il ragazzino divenne serio e corrugò la piccola fronte.
“In effetti non riguarda proprio una locanda ma un’osteria, spero vada bene”
Fece un grande sospiro, mentre gli occhi di noi tutti erano puntati su di lui, poi iniziò a dire:
Buona sera, buona sera signori
Entrate, entrate non state fuori
La notte è fredda e c’è l bora
Che di ammalarsi non è ora
Benvenuti con gioia alla mia osteria
Dove si serve vino e allegria
Per voi è stappato il rosso merlot
Che senza stare non so
Ma se ne volete c’è cabernet
Lasciatemene un poco anche per me
Benvenuti amici alla mia osteria
Sono felice se stiamo in compagnia
Bianco e nero sempre vino è
Vedrai che piacerà anche a te
Questa sera si brinda a me
Domani brinderemo a te
Ridi, bevi non andar via
Che bella la vita in osteria.
La Locandiera si mise a ridere e lo fece accomodare al bancone mentre gli altri viandanti mi bombardavano di domande sul ragazzino, ma io sapete che ho fatto?
Ho ordinato una burrobirra e ho lasciato che il giovanotto se la cavasse da solo, in fondo se poteva pilotare un’astronave poteva anche tenere testa ai viandanti della Locanda di Altrove, o sbaglio?