All'epoca mi firmavo con il nickname di Owayodata, un personaggio dei fumetti...
Questa è l'intro alla (breve) serie che scrissi in quegli anni.
Il primo fumetto Marvel che ho letto da adolescente è stato "Raccolta Dracula n. 1" editoriale Corno (ovviamente).
Da quel giorno le storie di Marv Wolfman e Gene Colan del signore della notte mi hanno preso completamente.
Ritengo Gene Colan il migliore disegnatore che la Casa delle Idee abbia mai visto nella propria schiera (lo so... altri farebbero altri nomi... per me è lui) e, se qualcuno ha modo di apprezzarne l'operato puro, senza la presenza di colore, potrà forse condividere questa mia idea.
Marv Wolfman, d'altra parte, è stato in grado di prendere un personaggio abusato qual è Dracula e crearne il protagonista "negativo" perfetto: carismatico e forte ma in eterna lotta contro chi lo desidera distrutto.
La mia prima serie di Fan Fiction, quindi, non poteva non essere dedicata proprio a questa storica ed immortale opera!
Purtroppo non ebbi mai modo di proseguire con la lettura degli albi al di fuori della serie A.S.E. e di quella Raccolta Dracula n. 1: per questa ragione ciò che ho scritto appare molto distaccato dal reale evolversi degli eventi.
Buona lettura... e spero di riuscire a trasmettere solo un'infinitesima parte di ciò che tali storie hanno trasmesso a me.
Per i temi trattati si sconsiglia la lettura ai bambini al di sotto dei 14 anni.
Egli VIVE!
Il tempo...
... cosa è il tempo?
Un fiume che passa trascinando con se tutti i sassi che non sanno resistere alla sua forza... ma io non sono un semplice ciottolo: io sono una pietra, conficcata nel terreno da epoca remota, contro cui neanche la forza della piena torrenziale può nulla!
... cosa è il tempo?
Una strada da percorrere a senso unico, senza possibilità di fermarsi... ma io ho smesso da tempo di camminare e, fermo, osservo il resto dell'umanità dirigersi verso il proprio destino!
... cosa è il tempo?
Una misura che serve ai mortali per decidere quanto ancora possano attendersi dalla propria esistenza... ma io non sono mortale e la mia esistenza è eterna!
LONDRA
"Le strade erano ancora piene di quell'allegra aria di festa che accompagna sempre questo periodo dell'anno... e quest'anno non era come gli altri: la fine di un'era, l'inizio di un nuovo corso storico.
L'umanità si è sempre attesa grandi tragedie o grandi rivoluzioni nel passaggio da un millennio ad un altro: si festeggia... per cosa?! Per salutare i problemi che si allontanano? Per accogliere le speranze di un futuro migliore?
Ma questo nuovo millennio, francamente, non mi diceva nulla!
Chi cazzo ha deciso che da oggi tutto deve cambiare?
Nel calendario cinese il terzo millennio è stato... quando è stato? Bah... non importa... un sacco di tempo fa...
Nel calendario arabo mancano ancora più di sei secoli...
Nel calendario azteco? Ah ah ah... a loro non fotte nulla del nuovo millennio... sono stati spazzati via da tempo...
Tempo...
Grande cosa il tempo... il tempo che passa... che ti fa sentire più vecchio ogni giorno... che ti fa alzare la mattina e guardarti allo specchio dicendo: 'Merda... sto invecchiando...'
La speranza nel nuovo millennio? Ma vaff...
Che diavolo me ne fregava del nuovo millennio, quando l'unica persona su cui avevo riposto ogni sogno mi aveva mollato l'ultimo giorno del precedente?
Eh eh eh... grazie al cielo era stato inventato l'alcool... non il tempo, ma l'alcool è il mezzo giusto per lenire ogni dolore..."
Jonathan levò gli occhi dal foglio e guardò il suo strano interlocutore: la pelle color ebano risplendeva sul suo volto, mentre i suoi occhi lo squadravano attentamente, come quelli di un predatore, attento a cogliere ogni reazione; il lungo spolverino che indossava non lasciava trasparire altro che un corpo vigoroso, temprato dal tempo e non da qualche corso in palestra.
« Mister... ehm... non credo di aver capito il suo nome... » iniziò a dire.
« Per ora non ha importanza » la voce era profonda e decisa, e il tono era di chi non è abituato a ripetere le proprie parole.
Jonathan sorrise, cercando di alleviare la tensione: « Comunque sia, non capisco cosa in questo testo mi potrebbe interessare... sembrano delle semplici farneticazioni di qualche poveraccio... »
« Continui a leggere... »
Il giovane fissò il misterioso ospite e, dopo un attimo di indecisione, decise che fosse meglio proseguire la lettura, con la speranza di liberarsi presto da quell'assurda situazione.
"Cosa non può fare un ubriaco, specialmente se arrabbiato con il mondo intero, non credo che sia ancora stato definito... la mente, perdendo ogni inibizione, arriva a concepire le azioni più assurde.
Io, quella sera, ero nauseato dalla vita, dall'allegria che sembrava aver preso possesso del mondo intero... odiavo ogni uomo o donna di questo mondo... e, guidato dall'unico amico rimastomi - Jack Daniels - arrivai in un vecchio cimitero di periferia. Se non potevo sopportare i vivi, almeno i morti mi avrebbero dato ospitalità...
Effettivamente nessuno lì dentro mi diede fastidio... l'oscurità e il silenzio, in opposizione all'allegro vociare e al turbinio di colori e luci del centro, mi offriva riparo e protezione..."
Alzando nuovamente lo sguardo da quella tediosa lettura, Jonathan riuscì ad intravedere per un istante lo sguardo dell'uomo fisso sulla foto della sua famiglia incorniciata e ordinatamente sistemata sulla scrivania. Si era forse sbagliato, scorgendo una luce nostalgica in quello sguardo? Era stata una sua sensazione o...
Ma l'uomo rialzò rapidamente gli occhi verso di lui e, onde evitare discussioni, riprese la storia.
"Entro breve, però, il cimitero mi parve un vero mortorio... eh eh eh... e così iniziai a cercare qualcosa che occupasse la mia mente e lasciasse il mio corpo libero di sfogarsi...
Cominciai a saltare da una tomba all'altra, calpestando senza riguardo la terra sotto la quale qualcuno marciva lentamente... ed, entro breve, mi ritrovai nella zona delle cappelle private.
Stronzi maledetti... altro che 'Riposate in pace'... e per gente come voi che quella puttana della mia ex mi ha piantato... voi che con i vostri fottuti soldi vi potete permettere non una semplice fossa, ma un edificio a memoria di quattro ossa putrefatte...
Senza accorgermi di cosa stava accadendo, mi ritrovai ad inveire in ogni modo contro tutte quelle tombe: gli bestemmiai contro, lanciai sputi, piscia e merda su quei muri, sassi contro quelle finestre...
Maledetti voi e tutti quelli della vostra razza..."
Jonathan cambiò posizione sulla poltrona: fortunatamente non sembrava poi mancare molto al termine del manoscritto. Notò, però, con un po' di curiosità, che la calligrafia si stava facendo sempre più sottile, come se la fretta di poter concludere la narrazione fosse stata anche nell'animo dell'autore sconosciuto...
"Iniziai a tirare calci contro i cancelletti di metallo che chiudevano gli ingressi a tutte quelle cappelle, continuando ad inveire contro i morti che in esse risiedevano... fino a quando, che io sia dannato per quel momento, uno di quei cancelli non cedette...
Trovando libero accesso, decisi di entrare, per poter vedere come anche chi nella vita si crede un dio, nella morte diventi una merda al pari degli altri...
La morte... io pensavo che almeno essa fosse imparziale... ma non è così...
L'intero spazio era dedicato ad un unico sarcofago, sistemato in centro e accerchiato da centinaia di crocifissi... cazzo, quanti erano... non credo di averne mai visti così tanti in vita mia... iniziando a tirare calci per aprirmi la strada verso il sarcofago, ruppi diverse decine di quei simboli sacri...
Quando giunsi al sarcofago, mi impegnai con tutte le mie energie per estrarre i fermi e spostare la pietra che copriva la tomba: fu un lavoro lungo e faticoso, ma l'alcool e la rabbia non mi fecero avvertire la stanchezza... ormai non ragionavo più... tutto il mondo intorno non contava: eravamo solo io e quel cadavere... io e quel fottutissimo morto... volevo vederlo, sputargli addosso, profanare quel luogo...
Mi ferii alle mani e il sangue iniziò a macchiare la pietra... ma io non volevo cedere... dovevo assolutamente compiere la mia assurda vendetta..."
Jonathan si era finalmente interessato al testo: ciò che sembrava un racconto banale, stava diventando qualcosa di speciale.
"Alla fine la pietra cedette e con un improvviso scatto scivolò di lato, lasciando scoperchiato il sepolcro. Una piccola nuvola di polvere si alzò e io mi feci per non tossire...
Con gioia mi avvicinai al bordo del sarcofago e, sfruttando la poca luce lunare che entrava da fuori, cercai di guardare all'interno: niente bara!
Maledizione... non c'era bara... niente bara, niente corpo... e tutta quella fatica per nulla...
Altre decine di crocifissi occupavano tutto l'interno del sepolcro, quasi sommergendo una piccola urna funeraria... dannato figlio di puttana: si era fatto cremare...
Con rabbia estrassi il contenitore dal sarcofago e lo portai fuori dalla cappella: ormai quel luogo mi era diventato insopportabile per tutti gli sforzi inutilmente sprecati....
Gridando di rabbia come un pazzo mi gettai per la strada, maledicendo nuovamente tutto il mondo, sia dei vivi, sia dei morti, perché né dall'uno né dall'altro riuscivo ad ottenere soddisfazione. Come spesso succede, iniziai a piangere, ricordando tutti i momenti peggiori di quei giorni. Traballando, mi sorreggevo contro i muri, mentre senza accorgermi di nulla continuavo a trasportare con me quell'urna maledetta. Solo dopo non so quanto tempo iniziai ad avvertire il dolore delle mani ferite, in cui il sangue si mescolava alla polvere e alla sporcizia...
Con ira gettai il contenitore a terra, sporco di sangue, ed esso non si ruppe, scatenando ancora una volta la rabbia cieca... lo ripresi e iniziai a picchiarlo contro i muri, contro i sassi, per terra... doveva aprirsi, quel fottuto vasetto... dovevo spargere nella merda quelle ceneri... dovevo concludere quello che avevo iniziato.
Non mi accorsi di cosa successe... vidi solo che improvvisamente una nuvola iniziò ad uscire dall'urna, mentre una risata infernale riempiva l'aria... un turbinio di polvere e sangue, il mio sangue, si creò davanti ai miei occhi... le ceneri, lasciando l'urna, sembravano ricostruire il corpo davanti a me: lo scheletro, gli organi, i muscoli, la pelle...
Dio mio... che cosa ho fatto?
Iniziai a scappare... correndo all'impazzata: l'effetto del Daniels era stato azzerato dalla paura, la paura allo stato puro...
Sentivo su di me uno sguardo malvagio... uno sguardo che stava decidendo il mio destino... mentre quella risata maledetta riempiva l'aria..."
Jonathan guardò il suo interlocutore, senza parlare.
"Sono ormai due giorni che sto viaggiando... ho speso fino al mio ultimo centesimo per mettere più strada possibile tra me e quell'orrore... ma lo sento ancora... sento che mi sta seguendo... che attende il momento giusto...
Scrivo queste poche righe confuse nella speranza che chiunque le leggerà non pensi a dei vaneggiamenti di un ubriaco, ma trovi il modo di salvare la propria anima... forse la mia è già perduta..."
Il manoscritto era terminato. Il giovane, stupito, alzò lo sguardo verso il proprio ospite e, dopo qualche istante, trovò nuovamente la parola: « Beh... mister... non so chi sia, ma questo racconto vale qualcosa! »
« Forse lei non capisce... »
« No... aspetti... » si sistemò bene sulla propria poltrona, assumendo un'aria professionale « E' vero... all'inizio è un po' banale, ma il clima che si crea dopo, con questa sfumatura imprecisa del pericolo e una ambientazione contemporanea, crea qualcosa di veramente interessante... direi che ci baster... »
« Silenzio! » tuonò l'uomo, fissando Jonathan con uno sguardo che non ammetteva repliche « Questo non è un racconto. Era nelle tasche di un cadavere, morto per completo dissanguamento, che due giorni fa è stato condotto all'obitorio! »
Jonathan restò impressionato dal tono serio del proprio interlocutore, credendo per un istante che stesse parlando sul serio: « Senta... questa idea è buona... anche quella del cadavere ritrovato... potremmo aggiungerla come postfazione... »
L'uomo, con uno scatto felino, raccolse la cornice dal tavolo e la piantò a pochi centimetri dal volto del giovane editore « Loro... loro saprebbero esattamente di cosa sto parlando! Ma sono morti prima di poterti istruire adeguatamente... loro sono morti ed tu sei cresciuto con una mente legata alla razionalità della vita... » il tono era severo, ma con una nota di dispiacere nella voce « Io non sarei mai entrato nella tua esistenza se LUI non fosse ritornato: purtroppo non conoscevo il luogo dove i tuoi genitori lo avevano sepolto e non ho potuto fare nulla per evitare questo. Ora lui ti cercherà... ti cercherà per avere la sua vendetta... e tu puoi restare qui, seduto nel tuo bell'ufficio da editore di racconti horror o venire con me ed apprendere ciò che ti occorre per combattere la maledizione della tua famiglia da tre generazioni... »
Jonathan non riusciva a capire nulla di cosa stava dicendo quell'individuo, ma di certo non doveva essere completamente sano di mente: « Mi scusi... ma io non la conosco... non l'ho mai vista in vita mia e lei spunta all'improvviso con un racconto di serie B, degli accenni al mio passato e una minaccia per il mio futuro... Ma chi diavolo crede di essere? »
« Io so chi sono... ma tu no! » disse, raddrizzando la schiena e fissando con guardo severo il giovane « Jonathan... tua madre, Rachele Van Helsing era la nipote di Abraham Van Helsing... lui e la sua famiglia vennero sterminati... e solo tua madre si salvò grazie all'intervento di Quincy Harker... » l'indice indicò un uomo su una sedia a rotelle, riguardo alla cui identità Jonathan si era sempre interrogato « Tuo padre, Frank Drake, aveva origini baltiche... i suoi antenati avevano modificato il proprio cognome trasferendosi negli Stati Uniti... Drake, infatti, è l'americanizzazione di Dracula... »
Jonathan fissò l'uomo con occhi spalancati: era difficile dar credito a tale storia, ma la voce di quell'individuo non era quella di chi mente... era la voce di chi ha visto l'Inferno ed è sopravvissuto per raccontarlo... « Cosa sta cercando di dirmi? »
« Tu sei l'ultimo discendente del signore dei vampiri... di Dracula... nonché l'ultimo discendente della famiglia che da sempre si è opposta a lui... »
« Non posso credere a quello che sta dicendo... Dracula non esiste... è solo un personaggio inventato da Bram Stoker... »
« Purtroppo per te, ragazzo, Dracula esiste... ed è ritornato dall'Inferno per riprendere la sua crociata... egli VIVE!»
« Ma chi è lei? »
« Sono l'unica speranza che hai per salvare la tua anima e il tuo futuro: puoi chiamarmi... Blade! »
Eredità maledette - parte prima -
Morire... addormentarsi: nulla più.
E con un sonno dirsi di por fine
alle doglie del cuore e ai mille mali
che da natura eredita la carne.
Questa è la conclusione
che dovremmo augurarci a mani giunte.
GUILDFORD
Quanto tempo sarà passato?
I ricordi sono ancora confusi in me: solo vaghe forme appena stilizzate su un grande foglio macchiato... mi ricordo di quando guidavo le mie truppe contro il nemico turco... ma è passato tanto tempo da allora... da quando il sangue scorreva vivo nelle mie vene, da quando ero mortale... Ero il signore incontrastato di Transylvania... poi... poi... venni ferito a morte... nessuno poteva salvarmi: solo una speranza... una vecchia strega...!
Quella vecchia!
Lei conosceva il segreto della vita... la vita oltre la morte...
... divenni vampiro!
Ritornato al mio castello uccisi i miei nemici e chiunque osasse mettere in discussione il mio potere... nessuno venne iniziato alla vita eterna... se un vampiro sgozza un mortale non gli offre il "dono"... e molti miei nemici furono squartati, sgozzati, impalati....
Ma il tempo passava... il tempo passava e io restavo sempre... immortale... incontrastato e incontrastabile... il mio spirito è quello di un condottiero, e non potevo restare fermo a vedere il mondo in mutamento davanti ai miei occhi, mentre il mio nome a poco a poco cadeva nel mito... io sono nato per dominare sugli uomini e sono rinato vampiro per dominare sul mondo!... iniziai la mia crociata... la mia nera crociata... tutti si sarebbero inchinati davanti a me: Dracula... il signore dei vampiri!
Altri nemici comparvero, per ostacolare i miei piani...
Abraham Val Helsing fu il più tenace... mi uccise una volta, ma io ritornai dall'Inferno e sterminai lui e tutta la sua famiglia... che gioia fu per me tale momento...
Ma...
... ora mi inizio a ricordare... un bambina... una bambina, l'ultima discendente dei Van Helsing riuscì a salvarsi grazie a quel dannato Harker... figlio di suo padre... lui riuscì a strappare la piccola Rachele alle mani della vendetta... e lei... lei crebbe...
Nella mia mente sta iniziando a tornare l'ordine...
L'ordine... e il desiderio di vendetta...
LONDRA
L'uomo chiamato Blade guardò il giovane Drake: assomigliava parecchio al padre ma nei suoi occhi rivedeva la luce conosciuta nello sguardo della madre... quegli occhi, però, lo fissavano senza nessun segnale di comprensione... stupore, misto a timore e incredulità si potevano leggere chiaramente su quel volto.
« Ragazzo... so che può essere difficile da credere, ma questa è la verità » disse, senza distogliere lo sguardo « Oltre al mondo che conosci tu esiste una realtà completamente diversa... una realtà oscura, in cui demoni come i vampiri esistono e prosperano! »
Jonathan mise a fuoco il volto dell'uomo: quanti anni poteva avere? Il suo aspetto era energico, vitale, forte e temprato... vissuto sì, ma non vecchio... ma quelle parole lo facevano apparire come chi da troppo tempo cammina su questo mondo e che ormai, scoperto ogni orrore della vita, non può più emozionarsi per nulla...
« Tuo padre conobbe tua madre in un momento tragico della sua esistenza... aveva dovuto uccidere la donna che amava, risorta sotto il segno di Dracula... il suo unico amico, Clifton Graves, aveva appena riportato in vita, involontariamente, il signore dei non-morti e ne aveva anche pagate le conseguenze... »
Jonathan seguiva quelle parole attentamente: la sua mente razionale rifiutava di dare credito a quel racconto, ma il suo cuore capiva che, per quanto assurdo, era tutto vero...
« Non sopportando il peso dell'orrore in cui si era ritrovato, stava per suicidarsi, gettandosi da un ponte proprio in questa città: Londra... ma tua madre intervenne in tempo e gli offrì una nuova via, la via della vendetta... »
Mentre le parole scorrevano, lo sguardo del giovane si posò sulla foto di famiglia... suo padre: un volto severo, felice in quel momento, ma pieno di tristi memorie... un volto marmoreo, quasi non più abituato a sorridere... ma nei suoi occhi, accanto ad una grande malinconia, splendeva lucente un immenso amore...
« Tua madre, Rachele, era uno dei vertici di una grande organizzazione segreta, fondata da Quincy Harker per liberare il mondo dalla piaga del vampirismo... aveva visto la propria famiglia dilaniata da Dracula e, tale ricordo, aveva segnato il suo destino, votato alla distruzione di Dracula e di tutta la sua stirpe... »
Sua madre... appariva così dolce, così buona... ma anche forte e decisa... una cicatrice le segnava il volto, ma non sembrava una ragione di vergogna... anzi, quasi un amaro ricordo, di quelli che non si vogliono scordare per evitare di ripetere certi errori in futuro...
« Insieme iniziarono a condurre una guerra segreta contro il signore dei vampiri... una guerra priva di regole e di onore... una guerra dove vincere significa sopravvivere per poter combattere un nuovo giorno... »
I suoi genitori erano morti quando lui aveva tredici anni: la versione ufficiale era stata un incidente automobilistico, ma ora Jonathan iniziava a sospettare che tutto ciò in cui aveva sempre creduto non fosse vero... Un cospicuo patrimonio di famiglia gli aveva permesso di studiare fino ad una laurea in Lettere, per poi dedicarsi alla scrittura ed aprire una piccola casa editrice, specializzata principalmente in romanzi dell'orrore.
« Io li conobbi allora... ero parte di quell'organizzazione, ma poi mi separai pur mantenendo sempre i contatti... »
Quando quell'uomo era arrivato con quel manoscritto pensava che potesse essere il solito scrittore dilettante in cerca di un punto di lancio: ma la realtà supera talvolta l'immaginazione...
« Loro erano cacciatori di vampiri... ed ora che Dracula è tornato, tu dovrai assumerti questa parte di eredità! » concluse Blade « Io sono cui per guidarti... per offrirti quell'istruzione e quell'addestramento che essi non hanno potuto darti... per darti una possibilità contro Dracula! »
GUILDFORD
Il sole... il sole sta tramontando... dopo secoli di non-vita diventa istintivo sapere quando la notte sorge, quando il mondo si trasforma nel mio dominio...
Per tutto il giorno ho riposato in un rifugio predisposto molti anni fa: è incredibile che gli uomini di Harker non lo abbiano individuato durante la mia "assenza"... ma non è la sola cosa strana: come è possibile che quell'uomo, l'uomo che mi ha fatto risorgere offrendomi il proprio sangue, sia entrato in possesso delle mie ceneri?... che sia trascorso così tanto tempo dall'ultima volta che il signore dei vampiri ha camminato su questo mondo, tanto che anche la memoria delle sue azioni è andata dimenticata?...
Ricordi confusi... non riesco ancora a mettere a fuoco gli eventi accaduti prima della mia morte...
Il sole è ormai scomparso e la notte è la mia amante preferita... mortali, se mi avete dimenticato, presto tornerete a tremare sentendo il mio nome: Dracula!...
Sete... la sete di sangue... il bisogno di ripristinare la propria energia vitale... non è certo che Harker e i suoi siano morti... devo stare attento a non attirare eccessivamente l'attenzione: sono ancora troppo debole per poterli affrontare...
LONDRA
Blade si alzò di scatto: Jonathan doveva avere una prova... doveva vedere per credere... altrimenti non sarebbe mai riuscito ad accettare il suo destino...
« Vieni, ragazzo... » disse con tono fermo « Voglio mostrarti la conferma di ciò che ho detto... »
Jonathan, quasi senza pensare, si alzò e lo seguì fino alla porta.
Poi, fermandosi di scatto, disse: « Dove diavolo mi vuole portare? »
« Ad osservare il volto della morte... » sorrise ironico l'uomo « Non sei curioso di avere delle prove sull'esistenza dei vampiri? »
Il giovane lo guardò alzando un sopracciglio: cosa stata pensando di mostrargli?
« Avevo previsto questa tua reazione e mi sono premunito... » concluse dirigendosi verso l'ingresso, senza aspettare che avesse la possibilità di replicare.
Jonathan si girò nuovamente verso la scrivania: quel manoscritto... quella storia assurda... i suoi genitori... i vampiri... Dracula... ma che diavolo stava succedendo? Improvvisamente il mondo aveva forse preso a girare in senso contrario? Blade, se quello era il suo nome, gli aveva prova: cosa poteva avere in mente? Era affascinato da quella strana figura... sembrava un personaggio uscito da qualcuno dei libri che pubblicava... ma quella storia era pazzesca... sarebbe stato come dire che le opere di Kim Newman o Paul Wilson potrebbero essere solo previsioni di un terribile futuro... chissà poi cosa avrebbe pensato il suo amico Brian Stableford? Un sorriso comparve sul volto di Jonathan al pensiero dell'espressione stupita di Brian nello scoprire che i protagonisti delle sue opere esistono... Cosa aveva da perdere, dopotutto?... Dannazione... si vive una sola volta, in fondo...
Prendendo in fretta la giacca, corse dietro a Blade.
GUILDFORD
Sangue... dolce nettare vitale...
Chi può essere una degna vittima del signore dei vampiri?
Eccola... il destino mi assiste... giovane, bella, piena di vita, calda di sangue... e sola! Come può una simile creatura girare sola nella notte? Forse gli uomini sono divenuti insensibili ad una sì dolce presenza?
Mia gentile dama, stai per essere iniziata ad una vita in cui la notte diventerà la tua migliore amica, l'oscurità la tua luce e la luce la tua morte... stai per essere iniziata ad una nuova esistenza, dove non esisteranno più regole, non ci sarà più bene o male, vita o morte... il dono che ti offro ti permetterà di mostrare intatta la tua beltà fra secoli... mia gentile dama, tra poco incontrerai il tuo destino...
Roxanne Brown stava ritornando a casa. Era stata certamente una giornata da dimenticare: all'inizio di gennaio, chiusa per quattordici ore in un ufficio a sistemare numeri in un database... mentre il resto del mondo era ancora in vacanza, lei era già ritornata al lavoro, dovendosi fermare anche per gli straordinari: dopotutto quei soldi in più le facevano comodo... l'università le continuava a prosciugare ogni centesimo e di certo non voleva intraprendere la "facile" strada scelta da molte sue compagne: grande paese il Regno Unito, con il più alto numero percentuale di prostituzione fra le studentesse... complimenti al progresso! Il freddo gelido le stava torturando le ossa: accelerò il passo pensando ad una buona cioccolata calda e a Mickey, il suo micio nero, che di certo si sarebbe lamentato per il ritardo.
Ma quella sera, in quella strada, Roxanne Brown non era sola.
Due uomini, qualche decina di metri più indietro, la stavano studiando attentamente da un paio di isolati. Sarà stato per il troppo alcool, sarà stata l'eccitazione generale che sembra colpire molti all'inizio del nuovo anno: i due compari stavano pianificando di fare un regalo all'ignara ragazza...
Ad un certo punto, in cui l'oscurità nella strada sembrava essere aumentata, anche grazie alla complicità di alcuni lampioni rotti, uno dei due gridò: « Ehy... buonasera... ti sei forse persa? »
Cosa succede?
Perché la mia preda ha iniziato a gridare e a correre? Ah... ecco... due stolti, spinti da primordiali istinti sessuali... forse, in un'altra notte, i loro volgari desideri avrebbero potuto trovare appagazione in tale dolce fiore: ma questa notte è la mia notte... la notte di Dracula!
Vili creature... il vostro destino è stato segnato nel momento stesso in cui avete posato gli occhi su quella donna: lei è ormai consacrata a me e nulla potrà impedirmi di avere la sua anima... Vi credete forti nel vostro stato fisico: adesso conoscerete il vero potere!
Roxanne, pur continuando a urlare e correre, era stata presto raggiunta dai suoi inseguitori e, sfortuna vuole, era finita involontariamente in un vicolo cieco... se non fosse stata la sua vita, quella in gioco, avrebbe pensato ad un pessimo cliché da B-Movie. Purtroppo, però, il fato può riservare sorprese peggiori...
I due predatori, ignari di essere divenuti prede, si erano avvicinati lentamente: uno alto, biondo, con la classica espressione di chi è abituato ad avere tutto ciò che vuole... l'altro un po' più basso, ma robusto, scolpito nel fisico che si riusciva ad intuire anche attraverso i pesanti abiti. La corsa li aveva leggermente affaticati, ma il pensiero di ciò che li attendeva, li rendeva energici e decisi.
« Lasciatemi stare... » gridò, quasi implorando con le lacrime agli occhi, la ragazza.
« Dai... non fare così... ti potresti anche divertire... »
« Sì... cosa c'è di meglio di una serata tra amici? »
Una voce, bassa e potente, tuonò nell'aria: « Forse... la morte! »
I due si voltarono: un uomo, alto, magro, pallido in volto, vestito con vecchi abiti ed un lungo mantello li stava osservando, con uno sguardo sicuro e sprezzante.
« Che cazzo vuoi? »
Ma l'uomo non disse altro: con un movimento rapido come il vento si portò di fronte alle due prede, fissandole intensamente con uno sguardo magnetico.
« Non meritate oltre la mia attenzione... andate e sfogate tutta la vostra forza su voi stessi! Il nuovo giorno dovrà vedere le vostre ossa risplendere sotto il sole... »
Morire... dormire, e poi sognare, forse...
Già, ma qui si dismaga l'intelletto:
perché dentro quel sonno della morte
quali sogni ci possono venire,
quando ci fossimo scrollati via
da questo nostro fastidioso involucro?
Il brano in corsivo è tratto da "Amleto" di William Shakespeare
Eredità maledette - parte seconda -
Aspetto qui ai confini del sogno,
avvolto nelle ombre. L'aria buia sa di notte,
così fredda e rigida, e aspetto il mio amore.
La luna ha sbiancato la sua lapide.
Lei verrà e allora ci aggireremo in questo sciocco mondo
tornati alle tenebre e al richiamo del sangue.
E' un gioco solitario, la ricerca del sangue,
ma un corpo giovane ha il diritto di sognare
e io non vi rinuncerei per nulla al mondo.
La luna ha sbiancato l'oscurità della notte.
Resto nell'ombra a fissare la sua lapide:
Risorgi, mio amore... Oh! Risorgi?
Ti ho sognata mentre dormivo e l'amore
mi è più caro della vita... del sangue stesso!
Il sole mi ha cercato nelle profondità della tomba,
più morto di un cadavere eppure sognante;
poi mi sono svegliato ai vapori della notte
e il tramonto mi ha spinto ad uscire nel mondo.
LONDRA
« Diavolo dannato... » sussurrò con voce strozzata Jonathan Drake.
« Puoi dirlo, ragazzo! » confermo Blade, mentre con noncuranza piantava il picchetto nel cuore del vampiro, mettendo fine alla sua non-esistenza.
Erano da poco passate le ventitré quando due figure solitarie vagavano nelle strade nebbiose di Londra. Anche nel nuovo millennio, una città come la capitale britannica, resta sempre avvolta in un certo "manto spettrale"... al giovane Drake ricordava molto l'ambientazione adottata da Les Daniels in "Nebbia gialla": ottimo racconto... peccato che non era stato lui a pubblicarlo!
Il freddo di gennaio si faceva sentire e mentre l'uomo chiamato Blade camminava sicuro e silenzioso come un'ombra nella notte, l'ultimo erede dei Van Helsing restava a stento al suo fianco, battendo rumorosamente i piedi per terra nel vano tentativo di riscaldarli.
« Posso sapere dove mi sta portando? » chiese ad alta voce, ad un certo punto, iniziando a stancarsi « Qua fuori c'è un fottutissimo freddo e stiamo attraversando mezza città a piedi! »
« La notte è il loro regno... la sorpresa è la chiave della nostra vittoria... Non sopravviverai a lungo se renderai sempre così nota la tua presenza! »
"Ma questo quanto è sciroccato da uno a dieci? Forse undici..." pensò Jonathan, alzando lievemente un sopracciglio "Ed io che lo seguo? Mmmm... probabilmente venti!"
Cercando di ridurre il rumore delle scarpe sull'asfalto, riprese con tono più moderato: « Mr. Blade... non può pretendere di farmi girare alle undici di notte a "caccia di vampiri" senza spiegarmi nulla... non le pare? »
Senza neanche voltarsi a guardarlo, l'uomo rispose con tono secco: « Ti sto per offrire un vampiro... ed ora taci! »
A stento Jonathan trattenne l'istinto di replicare, contando diverse volte fino a dieci e maledicendo chi ha messo in giro la voce che tale metodo calma la rabbia. Per tutti i diavoli dell'Inferno: ma chi pensava di poter essere quell'uomo per parlargli come se fosse un bambino?
Cercando di sbollire la rabbia, riconobbe l'edificio verso cui si stava dirigendo convinto Blade... meraviglioso! Proprio l'atmosfera adatta per una caccia al vampiro... se quel tizio era fuso, certamente manteneva una certa coerenza di pensiero!
Vedere quel palazzo quasi a mezzanotte, immerso nella nebbia, non era certo rassicurante... anzi... ogni istante che passava comprendeva il perché spesso Londra era usata come capitale dei vampiri nella narrativa mondiale: e dire che era vissuto per in quella città per venticinque lunghi anni...
Con aria interrogativa cercò lo sguardo della sua guida, che non si voltò e si diresse a passo sicuro verso il retro dell'obitorio.
Arrivati davanti ad una finestrella che dava nel seminterrato, Blade rivolse uno sguardo glaciale verso il suo giovane protetto e portandosi un dito davanti alla bocca impose con autorità il silenzio, bloccando le decine di domande che stavano per uscire dalla bocca di Jonathan. Con un colpo secco e relativamente silenzioso, ruppe la serratura che bloccava la finestra e si lasciò scivolare nell'oscurità dell'edificio.
"Merda... e questo vuole che lo segua lì dentro?" pensò il giovane Drake, colto improvvisamente dall'atavica e umana paura per la morte "Non è che abbia paura..." si mentì inutilmente "... ma perché dovrei andare là dentro? E se quel tizio fosse una specie di psicopatico serial killer?"
Ripensò alla storia che aveva letto e a ciò che gli era stato rivelato riguardo ai genitori: possibile che fosse tutto vero? Che un vampiro... non un vampiro qualsiasi, anzi... il signore dei vampiri, Dracula, sia reale e possa cercalo per ucciderlo?!
Era tutto così stramaledettamente assurdo, ma dentro di se non poteva escludere a priori il pericolo rappresentato da un essere demoniaco in cerca della sua testa!
"Cazzo, Jon... che diavolo vuoi che ti succeda? Non sarà più pericoloso di restare solo per questi vicoli in piena notte!" cercò di calmarsi "Dopotutto i morti non possono farti del mal..." ma il pensiero non si concluse: loro erano lì proprio per dimostrare il contrario!
Sapendo che a continuare in quel modo non avrebbe concluso nulla, il giovane si infilò nel pertugio, lasciandosi cadere nell'oscurità dell'obitorio di Londra.
GUILDFORD
Ah... nessuna sensazione può essere paragonata all'inebriante sapore dolce del sangue caldo di una giovane donna. Solo un lieve grido si era levato, per pochi istanti, dalla mia fragile vittima... per poi cedere all'abbraccio della morte sotto l'effetto del mio "bacio". La mia gola, bagnata da quel nettare di vita, è quasi impazzita di gioia, mentre le mie membra fremevano rivitalizzate.
Ora essa giace al sicuro da sguardi e profanazioni mortali, in attesa del risveglio a nuova vita...
Grazie a questo nuovo sangue la mia memoria sta lentamente riaffiorando...
Ora riesco a ricordare chiaramente due volti accanto a quello di Harker: Rachele, nipote del maledetto Van Helsing, la bambina che il vecchio paralitico aveva salvato dalla mia ira e cresciuta nel desiderio di vendetta... e Frank, Frank Drake, il mio indegno discendente, che oltre a rifiutare la mia eredità e il posto che gli avevo offerto accanto a me, si era ribellato, schierandosi dalla parte dei miei nemici e cercando la mia distruzione...
Quei due volti sono stati perennemente presenti nella mia ultima vita!
Sempre pronti per cogliermi impreparato, aspettando un momento di debolezza per distruggermi!
Ricordo ancora di quando erano riusciti a raggiungere il loro scopo... dovendomi poi riportare in vita per combattere contro una minaccia peggiore di me: il dottor Sun! La mia memoria è ancora offuscata e non rimembro con esattezza che fine possa aver avuto quel cervello pazzo... ci certo è stato un avversario temibile, fin dal nostro primo incontro. Ma una cosa renderà sempre diverso me da quell'essere: anche se sono morto più volte, io vivo! Io cammino ancora su questa terra... pronto a riprendere nuovamente la mia crociata si sangue...
Harker... Rachele... Frank... Sun... che fine avranno fatto tutti?
Che siano morti?
Che mi sia negato il piacere di piegarli alla mia volontà?
LONDRA
Blade proseguì silenzioso, accendendo una piccola torcia per illuminare la via nel buio dei corridoi dell'obitorio, anche se sembrò che lo facesse soprattutto a vantaggio del giovane, come se a lui non servisse affatto.
Jonathan gli restò incollato alle spalle come carta moschicida, iniziando a provare una stranissima sensazione all'altezza del basso torace: paura, ansia o eccitazione?
Nell'oscurità interrotta solo dal piccolo fascio di luce, le ombre danzavano incerte, riflettendosi su ogni oggetto di metallo e dando vita ad assurde e spettrali figure. Di certo quell'atmosfera non era accogliente né rassicurante... ed il pensiero di essere in un obitorio non aiutava l'animo del giovane: dopotutto era un editore, specializzato nel ramo dell'orrore, e le storie raccapriccianti erano il suo pane quotidiano.... il pensiero di poter essere finito all'interno di una delle storie che pubblicava lo terrorizzava: oltretutto, in una storia horror, il lieto fine non è assicurato!
Blade, simile ad un felino, una gigantesca pantera umana, si muoveva leggero come un fantasma, facendosi strada verso la sala delle celle frigorifere: quando Jonathan si accorse del luogo dove era giunto, cercò di farsi coraggio... qualsiasi cosa doveva succedere, sarebbe presto avvenuta e, poi, lui sarebbe stato libero di tornare a casa! Solo quello era il suo pensiero: tornare a casa... vivo...
E pensare che Katie lo aveva invitato ad un tetè-a-tetè e lui aveva rifiutato per sbrigare del lavoro arretrato: la giovane donna quasi non aveva creduto alla sua risposta, non riusciva a concepire che un essere di sesso maschile potesse dirle di no... e francamente Jonathan non poteva darle torto: nessun maschio sano di mente avrebbe preferito trascorrere una notte in un obitorio piuttosto che a casa di una rossa ventenne con fisico da modella e idee piccanti in testa! L'ultima volta che lei lo aveva invitato a casa propria, tre settimane prima, avevano incominciato con il gioco del tequila-sale-limone ed avevano finito completamente ubriachi, risvegliandosi il pomeriggio successivo nudi nell'idromassaggio: non si ricordava molto di quanto era accaduto, ma di certo era stato soddisfacente per entrambi...
"Spirito d'avventura?... Tsk..." sentenziò mentalmente, insultandosi per quello che stava facendo.
Improvvisamente, mentre Jonathan ripassava le curve del corpo di Katie per non pensare a dove era finito, Blade gli si bloccò davanti, e lui, per poco, non gli finì addosso.
Uno sguardo secco da parte del cacciatore impose il silenzio e con un gesto rapido estrasse un lungo arnese in legno: un punteruolo!
Jonathan arretrò leggermente, intuendo quello che stava per accadere... era un cliché: Blade avrebbe aperto una delle celle frigorifere da cui un non-morto assetato di sangue sarebbe sbucato fuori e definitivamente distrutto da quel picchetto.
In effetti, come il giovane Drake aveva pensato, il cacciatore allungò la mano destra verso la maniglia di una delle celle frigorifere, mentre con l'altra teneva il picchetto... abbassato?! A Jonathan la cosa non quadrava: in ogni racconto classico l'arma deve essere tenuta alta, pronta per colpire: perché, invece, Blade non sembrava importarsi di tale particolare?
Mentre, dopo un attimo di resistenza, lo sportello cedette e il piano metallico iniziò a scivolare lungo i rulli su cui era adagiato, Jonathan Drake si ritrovò con il fiato mozzato e gli occhi spalancati, in attesa dell'evento che avrebbe mutato la sua visione del mondo.
In attesa...
In attesa...
Il piano di metallo lucido venne estratto per metà, mentre una sagoma rigida si denotava sopra di esso: un cadavere... morto!
« Ma cosa...? » non poté fare a meno di esclamare « Che scherzo è questo, mister? »
Era terrorizzato dall'idea di vedere un morto vivente, ma il pensiero di aver passato quel quarto d'ora di terrore per nulla lo lasciava amareggiato.
« Sei un pivello, ragazzo... » sussurrò sorridendo Blade « Su... avvicinati e guarda... »
Vedere un cadavere congelato nella semioscurità creata da una piccola torcia elettrica non era di certo un'attrattiva, ma Jonathan decise di avvicinarsi.
« Guarda... »
Il dito del cacciatore indicava due piccoli fori alla base del collo del cadavere. Un uomo, sulla trentina, bianco, con capelli in parte brizzolati prematuramente e una rasatura vecchia di alcuni giorni... nulla in lui faceva pensare ad un terribile vampiro.
« Ti presento l'autore delle pagine che hai letto... o, meglio, ciò che resta di lui dopo l'incontro con il tuo avo! »
« Cosa? Non diciamo fesserie... questo cadavere è più inanimato di un sasso! » ormai la paura era scomparsa, lasciando spazio ad una certa spavalderia gratuita.
« Ragazzo... hai ancora tante cose da imparare... » aggiunse Blade, spingendo con una mano il giovane dietro di se « Sai quanti giorni ci voglio perché il processo di vampirizzazione si completi? »
Jonathan richiamò facilmente a se simili nozioni: « Dipende dall'autore... gli scrittori moderni tendono a velocizzare tale processo anche a pochi minuti, specie nella speranza di trarne un film in cui i tempi "morti", scusa il gioco di parole, sono da evitare. I vecchi autori, invece, restavano in un tempo variabile da due a quattro giorni... »
« Tre! » concluse il cacciatore « Tre sono i giorni necessari per completare la rinascita alla non-vita... e lo sai da quanti giorni è morto il nostro amico? »
Improvvisamente il sangue del giovane si bloccò nelle vene, mentre la paura iniziava a farsi nuovamente strada nella sua mente: se tutte quelle erano fandonie, di certo Blade era un ottimo attore...
« Tre! »
Con un fremito, il corpo morto sembrò quasi rispondere all'affermazione del cacciatore, mentre le palpebre si aprivano lentamente. Prima che il ragazzo potesse pensare a qualsiasi cosa, la mano del cadavere era già scattata rapida verso il collo del cacciatore, mentre una bocca spalancata mostrava lunghe zanne al posto dei canini.
« Diavolo dannato... » sussurrò con voce strozzata Jonathan Drake.
« Puoi dirlo, ragazzo! » confermo Blade, mentre con non curanza piantava il picchetto nel cuore del vampiro, mettendo fine alla sua non-esistenza.
Da secoli vago solitario nel mondo
dispensando un sembiante dell'amore...
un bacio rubato, poi di nuovo nella notte
pago della vita e del sangue,
E al mattino sono soltanto un sogno
un corpo freddo che gela sotto una pietra.
Ti ho detto che non avrei fatto del male. Sono fatto di pietra,
per lasciarti in pasto al tempo e al mondo?
Ti ho offerto una verità al di là dei tuoi sogni
mentre tu potevi offrirmi solo il tuo amore.
Ti ho detto che andava tutto bene, e che il sangue
ha un sapore più dolciastro sulle ali della notte.
A volte i miei amori si alzano e camminano nella notte...
A volte giacciono per sempre sotto un pietra
senza mai conoscere i piaceri del letto e del sangue,
o la dolcezza di una passeggiata tra le ombre del mondo;
e marciscono, invece, in mezzo ai vermi. Oh! Amore mio,
sussurravano che eri risorta, nel mio sogno.
Ti ho aspettata tutta la notte vicino alla tua tomba
ma tu non vuoi lasciare il tuo sogno per cercare il sangue.
Buonanotte, amore mio. Ti avevo offerto il mondo.
Il brano in corsivo è "La sestina del Vampiro" scritta da Neil Gaiman
Eredità maledette - parte terza -
I'm a vampire, babe,
suckin' blood
from the earth
I'm a vampire, baby,
suckin' blood
from the earth.
Well, I'm a vampire, babe,
sell you
twenty barrels worth.
I'm a black bat, babe,
bangin' on
your window pane
I'm a black bat, baby,
bangin' on
your window pane.
Well, I'm a black bat, babe,
I need my high octane.
LONDRA
« Forza, ragazzo... non è niente... » disse, con intento forse consolatorio, Blade.
« Cosa?! » rispose Jonathan Drake « Ho appena visto il pet... » ma la frase non venne terminata, mentre un nuovo conato di vomito ricoprì il marciapiede.
Blade non si scompose e porse al giovane un fazzoletto: « Per essere un editore di romanzi horror, hai lo stomaco debole... »
Il tono ironico era ben chiaro.
« Ho appena visto il petto di un uomo... » cercò di ripetere pulendosi con il fazzoletto « ... squarciato da un punteruolo di legno... e tu... » continuò alzando lo sguardo verso gli occhi gelidi dell'uccisore di vampiri « ... tu mi dici che "non è niente"? »
Blade lasciò il ragazzo libero di sfogarsi e poi disse con voce dura: « Che tu lo voglia o no, Jonathan Dracula, questa è la tua eredità e il tuo retaggio... e, ora che Vlad è tornato alla vita, hai solo due possibilità... »
Al giovane gelò il sangue nelle vene: ormai era chiaro dove Blade voleva arrivare... specialmente dopo l'uso del suo cognome nella forma originale.
« O riprendi la vita che hai sempre vissuto... dimenticando ciò che hai visto e sentito questa sera... »
"Mmmm... alternativa interessante... ora arriverà di certo un 'ma'..."
« Ma Dracula ti troverà e la non-morte potrebbe essere il destino meno doloroso per te... »
"O..." continuò a pensare in silenzio, ragionando sull'assurdità di ciò che stava accadendo.
« O puoi scegliere la via di tuo padre e di tua madre... combattere contro Dracula... contro i vampiri... e contro il tuo destino! »
GUILDFORD
Vita... Morte...
Concetti così simili...
Perché si teme la morte? Perché anela con instancabile affanno la vita?
Folle è questa ricerca... stolta questa fuga...
Come si può fuggire dal destino?
Come si può sconfiggere la morte?
Ma è così diversa la mia esistenza?
È ugualmente vana la mia missione?
Io che voglio donare al mondo intero una nuova vita oltre la morte, una nuova fede sopra ogni credo, un nuovo ordine al di là del caos...
Forse sono effimeri i miei sogni al pari di quelli di ogni uomo su questa terra?
NO!
Non può essere... io sono Dracula, nato sovrano figlio di sovrani, guerriero discendente di guerrieri...
Ogni errore della mia vita è divenuto trionfo... ogni sconfitta è stata trasformata in vittoria...
Sono morto molte volte, ma neanche la morte mi ha fermato... In molti hanno provato a fermarmi: nessuno ci è riuscito...
La mia crociata, invero, ha avuto molti fieri opponenti: Van Helsing, i due Harker, Blade... e il mio stesso discendente...
Devo sapere se i miei nemici esistono ancora... devo sapere chi può opporsi a me... a Dracula, signore dei non-morti.
LONDRA
Jonathan Drake sedeva di fronte all'uomo chiamato Blade all'interno del "White rabbit", l'unico pub che frequentava con una certa regolarità anche grazie agli orari estremamente flessibili che gli venivano concessi.
Come la maggior parte degli editori amava la lettura più di ogni altra cosa... e spesso si dilettava anche nella scrittura: non aveva mai, però, avuto la forza sufficiente per pubblicare le proprie opere... non se la sentiva di affrontare la critica ed il parere del pubblico, nonostante il suo grande amico Brian Stableford lo continuasse ad assicurare riguardo la buona qualità delle sue opere.
Al "White Rabbit" era solito passare diverse ore almeno una o due volte alla settimana: i gestori erano suoi amici e gli tenevano sempre un tavolo riservato. Jonathan amava stare lì, immerso nella folla londinese ed, allo stesso tempo, staccato da essa: quell'atmosfera particolare lo ispirava e gli permetteva di scrivere quelli che considerava i suoi pezzi migliori.
Dopo aver osservato l'ultimo discendente dei Van Helsing tracannare il quinto bicchiere di whisky, Blade intervenne.
« Ragazzo... ora basta... »
Jonathan lo guardò con occhi appannati dall'effetto dell'alcool.
« Ma che cazzo vuoi? »
« Voglio salvarti la vita... »
« Perché?! Non ti ho mai visto prima di oggi... »
Per la seconda volta, nello sguardo freddo di Blade comparve una luce nostalgica.
« Non c'ero quando Dracula uccise Harker... non c'ero quando i tuoi genitori fermarono Dracula... » nella voce forte c'era un'intonazione malinconica... era la voce di un uomo con troppo passato « ... non c'ero quando la Legione uccise i tuoi genitori... »
"La Legione?"
« ... ora non voglio dover dare la caccia anche a te: lo devo a Quincy... lo devo a Rachele... lo devo a Frank... »
Il silenzio calò prepotente fra i due uomini: il locale era quasi vuoto e le uniche persone ormai presenti erano tutte in mondi a parte, ognuno vittima dei propri problemi.
« Che cosa è la Legione? »
GUILDFORD
Cosa è accaduto durante il mio ultimo sonno?
Anni... decenni: tutto perduto...
Un tempo dominatore di uomini... poi dominatore di vampiri... ed ora?
Chi sono ora?
Ho bisogno di altro sangue... e di riposo nella terra del mio regno, terra di Transylvania: devo sapere dove sono ora... devo ritrovare uno dei miei rifugi... una delle mie bare...
Creature della notte: il vostro signore è tornato e domani esigerà il posto che è suo di diritto!
Uomini mortali: ricordatevi il sapore della paura... questa notte Dracula prenderà un'altra delle vostre donne!
LONDRA
« Dracula non è un vampiro come altri... la sua forza e il suo carisma sono fuori dal comune: suo è da sempre il controllo sui figli di Lilith. Ma quando, vent'anni fa lui scomparve, i vampiri si ritrovarono senza guida e senza controllo: ucciderli divenne semplice ed in centinaia trovarono la pace del sonno della morte... »
Jonathan ascoltava in silenzio le parole di Blade: la sua famiglia non era morta in un incidente... i suoi genitori erano stati uccisi!
« Le armate di Dracula non esistevano più... ma i pochi vampiri ancora in circolazione non tardarono a comprendere la necessità della collaborazione al fine della sopravvivenza: nacque così la Legione... »
« Vuoi forse dire che sta nascendo uno stato di vampiri? » domandò stupito Jonathan, che in quelle parole stava vedendo realizzarsi l'orrore narrato in molti racconti.
« No... non uno stato... ma un'organizzazione capillare nella quale i non-morti si sono spartiti territori di caccia... » continuò l'uomo « Dalla parte opposta, invece, l'organizzazione di Harker iniziò a sfaldarsi, considerando finalmente scomparso il pericolo... e questa leggerezza li condannò! »
« La Legione, forte nel numero e nella rinnovata compattezza, diede la caccia ai cacciatori... » ipotizzò il giovane.
« Esattamente... » commentò Blade, serrando i denti per la rabbia « Furono tutti catturati... e mentre i più fortunati vennero uccisi, altri furono iniziati alla non-morte... »
« Ed i miei genitori? »
L'uomo, per la prima volta, abbassò lo sguardo.
« In un momento di coscienza, lottando contro la sete di sangue, mi rintracciarono... » narrò con voce cupa « ... in nome della nostra antica amicizia mi chiesero due cose: il loro primo pensiero fu per te... loro interesse era che tu fossi protetto, nell'ignoranza del lato oscuro di questo mondo... ma se il destino ti avesse posto in pericolo, mio dovere sarebbe stato quello di istruirti... »
Dopo un attimo di silenzio, durante il quale Jonathan cercò di assimilare le la rivelazione che aveva appena avuto sulla fine dei propri genitori, domandò: « Istruirmi? »
« Addestrarti... fare di te un cacciatore... la tua è un'eredità maledetta, ma ora che Dracula è tornato nulla gli impedirà di chiedere vendetta! »
Ancora silenzio.
Jonathan sentì impellente il bisogno di nicotina: estrasse il pacchetto di sigarette e con mano tremante ne prese una e l'accese... Solo dopo due intense boccate di fumo si sentì meglio...
« Diventare un cacciatore di vampiri per riprendere l'eterna lotta contro Dracula? »
« Sì... »
« Uccidere per non essere ucciso? »
« I vampiri sono creature dannate... sono già morti... »
Con un gesto lento Jonathan si alzò.
« Dammi qualche ora per riflettere... credo di averne diritto... »
« Sarò a casa tua alle nove... »
Jonathan non rispose... non si oppose... non salutò...
In silenzio uscì dal "White Rabbit".
Katherine Wycliff si era addormentata sul divano, lasciando cadere a terra il terzo martini della serata.
Era furiosa con Jon... ad una come lei nessuno aveva mai detto di no: ed, in effetti, solo un folle avrebbe preferito una notte di lavoro, chiuso nel proprio studio a leggere romanzi horror, ad una notte con lei.
Il suono del batacchio sulla porta la ridestò...
Con i capelli di fuoco stupendamente disordinati, la ventenne si trascinò semi-addormentata fino alla porta.
« Sì?! » domandò senza aprire gli occhi per controllare attraverso lo spioncino.
« Katie... »
Spalancando gli occhi di colpo, la ragazza aprì la porta... era proprio Jon.
« Che cosa vuoi? » chiese, cercando di restare più fredda possibile.
« Solo un po' di compagnia... »
« Beh... l'invito è ormai scaduto... » sorrise maliziosamente, stiracchiandosi come un gatto « Dovrai fare qualcosa per farmi cambiare idea... »
Jonathan la guardò: ogni centimetro di quella candida pelle traspirava sensualità... in lui rapida si accese la passione.
« Ok... farò del mio meglio... » sorrise, abbracciandola ed iniziando a baciarla, mentre con il piede chiudeva la porta dietro di sé.
GUILDFORD
Alle sei del mattino, il giovane Harry Jones stava iniziando il suo giro di consegne.
Il diciottenne era felice di quel posto di lavoro: la paga non era pessima, il lavoro non era eccessivo e dopo aver portato tutti i giornali a destinazione aveva tutto il tempo di recarsi a scuola...
Il suo percorso lo faceva passare tutti i giorni attraverso una viuzza abbandonata nella vecchia zona industriale: avrebbe benissimo potuto seguire la via principale, ma il percorso sarebbe risultato allungato di almeno dieci minuti... e non poteva permetterselo... avrebbe fatto tardi a scuola!
Mentre proseguiva sul proprio tragitto vide la sacca anteriore sbilanciarsi e, con una mossa azzardata, cercò di recuperare il carico prima che potesse cadere. La manovra fu portata a termine con successo ma, non appena rialzò la testa, ebbe giusto il tempo per accorgersi della presenza di un ostacolo davanti a lui... ma non riuscì a fare in tempo ad evitarlo...
Quando si rialzò da terra si girò per constatare il danno: i giornali erano sparsi per tutta la strada.
« Merda... » commentò Harry.
Poi il suo sguardo cercò l'ostacolo contro cui era andato... e ciò che vide gli congelò il sangue nelle vene...
LONDRA
Jonathan Drake lasciò l'abitazione di Katie poco dopo le 8.
Le ore trascorse con lei gli avevano concesso una tregua dagli orrori della notte: non aveva mai pensato al loro rapporto come qualcosa di più di semplice e disimpegnato sesso... ed era certo che anche per la ventenne non fosse nulla di più: entrambi erano più che soddisfatti da quello stato di cose e non c'era interesse a cercare qualcosa di diverso...
Praticamente non dormiva da più di ventiquattro ore, ma non si era mai sentito lucido come in quel momento: era pronto ad affrontare Blade!
L'ultimo discendente dei Van Helsing giunse a casa in tempo, trovando l'uccisore di vampiri ad attenderlo.
Senza saluti i due uomini entrarono silenziosamente ed, in eguale silenzio si diressero verso lo studio.
Si sedettero e Blade restò immobile, fissando con occhi decisi il giovane.
« Quante possibilità avrò di liberarmi di Dracula? »
« Non so se esiste un modo per fermare definitivamente Dracula... »
« Quante possibilità ho ora di sopravvivere? »
« Praticamente nessuna... »
« E se tu mi addestrassi? »
« Nessuno può dirlo... »
Silenzio.
« Ti prego... fai del tuo meglio... »
Blade, per la prima volta, sorrise apertamente.
TELEGIORNALE
"Notte di violenza a Guildford, XXX.
I corpi di due uomini, Peter K. e Roger H., sono stati ritrovati nella vecchia zona industriale da un giovane di passaggio, deceduti in seguito ad una violenta colluttazione: da una prima analisi del medico legale l'ipotesi più attendibile resta quella di una sanguinosa lite, in seguito ad un consumo eccessivo di alcool, conclusa con la morte dei due compagni.
In altre due zone completamente diverse, Roxanne B. e Carol T., sono state ritrovate morte in circostanze misteriose: indiscrezioni non confermate parlano di perdita totale di sangue. Questo particolare potrebbe ricollegare i due decessi all'assassinio di Brandon W., ritrovato ieri mattina in identiche condizioni..."
LONDRA
Ora ricordo...
... ricordo ogni cosa...
... ricordo di come uccisi Harker...
... ricordo di essere stato fermato da Rachele Van Helsing e dal mio discendente, Frank Drake...
... e ricordo un infante... figlio dei miei nemici...
... ricordo...
... Jonathan!
Good times are comin',
I hear it everywhere I go
Good times are comin',
I hear it everywhere I go.
Good times are comin',
but they sure comin' slow.
I'm a vampire, babe,
suckin' blood
from the earth
I'm a vampire, baby,
suckin' blood
from the earth.
Well, I'm a vampire, babe,
sell you
twenty barrels worth.
Good times are comin'.
Il brano in corsivo è "Vampire Blues" di Neil Young