La Zinzola di sette bellezze

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La Zinzola di sette bellezze

Messaggiodi demon black » 19/09/2010, 10:02

FIABA


C'erano una volta un re ed una regina, che si amavano tanto e si erano felicemente sposati, ma dopo molti anni di matrimonio ancora non avevano figli. La regina perciò pregava sempre il Signore:
«Fammi avere un figlio, anche se non parla, anche se non sente, comunque sia, purchè lo abbia».
Finalmente le sue preghiere furono esaudite e ben presto diede alla luce un bel maschíetto.
Il bambino cresceva, ma era come un pezzo di legno: non parlava e non sentiva. Dopo la gioia iniziale, il re e la regina cominciarono a preoccuparsi:
«Che possiamo fare?» diceva il re.
Alla regina venne un'idea: «Facciamo costruire una fontana davanti al palazzo, che non dia acqua, ma olio. La gente verrà in massa per prenderlo e chissà che nostro figlio, a vedere tutto quel movimento, quell'agitazione non dia qualche cenno di intelligenza. »
Al re l'idea parve buona, fece costruire la fontanella meravigliosa e poi fece emanare un bando per tutto il regno per far accorrere la gente. Veramente successe la fine del mondo: le persone facevano file interminabili, chi con pentole, chi con secchi, chi con caldai, si affannavano a prendere l'olio della fontana del re e spesso avvenivano risse, perchè c'era sempre qualcuno che non rispettava la fila ed era un vero spettacolo.
Il figlio del re, che era ormai un giovanetto, osservava tutto dal balcone del palazzo, ma restava indifferente.
Il sole stava ormai tramontando e la fontanella non dava più olio; la gente cominciò a tornare a casa.
Quando ormai non c'era più nessuno, ecco che giunse una vecchierella. Era arrivata così tardi perchè non aveva saputo della fontana essendo stata nel bosco a raccogliere legna. Ma quando fu a casa, vide i vicini che tornavano con recipienti colmi d'olio.
«Chi ve lo ha dato?» Aveva chiesto la vecchierella.
«Come? Non sapete niente? Il re ha fatto costruire una fontana che butta olio!» Aveva risposto una donna.
Così la poverina prese un cecine di terracotta e una spugna e si recò alla fontana. Qui con santa pazienza si mise a raccogliere quel po' d'olio che era caduto a terra: inzuppava la spugna e la strizzava nella pentola, inzuppava e strizzava.
La povera donna, con grande fatica, era riuscita quasi a colmare il cecine, quando il figlio del re, che era rimasto sul balcone, prese una pietruzza e la lanciò. La pietra andò a colpire proprio il cecine della vecchietta, che si ruppe in mille pezzi e l'olio si sparse.
A vedere quella rovina, la vecchietta si girò verso il balcone e si accorse che il figlio del re stava ridendo a più non posso. Stizzita la vecchia gli gridò:
«Figlio di re, figlio di re, è venuta tanta gente, che ha riempito pentole e caldai e tu non hai fatto niente; ora che sono venuta io, una povera vecchia, che ho fatto tanto per raccoglire un po' d'olio, tu hai fatto questo. Ma tu allora ti dovrai arrendere, quando avrai trovato la Zinzola di Sette Bellezze».
Il principe non la finiva più di ridere e il re e la regina non stavano nella pelle per la gioia di avere un figlio, che sentiva e parlava, lo abbracciavano e lo baciavano.
«Mamma, papà - disse il principe - so di darvi un grande dolore, ma avete sentito, non avrò pace finchè non avrò trovato la Zinzola di Sette Bellezze. Datemi la santa benedizione, perchè mi voglio mettere in viaggio per cercarla».
«Ma come? - disse la regina - ti abbiamo avuto tanti anni senza poterti sentire parlare e ora che ci senti, che capisci, te ne vuoi andare?»
«Sì - disse il principe - se veramente mi volete bene, dovete lasciarmi andare».
Il re si convinse e, sebbene a malincuore, lasciò partire il figlio, gli diede il miglior cavallo e denaro e provviste.
Al momento di partire i genitori lo abbracciarono non senza lacrime, il principe salì a cavallo e lo spinse a galoppo.
Cammina, cammina, cammina, passò la prima giornata.
Al calar della notte il principe decise di fermarsi a riposare. Guardò di qua e di là e scorse un lumicino lontano lontano. Si diresse da quella parte, sperando di trovare ospitalità presso una casa per la notte. Arrivò infatti ad una casa e bussò alla porta.
«Chi è?» rispose una voce cupa e strascicata.
«Aprite, sono un povero viandante che cerca ospitalità per la notte, Sono tanto stanco, fatemi entrare».
La porta si apri con un lungo cigolio. Il principe entrò e vide un vecchio con una lunga barba bianca.
«Vi ringrazio - disse il principe - e voglio chiedervi un'informazione. Voi che siete così anziano forse avete sentito parlare della Zinzola di Sette Bellezze?»
«Oh! - rispose il vecchio - io ho cento anni, ma non ho mai inteso questo nome. Forse vi potrebbe dire qualcosa mio fratello, che è più vecchio di me e che abita a una giornata di cammino da qui».
Trascorsa la notte, il principe salutò il suo ospite e riprese il viaggio; dopo un'altra giornata di galoppo giunse dal fratello del vecchio. Questi aveva duecento anni e una barba più lunga, ma anche lui non sapeva niente della Zinzola e lo mandò da un altro fratello ancora più anziano. Anche quella notte il principe riposò e il giorno dopo si pose in cammino finchè non giunse dal terzo fratello, che aveva la voce ancora più fioca e la barba ancora più lunga e la porta ancora più arrugginita del secondo fratello.
«Ho bisogno di un'informazione. - disse il giovane Avete mai sentito nominare la Zinzola di Sette bellezze?»
«Sì, ho sentito questo nome - disse il vecchio lentamente - ma è impossibile trovarla. Nessuno è riuscito a varcare la soglia del suo cancello».
«Non preoccupatevi, io la raggiungerò anche a costo della vita».
«Bene riposatevi per stanotte - fece il vecchio - domattina vi dirò come fare per raggiungere la Zinzola».
Al mattino il principe si preparò poi andò dal vecchio per avere istruzioni.
E quello gli disse: «Fate tutto quello che vi dirò, altrimenti perderete la vita: prendete quest'olio, vi servirà per ungere i cardini del cancello con questa spugna. Se non li ungerete bene il cancello non si aprirà. Una volta superato il cancello, troverete due cani che faranno per sbranarvi, ma voi buttate queste due pagnotte di pane e loro vi lasceranno passare. Quando sarete arrivato alle scale, troverete due donne, che spazzano per terra con il petto, allora voi darete loro queste due scope e quelle vi faranno passare. Dentro al palazzo troverete una stanza e qui vedrete tre arance, prendetele e senza perdere nemmeno un attimo fuggite e... buona fortuna! >>
Detto questo, il vecchio gli mostrò la direzione da seguire e lo salutò.
Il principe si pose in cammino e dopo molto tempo giunse dinanzi ad un cancello. Prese l'olio e unse ben bene tutti i cardini e il cancello si apri, facendo gran rumore. Subito dopo passò e trovò i due cani, che si lanciarono per sbranarlo, ma lui, lesto, buttò loro il pane e quelli lo lasciarono andare. Davanti alle scale trovò le due donne, che spazzavano col petto ed egli diede loro le scope, così potè entrare nel palazzo.
Qui trovò la stanza e le tre arance; le prese e subito scappò via, come gli aveva detto il vecchio.
Ma ecco che si affacciò un orco che prese a gridare: «Donne che spazzate le scale col petto, fermatelo!»
Ma quelle risposero: «Tu ci hai fatto spazzare le scale col petto e lui ci ha dato le scope» e non lo fermarono.
E l'orco gridò: « Cani, sbranatelo!»
Risposero i cani: «Tu ci hai fatto morire di fame e lui ci ha dato il pane» ed anche quelli non lo fermarono.
Riprese l'orco: « Cancello, chiuditi, non farlo passare!»
Rispose il cancello: «Tu mi hai fatto morire di sete ed egli mi ha dato da bere» e rimase spalancato.
Il principe così riprese il suo cavallo e galoppò il più velocemente possibile verso il suo regno.
Giunto in un punto sicuro dall'orco, il principe decise di aprire un'arancia per vedere che cosa sarebbe successo.
Così fece ed ecco che dall'arancia uscì una donna, ma in miniatura, talmente bella, che il principe rimase stupito.
Ouella disse: «Ho sete!»
Riscossosi il principe rispose: «Acqua io non ho!»
«Ed io morrò!» rispose la piccola e mori.
«Oh poverina, così bella è morta!» esclamò il principe.
Subito apri la seconda arancia. Anche da questa uscì una donna in miniatura che chiese acqua e poichè nemmeno per lei ce n'era, anche questa mori.
Allora il principe, fatto più accorto, decise di giungere presso una fontana per aprire la terza arancia.
Giunto in un villaggio trovò una fontana e aprì la terza arancia; da qui venne fuori una donna piccolina come le altre, ma ancora più bella delle precedenti, che disse: «Ho sete!»
«Acqua io ti darò!» esclamò il principe.
«Ed io non morrò!» replicò quella. Egli le diede da bere ed ella diventò una bellissima giovane, che disse di chiamarsi la Zinzola di Sette Bellezze. Ella però era nuda ed il principe non poteva portarla così dai suoi genitori.
Allora le disse: «Sali su quest'albero, io vado a palazzo, prendo dei vestiti per te e poi torno».
Infatti accanto alla fontana c'era un magnifico albero pieno di foglie.
Fatta salire la ragazza, il principe si accinse a partire, ma la bella gli disse: «Quando sarai a palazzo non farti baciare da nessuno, altrimenti mi dimenticherai».
Il principe promise e partì.
Non appena fu giunto a palazzo, il principe impedì ai genitori di baciarlo ed essi restarono un po' male per questo desiderio del figlio, perchè erano troppo contenti di rivederlo. Ma il principe era stanco morto, si addormentò e la regina non seppe trattenersi dal baciarlo. Così egli dimenticò completamente la povera ragazza che lo aspettava nuda,sull'albero.
Aspetta, aspetta, giunse alla fontana presso l'albero una schiava sarracina, brutta e nera, che stava a servizio da una gran signora.
Era venuta a prendere l'acqua e mentre aspettava di riempire le giare, si guardava nell'acqua che si raccoglieva nella vasca della fontana. Ma non era la sua immagine che vedeva riflessa, bensì quella della ragazza sull'albero. Ed ella credendo che fosse la sua diceva: «Ma guarda come sono bella! La mia padrona mi dice sempre che sono brutta e nera e invece non è vero. »
Ma la ragazza sull'albero si mosse e fece rumore; la schiava si voltò, la scorse e capì di essersi ingannata.
Piena di rabbia, ma cercando di apparire dolce, le chiese cosa facesse lì tutta nuda e quella le spiegò che attendeva il suo fidanzato, che era andato al palazzo a prenderle degli abiti per poterla presentare al re suo padre.
Meravigliata e invidiosa, la schiava le disse:«Oh, ma allora dovrete pettinarvi. Se volete vi pettinerò io!»
«Volentieri!» rispose la Zinzola e scese.
Ma la schiava, invece di pettinarla, prese uno spillone e glielo conficcò nel capo. La fanciulla non morì, ma si trasformò in una meravigliosa farfalla e volò via.
La schiava allora si spogliò e salì sull'albero al posto di quella.
intanto al palazzo il principe non ricordava più nulla e già i genitori parlavano di un suo matrimonio, ma lui pareva distratto. Allora la regina gli confessò di averlo baciato mentre dormiva. Non aveva potuto resistere ed ora temeva che fosse colpa sua se era così svagato.
Di colpo il principe ricordò tutto e si precipitò all'albero della fontana, con i vestiti per la sposa.
Quando però la vide, restò assai meravigliato di trovarla così diversa da come la ricordava.
Allora il principe le chiese: «Ma come mai sei diventata così scura?»
E quella rispose: «E' tramontato il sole e ho cambiato colore! »
«Ma anche la voce non è più la stessa» replicò il principe.
«E' mutato il vento e ho cambiato parlamento».
Ormai il principe aveva promesso di sposarla, perciò la portò dal re e dalla regina e celebrò le nozze.
Per il giorno delle nozze il cuoco reale stava preparando un pranzo coi fiocchi, quando sulla finestra della cucina si posò una bellissima farfalla, che disse: «Cuoco cuoco della bella cucina, che fa il re con la schiava saracina? »
E il cuoco rispose: «Mangia, beve, dorme e fa la regina».
«Che tutto possa bruciare e tu ti possa addormentare» disse la farfalla.
E infatti così accadde: il cuoco si addormentò e il pranzo si bruciò.
Le nozze dovettero essere rinviate al giorno dopo. Ma il giorno successivo accadde la stessa cosa e il cuoco si addormentò, facendo bruciare le vivande e per poco non fu punito severamente dal re, al quale fu costretto a raccontare la incredibile storia. Quando il principe l'ebbe sentito, volle verificare di persona che i fatti si svolgessero così.
«Domani mi nasconderò in cucina per vedere con i miei occhi» disse il principe.
Difatti, l'indomani a mezzogiorno si presentò la solita farfalla che ripetè lo stesso ritornello «Cuoco cuoco della bella cucina, che fa il re con la schiava sarracina?»
«Mangia, beve, dorme e fa la regina» rispose il cuoco.
«Che tutto possa bruciare e tu ti possa addormentare».
Ma prima che quella potesse volar via il principe l'aveva già afferrata. Non appena l'ebbe toccata, questa si trasformò nella vera sposa del principe ed egli riconoscendola subito, le chiese cosa fosse accaduto.
La Zinzola di Sette Bellezze raccontò tutta la storia, come fosse stata ingannata dalla schiava sarracina e come fosse riuscita a fuggire. Il principe capì tutto e fatta venire la schiava ingannatrice la condannò a morte; fínalmente celebrò le nozze con la vera sposa e vissero felici per sempre.

Noi stiamo qua e loro stanno là.




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