Un tempo il mondo era differente.
Non solo l'Australia (fisicamente parlando), ma anche banalmente la Francia erano Paesi distanti. E per conoscere una persona di Roma, vivendo a Milano, l'unico modo era quello di essere stati in vacanza in uno stesso posto...
Gli autori, in tale realtà, si proponevano quali figure "mistiche", nomi ai quali persino difficile sarebbe potuto essere affiancare un volto, che ci trovavamo, senza particolare possibilità di decisione, innanzi al naso in libreria o biblioteca. Probabilmente in molti avremmo voluto ricavarci un'occasione di confronto con un certo autore, relegando tale possibilità alla sfera dei sogni.
In tutto questo, però, gli autori non esistevano al di fuori della propria opera: Verne era "Viaggio al centro della terra", Salgari era "Sandokan", Doyle era "Sherlock Holmes", Tolkien era "Il signore degli anelli" e Howard era "Conan". Anche perché, al di fuori dei loro libri, ben poco ci era concesso di sapere delle loro vite, delle loro preferenze politiche o calcistiche, dei loro gusti personali, etc.. Piacendoci il libro, inevitabilmente piaceva l'autore. E, in questo, si creava anche un certo clima di complicità, di familiarità, in conseguenza del quale, a prescindere dal libro stesso, si sarebbe seguito "fino alla morte" quell'autore.
Oggi le cose sono cambiate.
In questo momento io sono seduto in un capannone industriale di Segrate, e, istantaneamente, le mie parole potranno potenzialmente essere lette dal mondo intero. E il luogo di residenza non è più considerabile qual fattore limitante per la conoscenza, dove si può conoscere, e persino diventare "amico", di chiunque, ovunque nel mondo.
In questo, pertanto, anche il rapporto con gli autori è necessariamente cambiato, superando ogni possibile barriera prima esistente e concedendo a qualsiasi lettore occasione di un confronto diretto o quasi con un certo autore: un confronto sicuramente diretto quanto l'autore è esordiente e, come tale, ha bisogno di farsi conoscere in un modo o nell'altro; un confronto usualmente indiretto quanto l'autore è affermato e, fisicamente, non potrebbe avere possibilità di relazionarsi con tutti i propri fan.
In tutto questo, anche le informazioni a disposizione dell'autore, improvvisamente, sono diventate incredibilmente tante, tali da portare, paradossalmente, ad apprezzare (o disprezzare) un autore per principio preso, solo perché, magari, si è apprezzato (o frainteso) il suo punto di vista sul mondo espresso nel suo blog (mi viene in mente Silvana de Mari, accusata di diffondere ideologia di destra all'interno dei propri libri... e vi assicuro che non ho mai trovato nulla del genere!!!) o perché si è vista un'intervista in TV che ci (o non ci) ha soddisfatto, e non perché, realmente, la sua opera ci (o non ci) piaccia. E, in ciò, le cose si sono fatte decisamente più caotiche e molto meno romantiche, tanto per gli autori quanto per gli stessi lettori, i quali sono stati "privati" degli eroi di un tempo, in favore di una figura più prossima a un vicino di casa.
Il mondo è cambiato, quindi, ma non la mentalità alla base dei giudizi delle persone, mantenendo uno stretto (e umanissimo) legame fra l'autore e il suo libro nonostante le regole del gioco siano profondamente mutate.
E questo, naturalmente, può condurre a spiacevoli estremi... come l'esempio di cui Nihal è stata coprotagonista o, anche, la proposta ipotetica di escludere da aNobii qualsiasi autore, a prescindere, in quanto considerata presenza sgradita dai lettori (sì, ho trovato anche thread similari in giro in giro).
Tutto questo per arrivare a quale conclusione?
Quando ero bambino mi hanno raccontato una storiella carina, con protagonisti un vecchio, un bambino e un asinello.
I tre, al mattino presto, si mettono in viaggio per questioni personali. All'inizio il vecchio cammina per proprio conto e il bambino, invece, si ritrova a essere trasportato sul dorso dell'asinello. Questo sino a quando non incontrano un primo gruppo di contadini, diretti ai campi, i quali vedendoli li criticano dicendo: « Che indecenza! Il giovane pieno di forze riposa sull'asinello mentre il vecchio patisce camminando al suo seguito. »
Non desiderando scatenare in alcuno il malcontento, il vecchio e il bambino si guardano in faccia e decidono di proseguire il cammino a ruoli invertiti. Ma, incontrato un secondo gruppo di contadini, si sentono nuovamente criticare: « Che indecenza! Quel vecchiaccio si gode la comodità offertagli dall'asinello mentre il bambino è costretto a correre per riuscire a restargli dietro. »
Sempre più confusi, il vecchio e il bambino tornano a guardarsi in faccia e decidono di proseguire ora entrambi sull'asinello. Ma, incontrato un terzo gruppo di contadini, la critica appare inevitabile: « Che indecenza! Quel povero asinello sta venendo massacrato sotto il peso di quei due, mentre loro se la godono disinteressati. »
Certi, alfine, di aver compreso quale combinazione scegliere, il vecchio e il bambino scendono entrambi dall'asinello e proseguono a piedi accanto a esso. Ma un quarto gruppo di contadini non li risparmia: « Guardate che stupidi... hanno un asino e non lo utilizzano! »
Morale? Qualsiasi sia la propria scelta, ci sarà sempre qualcuno insoddisfatto e pronto a criticarla.
Consapevoli di ciò, gli autori dovrebbero impegnarsi a cercare meno approvazione nel proprio pubblico, non considerandola quale elemento essenziale per proseguire la propria opera: se così fosse, grandi autori del passato rivalutati solo a seguito della propria morte non avrebbero mai dovuto scrivere nulla in vita.
Sempre consapevoli di ciò, poi, i lettori non dovrebbero farsi remore a offrire la propria opinione all'autore, soprattutto nell'eventualità di un contatto diretto. Opinione che, gradita o sgradita, non potrà comunque essere rifiutata a meno di magre figure.
Ciò, ovviamente, non vede negato il presupposto della prima parte del discorso, relativo al cambio delle regole del gioco. In un mondo "globalizzato", nell'era di Internet e del Grande Fratello (non il programma TV, ma Facebook, Twitter, MySpace e tutto il resto), bisognerebbe impegnarsi a distinguere la creazione dal creatore, riservando all'uno e all'altro i relativi meriti e le relative critiche.
Per questo, personalmente, come "autore" cerco di mantenere sempre una netta separazione psicologica dalle mie opere, presentandomi semplicemente quale il loro cantore e non il loro autore. Diamo a Midda quel che è di Midda, e diamo a Sean quel che è di Sean.
Mentre come "lettore" cerco di sapere il meno possibile nel merito degli autori che mi piacciono, nel timore di poter, umanamente, commettere anche io l'errore di storcere il naso di fronte a un libro solo perché, magari, ho scoperto qualcosa del suo autore che non mi piace.