Ciao Blackie!
Le tue parole mi confermano una cosa che già pensavo quando avevo la tua età e studiavo a scuola ciò che adesso studi tu... a volte l'insegnamento della letteratura, così come è proposto, rovina i grandi classici e li rende odiosi! Hai tutta la mia solidarietà
Prima cosa: sono sempre stata contraria alle letture obbligate. È vero che, senza assegnare la lettura di Verga, Pirandello, Svevo ecc. molti studenti non li leggerebbero... Così dicono coloro a favore delle letture obbligatorie... Ma io penso che, al giorno d'oggi, molti se la cavino andando a cercarsi i riassunti su internet e non leggano i libri lo stesso... Invece gli amanti della lettura come te, quelli che si sarebbero accostati, prima o poi, a quei classici, ne vengono disgustati o annoiati. Sarebbe molto meglio cercare di incuriosire, di invogliare alla lettura di quei libri senza farne una costrizione. E, forse, così sapremmo apprezzarli meglio e goderceli!
Seconda cosa, e veniamo a Leopardi ^^ Ho sempre trovato assurda e odiosa l'abitudine di dissezionare, psicanalizzare, smontare, analizzare filosoficamente l'opera di scrittori e poeti. Prendiamo "I promessi sposi": il modo in cui io l'ho studiato a scuola, smontato capitolo per capitolo, coi personaggi analizzati come se fossero dei modelli matematici, e magari l'analisi logica e grammaticale di passi interi... Beh, certo che un approccio del genere non mi ha aiutato ad apprezzarlo. Poi l'ho ripreso anni dopo, leggendolo così, come avrei letto un qualsiasi altro libro... E quasi mi è sembrato di non riconoscere lo stesso romanzo: ho trovato un narratore grandissimo, personaggi profondi e complessi, uno sfondo storico grandioso, temi grandissimi come l'amore, il bene, il male, la redenzione... Una pagina come quella della madre di Cecilia non si analizza: si legge e ci si commuove. Punto. Altrimenti Manzoni l'ha scritta inutilmente... Per farci l'analisi logica va benissimo un articolo del Sole24Ore! (per dire)
A maggior ragione, questo discorso vale per la poesia: la poesia esprime in parole ciò che, teoricamente, è indicibile, le emozioni, i sentimenti, le corde più intime dell'animo. Pretendere di sviscerare completamente una poesia, dal lato tecnico (qui c'è una figura retorica, qui c'è un enjambement ecc.) come se fosse un esercizio di bravura costruito a tavolino, dal lato umano come una dimostrazione della psicologia e della filosofia dell'autore (Leopardi è pessimista e quindi scrive poesie pessimiste...) significa impoverirne il significato, la grandezza e la bellezza. A te piacevano le poesie di Leopardi perché, senza tante fisime, sapevi riconoscerne l'intrinseca bellezza, data anche dalla loro malinconia di fondo, che esprime i sentimenti del poeta (ma in un modo non matematico e preciso! Non siamo macchine!) In fondo, quando guardiamo un dipinto di un grande artista, non penso proprio che ci mettiamo a misurare la lunghezza delle braccia e delle teste per vedere se è davvero proporzionato... O ad analizzare la composizione dei colori... O a chiederci se i colori siano scuri perché il pittore era pessimista e vedeva tutto nero...
Per cui continua a guardare ai grandi classici della letteratura senza pregiudizi, così come facevi prima... e, per quanto riguarda la narrativa, leggila come se fosse un libro qualunque, dimenticati per un attimo che si tratta di un classico e cercaci le cose che ti piacciono, ad esempio, in un fantasy ben scritto: un buon intreccio, dei personaggi ben costruiti, dei sentimenti espressi in un modo che ti commuove o ti fa ridere o ti fa pensare... Provaci e vedrai che ti sorprenderai di quanto sono godibili (al di là dei gusti personali, ovvio: io Madame Bovary non ho mai potuto soffrirlo...)