Qualche giorno fa, al telegiornale, hanno presentato un film horror di prossima uscita di un giovane regista italiano: la giornalista, intervistando il regista, gli ha domandato le ragioni della sorprendente scelta di un simile film qual alternativa ai classici del cinema italiani, citando in tal senso film introspettivi e psicologici, relativi a problemi familiari et similia.
In quel momento mi sono sentito cadere le braccia.
Anche volendo far finta che il cinema italiano non sia costellato da grandissimi maestri dell'horror che tutto il mondo ci invidia e ci imita, quello che mi lascia attonito, se non addirittura demoralizzato, è il pensiero che il cinema italiano, ormai, non sembra poter prevedere qualsiasi alternativa a un film polentone o a un cinepanettone, con tutto il rispetto per chi li apprezza.
E' vero che ultimamente il cinema italiano non sta offrendo nulla esterno a tale schiera... ma è tanto assurdo pensare che possa farlo? Perché, se davvero è tanto assurdo, naturale diventa l'assunto che chiunque prova a impegnarsi in qualcosa di diverso da questo, oltre a essere "eccentrico", rischia di essere accusato di "copiare" i registi stranieri, quasi come se un film d'azione possa essere solo USA (mica vero, poi, visto che non mancano grandi film d'azione francesi, tedeschi, giapponesi, cinesi... persino russi!!!).
Cosa c'entra con il discorso?
Beh... cambiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia... e se al posto di cinema e regista, mettiamo libro e autore, lo scenario, sinceramente, non mi sembra troppo diverso.
Nel campo del fantasy, per esempio, ora è esplosa la "mania" del med-fantasy (o fantasy mediterraneo): gli autori italiani stanno venendo "psicologicamente" costretti a cercare di scoprire questo med-fantasy se non desiderano essere accusati di imitare Tolkien o chi per lui autore straniero, quasi come se citare in una storia un mito greco-romano piuttosto che un mostro scandinavo, possa offrire un senso diverso alla medesima.
Ma se un autore italiano vuole scrivere di elfi, folletti e draghi, perché non dovrebbe poterlo fare? Cosa dovrebbero scrivere gli autori italiani: solo libri d'amore adolescenziale come Moccia?! (con tutto il rispetto dovuto a chi piacciono questi libri)
Poi, la cosa più divertente, è come sempre la categorizzazione: quale senso può avere dividere fantasy "straniero" dal "med-fantasy", tanto per un lettore, ma ancora più per un autore? Un autore, davvero, scrivendo la sua opera sta attento se sta scrivendo "med-fantasy" o fantasy "straniero"? Un lettore, davvero, leggendo un racconto sta attento se sta leggendo "med-fantasy" o fantasy "straniero"?!
Esempio personale. Quando ho iniziato a scrivere Midda neppure sapevo dell'esistenza del "med-fantasy": come già tutti sapete, il mio riferimento, il mio Sommo Maestro e ispiratore, è Robert E. Howard, creatore incontrastato dello sword & sorcery (altra categorizzazione... lol!). E quanto ho iniziato a scrivere, nel scegliere di volta in volta contro quali creature Midda dovesse scontrarsi, ho scelto secondo l'ispirazione del momento, attingendo talvolta a mitologie straniere... altre a mitologie greco-romane: non è stata una scelta a tavolino, non è stata una presa di posizione in favore di uno o dell'altro. Ma... a questo punto... io come mi dovrei considerare? Med-fantasy?! No di certo, dove il mio ispiratore è uno scrittore U.S.A.. Eppure, però, tiro in ballo elementi "mediterranei"...
Non so... a mio avviso c'è troppo pregiudizio non semplicemente dal punto di vista del "cosa leggere", ma, addirittura, dal punto di vista del "cosa scrivere". Non diversamente dal fatto del "che cosa girare" per il cinema...
Cioè... è possibile che il prossimo ottobre uscirà il film americano di Dylan Dog (ovviamente stravolto rispetto al nostro personaggio)? Sarebbe stato tanto impensabile ipotizzare di girare un film del genere (sostanzialmente commedia-horror?!) in Italia?!
O, ancora... è possibile che dagli U.S.A. sono arrivati a girare a Cinecittà, con attori italiani, con risorse italiane, e, addirittura, con la storia del nostro stesso Paese, la serie televisiva "Rome" ("Roma")? Sarebbe stato tanto impensabile ipotizzare di fare noi qualcosa del genere, giusto per uscire dal solito giro di "Un posto al sole", "Cesaroni" e "La squadra"?!
Insomma... il principale limite che vedo è nelle nostre (di italiani) stesse teste... ancor prima che in ogni altro frangente.
Tutto a mio umile avviso, ovviamente.