Questo libro lo recensisco io, perché non è una di quelle storie melense che legge quella pusilla di mia sorella ziadada: qua, signore e signori, siamo alle prese con roba forte, adatta a vecchiette abituate a guardare i mostri dritto negli occhi. E a proposito di roba forte, un consiglio: quando vi accorgete (e ve ne accorgerete) che sta per iniziare il crescendo finale, fate una pausa ed andatevi a versare un dito di cordiale; prima della fine ne sentirete il bisogno. D'altro canto, io di regola tengo sempre la fiaschetta del centerbe a portata di mano, perché si sa che le signore anziane hanno bisogno di corroborarsi un po'.
Comunque, il libro.
C'è una valle pacificata, il cui territorio è suddiviso e controllato da diversi clan. Un rampollo cadetto, insofferente della disciplina e fisicamente assai poco prestante, ma con la testa ed il cuore pieni dei miti degli antichi eroi, parte di nascosto alla volta di un'altra Casa, più ricca e potente, per attuare un improbabile progetto di vendetta. La storia parte come un classico racconto di formazione; potrebbe raccontarci di come un giovane svantaggiato in partenza trovi la sua forza nell'esempio glorioso di eroi cui tanto poco somiglia. Oppure potrebbe essere la storia di come, uscito dal piccolo angolo di mondo in cui ha sempre vissuto, un ragazzo scopra che i miti sono solo un mascheramento di una realtà prosaica e mediocre, e debba trovare in se stesso e nell'affetto di una valorosa fanciulla le proprie risposte. Ma Stroud, a questo punto per me un genio senza se e senza ma, ci catapulta all'improvviso in una storia tutta diversa, con un crescendo magistrale che ci lascia con un lungo brivido e, se vogliamo, una riflessione non banale sulla pericolosità dei miti fondativi ed indentitari. Gran bel libro.