No... aspettate... non equivocate.
Non è un thread destinato a contenere storie di guerriglia urbana fra autori e editori, quanto, piuttosto, uno spunto di riflessione nel merito delle due figure.
Ultimamente, gironzolando in aNobii, mi ritrovo seriamente "depresso" nel constatare quanto, troppo spesso, si leggano pareri e discussioni non in merito all'opera e alla qualità della medesima, quanto, piuttosto, alla confezione in cui essa viene offerta, trasferendo, pertanto, l'attenzione dall'autore all'editore.
Attenzione che, puntualmente, si pone qual utile pretesto per pregiudicare un'opera a prescindere dal suo contenuto.
Ho letto, non ricordo in quale discussione, che gli autori scrivono un testo, mentre è compito degli editori tradurre il manoscritto in un libro: opinione sacrosanta... ma in tutto questo non si sta trasferendo eccessivo valore dall'autore all'editore? Il testo originale ha veramente così poco conto, al punto tale che se pubblicato con Tizio piuttosto che con Caio può mutare completamente nel risultato?
Voi cosa ne pensate?
In quale misura l'editore riesce a influenzare le vostre preferenze? In quale misura il contenitore, ancor prima del contenuto, riesce a catturare il vostro interesse e a modificare un commento negativo in uno positivo?
Se, infatti, un brutto testo, in un bel formato, può ingannare... un bel testo, in un brutto formato, rischia di non poter neppure essere preso in considerazione.
Ma, allora... quanto vale realmente un testo? E quanto, invece, la sua impaginazione?
Quanto vale l'autore? E quanto l'editore?