Geralt è uno strigo, un individuo più forte e resistente di qualsiasi essere umano, e si guadagna da vivere uccidendo quelle creature che sgomentano anche i più audaci: demoni, orchi, elfi malvagi... Strappato alla sua famiglia quand'era soltanto un bambino, Geralt è stato sottoposto a un durissimo addestramento, durante il quale gli sono state somministrate erbe e pozioni che lo hanno mutato profondamente. Non esiste guerriero capace di batterlo e le stesse persone che lo assoldano hanno paura di lui. Lo considerano un male necessario, un mercenario da pagare per i suoi servigi e di cui sbarazzarsi il più in fretta possibile. Anche Geralt, però, ha imparato a non fidarsi degli uomini: molti di loro nascondono decisioni spietate sotto la menzogna del bene comune o diffondono ignobili superstizioni per giustificare i loro misfatti. Spesso si rivelano peggiori dei mostri ai quali lui dà la caccia. Proprio come i cavalieri che adesso sono sulle sue tracce: hanno scoperto che Geralt è gravemente ferito e non vogliono perdere l'occasione di eliminarlo una volta per tutte.
Ecco, leggendo la sinossi sembrerebbe piuttosto "epico". Invece no. Innanzi tutto non è un romanzo, ma una raccolta di racconti che hanno lo stesso protagonista, tale Geralt di Trivia. Personaggio, Geralt, di incerto spessore. Ironico, assolutamente professionale, intelligente quanto basta. Esperto del suo mondo. Eh sì, perché il mondo di Geralt è un mondo da fiaba... trasformato in incubo. Un mondo in cui il cacciatore violenta Biancaneve prima di abbandonarla nel bosco, dove Cenerentola perde la scarpina fuggendo da un principe noioso e "polipo", dove i geni sono malvagi... Una nota positiva è che l'autore riesce a descrivere tutto questo senza mai scivolare nello splatter, o nella violenza gratuita.
Di Geralt sappiamo pochissimo, :
Spoiler:
Lo stile di Sapkowski non è brutto, ma neppure eccelso. Diciamo che si lascia leggere, con un solo difetto, purtroppo enorme per uno scrittore che tratta questo genere: l’assoluta incapacità di descrivere le scene di combattimento. Ce ne sono nel libro, non tantissime, ma comunque abbastanza da far dire con certezza che “non ci si capisce niente”.
In definitiva, non lo consiglio.
Ultima piccola nota, a mio avviso il titolo avrebbe dovuto essere “Il lupo bianco”. Sarei curiosa di sapere come è in originale.