Arrivo tardi, ma arrivo
Ho impiegato un po' di tempo a leggere questo libro, un paio di mesi almeno, e non per colpa della storia, ma per impegni miei, ma credo che alla fine sia stato meglio così, perché ho avuto la possibilità di interiorizzarlo a piccoli passi, arrivando a cambiare del tutto la percezione di alcuni personaggi.
È un libro che mi ha dato molto da riflettere e che, pur essendo un fantasy, rispecchia molto la realtà sociopolitica in cui viviamo. In particolare, mi sono trovata a chiedermi quanto sia giusto operare attentati, che altro non sono che atti di terrorismo, per far prevalere la propria idea. Sopratutto, considerato che non sempre chi sta dall'altra parte agisce in malafede. Ci sono un paio di episodi, nel libro, emblematici a questo riguardo: quando c'è l'assalto al magazzino e Simone racconta che è stato necessario sedare delle risse perché la fame rende cattivi, e le parole di Hans quando cerca di far capire a Vaol che non tutti i Primi sono cattivi.
Hans è un personaggio che non ho amato subito, anzi che per buona parte del libro ho frainteso e poi malgiudicato. Mi sembrava inutile, rassegnato, troppo buono. Sono state le ultime forse trenta pagine a farmelo vedere sotto una luce completamente diversa e a farmelo apprezzare profondamente. Un personaggio complesso che sostiene una lotta silenziosa alla quale poi sarà costretto a soccombere. È lui che insegna al lettore che non tutto è bianco o nero, e sempre lui che cerca di spiegare a Vaol che spesso ci sono decisioni che dobbiamo prendere.
Vaol però non capisce, presa nell'impulsività tipica della gioventù, non accetta le sfumature. Ci prova anche suo padre a spiegarle, ma la sua visione rimane granitica e orientata esclusivamente su se stessa.
I personaggi di contorno sono tutti molto interessanti e a tutto tondo, esseri umani perfetti nelle loro debolezze molto umane umane. Ho adorato Ste, anche se devo dire che a fine lettura il mio preferito è diventato Hans.
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