Stamattina, mentre venivo al lavoro (in auto causa pioggia), ho avuto un'idea che spero possa essere caruccia per un giochino insieme e che manca alle attuali ambientazioni... almeno credo.
Un gioco fantasy ambientato al giorno d'oggi, nel nostro mondo, nel genere Harry Potter e Percy Jackson, ma con minore "isolamento" del mondo magico e un maggiore confronto con la tecnologia moderna. E personaggi "normali" mischiati a personaggi "fantasy", per rendere il tutto ancora più interessante.
E, ovviamente, le classiche faide fra gruppi nemici...
Un possibile inizio...?!
Vediamo...
Giorno 0: Preludio.
Era una giornata come altre per Eric. Era. E tale non sarebbe rimasta ancora a lungo.
In sella alla sua softail stava percorrendo il grande raccordo anulare, per andare al lavoro. Sebbene, infatti, fosse figlio dell'ambasciatore americano a Roma, aveva litigato con suo padre qualche mese prima nel pretendere di non essere semplicemente il figlio dell'ambasciatore americano a Roma, motivo per il quale aveva cercato un lavoro da solo, in barba a ogni agevolazione possibile in conseguenza alla posizione del padre.
Dopotutto Roma è una delle città più grandi del mondo, e non avrebbe dovuto essere considerato impossibile trovare un'occupazione per un ventisettenne laureato in lettere. Così aveva trovato un posto in un cinema multisala della periferia nord, e, per quanto non avesse da essere riconosciuto quale il migliore dei mondi possibili, era pur sempre meglio di vivere all'ombra del padre. Almeno dal suo punto di vista.
In quella giornata come altre, uscendo dal raccordo anulare intorno alle tre del pomeriggio, il suo sguardo incrociò un gruppo di altre custom intente, invece, a risalire verso lo stesso. Un gruppo di una dozzina di persone, misto uomini e donne, in coda alla quale lo colpi una bionda, con un caschetto verde in testa, quasi militare, e una magliettina verde addosso, di eguale foggia al pari dei pantaloni con tascone e degli scarponi. Uno spettacolo che Eric non poté evitare di trovare interessante e che, facendogli dimenticare il suo impegno alla biglietteria del cinema, lo spinse a raggiungere la prima rotonda utile a girare a U e a ritornare verso il grande raccordo anulare, accelerando il più possibile allo scopo di raggiungerla prima che potesse allontanarsi troppo.
Così fu e, nella corsia di destra, raggiunse il gruppo in movimento, affiancandosi con un sorriso smagliante alla bionda, la quale, in verità, non gli rivolse neppure uno sguardo.
Eric: << Ciao! >> esclamò, senza particolare accento straniero, grazie alla vita vissuta a metà fra l'Italia e Washington D.C..
Nessuna risposta.
Eric: << Sembra proprio un bel gruppo il vostro, e non vedo colori di alcun club. >> commentò, non distinguendo alcuna patch a marcare quella dozzina << Posso unirmi al giro? >>
Nessuna risposta.
In conseguenza a quel silenzio Eric non poté fare altro che supporre due cose: 1. il rumore delle marmitte copriva interamente la sua voce; 2. la ragazza indossava qualche auricolare bluetooth ed era intenta ad ascoltare musica.
Non ottenendo, tuttavia, neppure repliche negative alla sua iniziativa, si concesse occasione di restare accanto alla ragazza e in coda al gruppo, certo che, alla prima occasione utile, avrebbe potuto scambiare quattro chiacchiere con lei.
Dopo oltre cinque ore di viaggio, verso l'entroterra laziale, e di lì poi in strade che Eric non aveva mai visto, con paesaggi bucolici a lui del tutto estranei, il giovane americano iniziava ad accusare una certa stanchezza. In lui, oltre a ciò, era il dubbio di essersi cacciato in qualche guaio ma, malgrado più volte avesse desiderato invertire la marcia e tornare verso Roma, non era stato in grado di farlo, quasi vittima di un qualche blando ipnotismo. O, forse, semplicemente vittima della propria curiosità, nella volontà di poter scambiare due parole con quella donna.
La stanchezza, tuttavia, crebbe... e con essa, a volte, innanzi allo sguardo di Eric sembrarono palesarsi immagini addirittura allucinatorie. Per un istante, per esempio, si convinse che il biker davanti a sé assomigliasse a un uruk-hai uscito direttamente dai film di Peter Jackson. O, ancora, la bionda affianco a lui si fosse trasformata in una sorta di lucertolona, dalla pelle verde come la sua maglietta e dalla lingua guizzante fra le... "labbra". Ovviamente tutto ciò era assurdo e, sicuramente, conseguenza del sonno che si stava impossessando di lui.
Avrebbe dovuto fermarsi, fermarsi al lato della strada e riposare. O, meglio ancora, cercare un autogrill e farsi una bella tazza di caffè espresso, chiamare casa e tornare indietro, prima che qualcuno potesse preoccuparsi della sua assenza. Ma prima che potesse porre in essere una di queste alternative, il gruppo accese le frecce, segnalando che avrebbero svoltato a destra. A destra dove non c'era alcuna strada, non in asfalto ma solo in terra battuta.
Eric: << Vi siete stancati, finalmente?! >> domandò, in verità continuando a parlare più con se stesso che con altri.
Una casetta, poco lontano, sembrava essere l'obiettivo di quel gruppo. Ma Eric non poté avere modo di saperlo, dal momento in cui, nel mentre in cui gli altri proseguirono nel loro cammino, di nuovo caratterizzati da allucinazioni oscene, lui scivolò rovinosamente in una pozza di fango, perdendo il controllo della pesante moto e ricadendo a terra, privo di sensi e in parte schiacciato sotto il peso della stessa.
Giorno 1: Venti di guerra.
Quando Eric recuperò i sensi, il sole aveva mutato la propria posizione nel cielo, tornando a confondersi fra gli Appennini. Era mattino e, questo, fu il particolare che meno sconvolse il giovane, nel momento in cui fu sufficiente padrone di sé da trascinarsi fuori dalla morsa della propria moto.
Della casetta non restava altro che pochi resti anneriti, ancora fumanti. E sparsi, davanti a quella casa, erano diversi corpi, tutti chiaramente ormai cadaveri. Eric non aveva mai visto un morto, se non nel giorno in cui aveva salutato suo nonno, dentro a una bara di mogano. Ma suo nonno era adagiato all'interno di quello spazio come se dormisse, mentre quei cadaveri erano segnati dalla morte violenta che li aveva resi tali.
Fortunatamente non aveva mangiato dal giorno prima, così ciò che si ritrovò a vomitare fu solo la sua bile. E proprio mentre vomitava, udì un gemito sommesso, che lo attrasse, proprio malgrado, sul luogo della strage.
A emettere quel verso era un uomo. Un uomo molto alto e molto snello nelle proprie forme, con lunghi capelli bianchi e alcuna barba su un viso ancor giovane, quasi fosse suo coetaneo: aveva il ventre squarciato, ed era evidente che, se ancora era in vita, era solo per un miracolo... o per la sua forza di volontà.
Quando Eric si avvicinò, l'uomo sussurrò qualcosa, ed il giovane fu costretto a piegarsi in avanti per ascoltare meglio.
Anziano: << ... è... iniziata... >>
Eric: << Cosa... cosa è iniziata? >>
Anziano: << ... la guerra... la guerra è iniziata... e il destino del mondo è segnato... >> sussurrò l'uomo, mentre Eric lo guardava incerto su cosa fare.
Eric: << Devo chiamare un'ambulanza. La possono ancora salvare... >>
Anziano: << ... devi avvertire... il Consiglio... >>
Eric: << Il consiglio?! Quale consiglio?! >>
Anziano: << ... il Consiglio... >>
Eric: << Io... io devo chiamare un'ambulanza! >> protestò, cercando di ritrarsi per poter effettuare quella chiamata... ammesso di ritrovare dove fosse finito il suo cellulare.
Anziano: << NO! >> esclamò, sollevando la propria mano destra per afferrare la sua, stringendola con forza << Devi andare dal Consiglio! IL CONSIGLIO! >>
Eric gridò a quella stretta, sentendo la sua mano come se bruciasse all'interno di quella dell'altro. Tentò di ritrarsi, ma quando si strappò viva dal suo interlocutore, si accorse che questi, ormai, era morto.
Osservandosi la mano "bruciata", si accorse che qualcosa era accaduto veramente. Perché sul dorso della sua mano, allungandosi fino al polso e a parte dell'avambraccio, era comparso una specie di tatuaggio che prima non aveva. Un tribale, la cui forma non fu immediatamente in grado di interpretare.
Eric: << Ma... cosa?! >> domandò, non comprendendo.
Fu in quel momento che il suo sguardo ricadde sull'uomo, e sul suo capo ora rigirato all'indietro, qual conseguenza dello strattone. In quella posizione, i lunghi capelli bianchi non coprivano più le sue orecchie e fu per questo che, solo allora, Eric si accorse che proprio quelle orecchie avevano qualcosa di strano... di non umano. Erano a punta, proprio come quelle dei vulcan di Star Trek... o degli elfi del Signore degli Anelli.
Eric: << Ma... cosa?! >> si ripeté, facendo qualche passo all'indietro.
E proprio allora, egli udì un suono estraneo al silenzio di morte di quel luogo, che lo costrinse a guardarsi all'indietro per incontrare coloro che, ancora non lo sapeva, sarebbero diventati i suoi nuovi migliori amici, nel nuovo mondo che aveva appena, involontariamente, iniziato a esplorare...
Allora... vi piace?! Chi vuole giocare?!