Tragedia

Leggere, rileggere, e leggere ancora. Come, quando, cosa e perchè...

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Tragedia

Messaggiodi SeanMacMalcom » 24/06/2010, 21:00

Per il tema filosofico-letterario di stasera ho pensato di aprire un tavolino in questa sezione. Speriamo di non aver fatto un danno... :roll: :roll:

Piccola premessa
Nel mio dovermi portare avanti per questa estate (come ormai sapete tutti se non riesco a ricavarmi gli episodi di Midda per i primi venti giorni di agosto in anticipo, rischio di boicottare le mie stesse vacanze), ho appena finito di scrivere l'episodio del 3 luglio prossimo.
Questo episodio, nell'estro spontaneo che caratterizza sempre le Cronache, si è proposto quasi senza volerlo come una storia nella storia, con l'introduzione di un personaggio, la narrazione del suo presente e del suo passato utile a concedergli una certa caratterizzazione, e poi lo sviluppo del suo ruolo collegato al resto della trama, ruolo che, entro la conclusione dello stesso episodio in questione, lo vede morire ucciso. Rileggendo quanto ho scritto mi sono sentito incredibilmente triste per questa comparsa (praticamente una tutina rossa di Star Trek TOS, per chi sa di cosa sto parlando)... ritrovandomi meravigliato da quanto la sua tragica fine sia in grado di farlo apprezzare probabilmente molto più di due personaggi comprimari introdotti accanto alla protagonista per tutta la durata del racconto. E, in questo, mi sono spinto a notare come i due racconti che più di qualunque altro già riveduto e corretto, sino a oggi, mi hanno convinto di più ("Alla deriva" e "Trent'anni dopo", per la cronaca, come ho già anche sottolineato altrove), contengano sostanzialmente gli elementi propri di una tragedia, con un finale sì considerabile lieto e pur sempre "macchiato" da una triste morte, dalla fine di un personaggio destinato a essere compianto.


Il tema
La tragedia, come tutti sanno, è la prima forma di teatro inventata dagli antichi greci. Al di là dei greci, sicuramente, la tragedia ha caratterizzato tutte le grandi opere dell'umanità prima nel campo della letteratura, e poi in qualsiasi altro. Pensiamo a "Romeo e Giulietta", considerata da sempre una grandissima storia d'amore ma, in verità, una grandissima storia di guerra, caratterizzata da un'impronta tragica priva d'eguali. Pensiamo al personaggio di Boromir de "Il Signore degli Anelli", da molti considerato uno dei personaggi meglio riusciti proprio in conseguenza alla tragedia che lo accompagna. Pensiamo a qualsiasi grande storia o saga, da Re Artù a Orlando, da Dracula a Frankenstein... tutte opere che hanno segnato il genere umano e che, paradossalmente, offrono la cronaca di immense tragedie. Anche grandi film contemporanei, da "Philadelphia" a "Forrest Gump", da "A.I. Intelligenza Artificiale" a... boh... ditenene uno voi, vedono proprio nella tragedia, se non - direttamente - nella morte dei propri protagonisti, la chiave del loro successo.

Il dubbio
E' una mia impressione o, per qualche strana ragione, siamo morbosamente "attratti" dalla morte, al punto da lasciarci coinvolgere emotivamente in misura maggiore da una tragedia piuttosto che da una commedia o da un "semplice" dramma?
Perché quella fra Romeo e Giulietta è considerata la più grande storia d'amore di tutti i tempi al posto di... boh... Renzo e Lucia?! Alla fin fine, quella fra Renzo e Lucia è una storia che finisce splendidamente, con tanti bambini e tutti vissero felici e contenti, mentre fra Romeo e Giulietta è poco più di un colpo di fulmine fra due ragazzini che, probabilmente, senza tutto il casino delle due famiglie avverse, si sarebbe presto risolto in un nulla di fatto, una notte di sesso e bon, finita lì.
La tragedia ha un ruolo davvero tanto importante nel confronto con i nostri sentimenti?

A voi la parola... io mi riservo il diritto di esprimere personali considerazioni più avanti!
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Re: Tragedia

Messaggiodi gio » 24/06/2010, 21:50

:o Molto interessante. Molto. Domani mi ritaglio un momento per sedermi a questo tavolo con calma!
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Re: Tragedia

Messaggiodi demon black » 25/06/2010, 7:39

...beh, guarda, io non la sopporto (a parte Romeo e Giulietta che li amo *___* e ho tutti i film + libro naturalmente :ugeek: ) ma posso dirti che mia sorella ci vive di questi film e libri :lol: :lol: :lol: :lol:
Calcolate che Nicholas Sparks è il suo scrittore preferito :? :? :?
Se non c'è qualcuno che muore per qualche malattia, incidente, bambini con malformazione, etc etc...lei neanche li calcola :? ...certo, le piacciono anche le commedie ma i suoi preferiti sono appunto le tragedie :lol: :lol: :lol: :lol:
(un esempio per tutti?! Autunno a New York con Richard Gere e Winona Ryders non le è piaciuto perchè hanno messo troppo poca sofferenza su di lei :? ...quando lo ha visto ha detto "E che cavolo!!!! Non hanno fatto vedere per niente che lei soffrisse!" :? :? :? :? :? :? )

Comunque credo che dipenda molto dai gusti personali (ma va?! :lol: ), quando io e mia sorella ci scontriamo a parlare di film e libri, la sua risposta di sempre è che a me piacciono quelli di fantasia mentre a lei piacciono quelli di vita reale....
Certo leggi anche Sergio Bambaren e, dopo molta sua insistenza (giurandomi e rigiurandomi che non mmuoriva nessuno per farmelo leggere :lol: ), l'ho letto anche io e....a momenti mi veniva il diabete con tutto quel miele che colava da quelle pagine :? :? :?
O.T.
Per chi non lo conosce, Bambaren è uno scrittore moooooooooooooooooollllltoooooooooo ottimista e ogni suo libro è rivolto alla natura. I suoi protagonisti possono essere un delfino che parla con Dio o la stella cometa che acconta il suo viaggio verso la capanna o un uomo che, preso dal lavoro, perde il valore della vita e lo ritrova parlando con un barbone che alla fine si ha comunque la sensazione che fosse Dio o uno dei suoi angeli.....il miele è garantito in ogni suo libro ...fine O.T.

Ritornando al discorso della tragedia....può darsi che piaccia perchè, come dice mia sorella, a difesa dei suoi gusti, parla di vita reale.
In fondo quante persone muoiono di qualche malattia, quante persone si suicidano per amore, quanti bambini rimangono orfani o hanno qualche malattia incurabile, quanti sono ciechi, sordi, muti, monchi, dementi e compagnia bella?!

...è proprio per questo che io non li sopporto!!!! La vita vera è già di per sè intrisa di dispiaceri, perchè andarli a ricercare anche in un libro che neanche di permette di sognare con la fantasia?! :evil: :evil: :evil:

Ripeto, io amo amo amo amo amo amo amo amo amo Romeo e Giulietta (come amo e leggo altre storie d'amore) ma non sopporto le tragedie per il motivo che ho detto sopra!!!

...tra parentesi, a me I Promessi Sposi danno un nervoso incredibile!!!! Non sopporto Lucia e speravo con tutto il cuore che i Bravi la uccidessero!!!!!
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Re: Tragedia

Messaggiodi demon black » 25/06/2010, 7:48

O.T.

Certo che a casa mia in fatto di gusti ce ne è per tutti i ...gusti!!!! :lol: :lol: :lol: :lol:
Mio padre e mia madre sono onnivori, mio fratello legge solo Valerio Massimo Manfredi e tutto ciò che è antico e misterioso, io leggo solo fantasy, storici, biografie (ma solo sugli Este, Borgia e Medici :ugeek: ) e d'amore, mia sorella drammatici (del tipo che il libro finisce per forza perchè sono morti tutti con qualche malattia :lol: ) o commedie.

FINE O.T.
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Re: Tragedia

Messaggiodi gio » 26/06/2010, 12:06

Immagino che la tragedia faccia vibrare corde particolari del nostro cuore con un'intensità unica. La tragedia è fonte di emozioni forti, attiva la nostra empatia e soprattutto la nostra compassione.

Per questo lascia un segno più profondo della commedia, ci dà l'impressione di essere più 'profonda'.

Forse questo è un buon segno nei confronti dell'umanità. Forse il fatto che ci resti nel cuore il personaggio che alla fine muore più di quello che ce la fa è segno che in fondo l'essere umano è una bella creatura?

Comunque nella narrativa, sicuramente, la morte è la più grande garanzia di immortalità. Quale eroe può essere più 'eroico' di quello che alla fine sacrifica addirittura la vita?
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Re: Tragedia

Messaggiodi Elli » 26/06/2010, 12:56

gio ha scritto:Immagino che la tragedia faccia vibrare corde particolari del nostro cuore con un'intensità unica. La tragedia è fonte di emozioni forti, attiva la nostra empatia e soprattutto la nostra compassione.

Per questo lascia un segno più profondo della commedia, ci dà l'impressione di essere più 'profonda'.


Quoto assolutamente gio. Per gusto personale si possono amare o meno le vicende "tragiche" (come dice Blackie), ma è innegabile che esse lascino nel nostro animo dei segni molto più profondi e duraturi. Ci scuotono alla base, ci "colpiscono" nei nostri punti deboli. Scatenano in noi emozioni fortissime, spesso molto più forti del "e vissero tutti felici e contenti". E detto da una che non ama particolarmente i finali tristi, credo sia abbastanza significativo! :mrgreen:
Tanto per fare un esempio pratico, se Di Caprio non fosse morto surgelato alla fine del film, "Titanic" avrebbe avuto lo stesso impatto sul mondo intero (ricordo ancora, al cinema, la gente che si accapigliava per l'ultimo biglietto disponibile)? Non ne sono del tutto sicura... :lol:
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Re: Tragedia

Messaggiodi ziadada » 26/06/2010, 13:57

Secondo me, occorre fare delle distinzioni (eccolì l'ingegnera che esce fuori... :lol: ).

I famosi antichi greci già citati da Sean ci dicevano che assistere alla tragedia ci purifica e ci eleva. Questo ci sta quando la sventura che colpisce il personaggio ha una valenza (mi consentite una parolona?) morale: tizio soffre o muore perché vittima dell'ingiustizia, o perché si sacrifica per i compagni, o vuole riscattare un precedente errore, oppure è un'anima troppo pura per perdurare in un mondo di pupù.
Non altrettanto meritevole (per me) è il melò strappalacrime fine a se stesso, che io considero un po' pornografia sentimentale; gli appassionati di questo genere non li capisco tanto, e di alcuni che conosco mi viene da pensare abbastanza male (escluse ovviamente le sorelle dei presenti! :? ). Tutti siamo capaci di sentirci molto sensibili e compassionevoli mentre inzuppiamo fazzoletti guardando uno sceneggiato che si intitola (giuro, esiste davvero!) "1 litre of tears"... :shock: , dopodichè magari freghiamo il posto in coda alla posta alla vecchietta col bastone...

In conclusione, una doverosa menzione a due personaggi che mi fanno versare ogni volta il sopracitato litro di lacrime: Cirano e Boromir :cry: :cry: :cry:
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Re: Tragedia

Messaggiodi ziadada » 26/06/2010, 14:02

aggiunta su Giulietta e Romeo/Promessi Sposi

La mia prof di italiano del liceo diceva che nessuno potrà mai scrivere un romanzo d'amore su una coppia che vive assieme una lunghissima ed incontrastata vita felice... Infatti anche nei Promessi Sposi quando finiscono le difficoltà finisce il libro.
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Re: Tragedia

Messaggiodi Elli » 26/06/2010, 14:20

ziadada ha scritto:I famosi antichi greci già citati da Sean ci dicevano che assistere alla tragedia ci purifica e ci eleva. Questo ci sta quando la sventura che colpisce il personaggio ha una valenza (mi consentite una parolona?) morale: tizio soffre o muore perché vittima dell'ingiustizia, o perché si sacrifica per i compagni, o vuole riscattare un precedente errore, oppure è un'anima troppo pura per perdurare in un mondo di pupù.


Ottima osservazione: la tragedia ci purifica quando ha un significato profondo, non quando è fine a se stessa! :)
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Re: Tragedia

Messaggiodi gio » 26/06/2010, 14:29

@ziadada, mia dolce ingegnera, io avevo dato per scontato che si parlasse di tragedia e morte con valenza altamente morale! :ugeek: :ugeek: :mrgreen: Il personaggio che assume connotati eroici per essersi sacrificato per... il bene, gli amici, l'innamorata, la madre, il mondo, non tradire i suoi ideali, ecc. La morte - in questo contesto - è garanzia di eterna memoria (giustamente :ugeek: :mrgreen: )
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Re: Tragedia

Messaggiodi ziadada » 26/06/2010, 15:48

gio ha scritto:@ziadada, mia dolce ingegnera, io avevo dato per scontato che si parlasse di tragedia e morte con valenza altamente morale! :ugeek: :ugeek: :mrgreen:


ah beh, la precisazione dal mio punto di vista ci stava perché io conosco un sacco di gente deliziata da film in cui il papà scappa di casa, la mamma lavora quattordici ore al giorno in miniera per sfamare la famiglia, ad accudire il fratellino autistico rimane solo la sorellina cieca ed il gatto viene stirato dal camion della spazzatura... :roll:
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Re: Tragedia

Messaggiodi gio » 26/06/2010, 16:21

oh! No la sofferenza fine a se stessa non mi piace. figurati, non mi piace neanche l'eroe che muore, ancora mi rattristo quando a penso chi sai tu (la trilogia che tu mi consigliasti, che io amo, ma...)...

Anzi, non riesco più a leggere narrativa 'non fantasy', proprio perchè i dolori della vita, riferiti a un contesto normale in cui quindi l'immedesimazione è forte, mi stravolgono... :cry: :cry:
Il padre che si ammala, la madre che muore, il figlio che delinque... Non li reggo proprio più. Chissà se è una fase? Magari da anziana...
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Re: Tragedia

Messaggiodi Tremalnaik » 26/06/2010, 16:46

gio ha scritto:oh! No la sofferenza fine a se stessa non mi piace. figurati, non mi piace neanche l'eroe che muore, ancora mi rattristo quando a penso chi sai tu (la trilogia che tu mi consigliasti, che io amo, ma...)...

Anzi, non riesco più a leggere narrativa 'non fantasy', proprio perchè i dolori della vita, riferiti a un contesto normale in cui quindi l'immedesimazione è forte, mi stravolgono... :cry: :cry:
Il padre che si ammala, la madre che muore, il figlio che delinque... Non li reggo proprio più. Chissà se è una fase? Magari da anziana...

Per me non è certo una fase, io non li ho mai retti :!: :!: :!: Preferisco mille volte i libri su serial killer, oppure sul solito esaltato che vuole conquistare il mondo, che sento distanti, che un libro, come peraltro il bellissimo Un'aquila nel cielo, di Wilbur Smith, in cui si parla anche degli attentati dei palestinesi contro gli ebrei, roba fin troppo vera :!: E con questo non voglio dire che non siano vere anche le atrocità degli ebrei contro i palestinesi, solo che non ne voglio sentir parlare, dato che per quanto io ci possa star male non vedo come posso migliorare la situazione, perciò, scusatemi l'egoismo, perchè leggerle :?:
Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza.
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