Storia dell'oscuro eroe del bene e di come venne sopraffato

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Storia dell'oscuro eroe del bene e di come venne sopraffato

Messaggiodi Mortalfilo » 28/01/2010, 15:08

Storia dell'oscuro eroe del bene e di come venne sopraffato

Sebbene avessi sempre temuto il buio per i pericoli che potesse nascondere, vi erano volte che nell’osservarlo ne rimanevo affascinato: perdendomi nell’infinita coltre nera che si spandeva da una stanza senza finestre, da una strada notturna senza lumi o dal retro di una palpebra chiusa mi rendevo sempre più conto che esso nascondeva un potere inimmaginabile anche dal più fantasioso degli uomini. Restava tuttavia l’antonomasia del buio come ricettacolo del male, e che il potere da esso serbato fosse portatore di miseria perché sfruttatore degli ingenui e dei malvagi.
Ma io non ero ingenuo né tantomeno malvagio, e tuttora posso affermare di aver optato per il destino a me assegnato secondo le leggi dell’Altissimo.
Scelsi quindi a beneficio dei mortali di abbracciare il potere offertomi dall’oscurità, conscio dell’eventuale punizione divina in cui sarei potuto incappare e votandomi al sacrificio personale. Avendo recitato il ruolo dell’implorante con l’oscurità riuscii a ricevere da essa questa possibilità, nonostante la odiassi dal profondo e continuasse a sghignazzare con quella inumanamente ampia bocca sputatrice di menzogne. Fu un sacrificio necessario e ritenei saggia quella mossa.
Estasiato dalle capacità conferitomi da quel dono iniziai ad errare, a raddrizzare torti dovunque vi fosse la possibilità, tanto che il mio nome fece il giro del globo: ero diventato un giustiziere. Riuscii persino ad abituare le genti a non guardare all’oscurità come a una minaccia ma come a una sicurezza a cui affidarsi.
Fintanto che il male non mi tese una trappola. Mi mandò contro un’arma intrisa della mia stessa risorsa, il buio. Un povero disperato caduto vittima dell’inganno dell’oscurità e ora aizzato come una bestia famelica contro di me. Non era meno potente di me e anzi riuscivo a stento a contenere la sua frenesia satanica. Decisi così di sacrificare me stesso e quel misero nel nome della giustizia. Ricoprii (mentre lo trattenevo) lui e me di quanta più oscurità riuscissi a trovare, traendola da ogni ombra, da ogni spiraglio di buio presente attorno a noi; ci soffocai di tenebra, finché non prese anche a scorrerci lungo le vene. Non importava che ormai fossimo morti, importava solo estirpare la malignità da quell’anima e da quel corpo.
Fu così che finimmo all’Inferno. Il mio ora compagno di pena geme sotto i colpi dei demoni e si odia per il proprio peccato, ma io non mi lamento. Tanto che quel disgraziato mi crede ormai pazzo. Ma non lo sono. Sono solo fiducioso nella volontà del Cristo. So che è solo un’altra prova per dimostrare la mia fede. Quando Lui avrà visto che non lo rinnego nemmeno nel ricettacolo del Nemico, si alzerà dal Suo trono e verrà a prendermi, elevandomi a Sé. Non sono pazzo, ho fatto la cosa giusta. È solo una questione di tempo.

Una questione di tempo.

Questione di tempo.

Di tempo.

Tempo.

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