di demon black » 23/10/2011, 14:39
Stare seduta su quei sassi le stava facendo un gran male. Elish si mosse a disagio per cercare una posizione un po’ più comoda mentre attendeva che Nikyl arrivasse.
Si erano dati appuntamento al loro solito posto, un ammasso di rocce situato tra il Villaggio Della Scienza e Città Murata, nei pressi di Torrente Belgioioso.
Elish, sedici anni, aveva dei capelli lunghi e neri, i suoi occhi erano azzurri come il cielo estivo e aveva un carattere esuberante. Proveniva da Città Murata e, come tutti i suoi concittadini, amava quella città perché tutti i giorni c’era sempre qualcosa di nuovo e di magico da scoprire; era un luogo, dove il tuo vicino di casa poteva essere un nano, il tuo compagno di scuola un elfo e la tua tata una folletta …. amava Città Murata!
Nikyl, diciotto anni, aveva dei capelli tagliati molto corti, occhi grigi e, all’apparenza, poteva sembrare un tipo freddo. Il suo carattere rispecchiava in pieno la caratteristica del suo paese, il Villaggio Della Scienza. Ogni suo abitante credeva solo a quello che poteva provare con metodi scientifici. Credevano che l’alchimia, così era chiamata la magia, dovesse essere utilizzata solo per scopi tecnologici e bellici.
I due ragazzi erano completamente differenti ma, nonostante tutto, erano subito diventati amici. Si erano incontrati quando da piccoli Elish, che a quel tempo era attratta dall'idea di scappare di casa per andare in “cerca di avventure”, si era persa a causa della sua totale mancanza di orientamento non appena uscita dalla cinta della città. Fu Nikyl a trovarla accanto all’ammasso di alcune rocce nei pressi del Torrente Belgioioso che scorreva vicino alle due città. Da allora quello diventò il loro “solito posto” dove incontrarsi.
Elish si mosse di nuovo per cercare una posizione comoda sui sassi ma, alla fine, ci rinunciò e si alzò: Nikyl era in ritardo!
Finalmente, dopo qualche minuto, lo vide arrivare di corsa e, una volta avvicinatosi, con affanno le chiese scusa per il ritardo.
“Non importa, meglio tardi che mai! Vorrà dire che mi offrirai il pasto alla Locanda!” sorrise Elish.
“Non avevi detto che non importava?” le rispose Nikyl sorpreso
“Certo, ma mica dobbiamo saltare un pasto e visto che sei tu quello in ritardo…forza andiamo!”
Scuotendo la testa, Nikyl, decise che era meglio lasciar stare, i ragionamenti di Elish gli avevano sempre fatto venir il mal di testa. Cambiando discorso, le domandò notizie del luogo in cui erano diretti, ma l’unica risposta che ottenne fu un sorrisetto misterioso.
Passò la mattinata di viaggio a insistere per farsi dire la destinazione e, alla fine, lei cedette per non starlo più a sentire.
“Uffa! Stiamo andando … uhm … voglio farti vedere che la magia è bella e non deve essere sfruttata come fate voi!”
“Magia?! Ah, intendi l’alchimia!”
“Magia! Magia! Magia! Non alchimia!”
“Bah, come vuoi tu!” le rispose con quel suo sorriso accondiscende che le faceva sempre venire una grande rabbia. Decise di non rispondergli per non farsi rovinare la giornata. Ancora poco e poi sarebbero arrivati! Non vedeva l’ora di mostrargli la loro destinazione: la Valle degli Unicorni.
Dopo una breve pausa per mangiare del pane e formaggio, ripresero il viaggio e, finalmente, dopo un’ora arrivarono alla Valle degli Unicorni.
La Valle, che sorge ai piedi della Montagna Felice, era circondata da immensi alberi secolari. I due ragazzi s’incamminarono verso il centro del bosco. La luce che filtrava dai rami, diffondeva un alone soffuso tutt’intorno che illuminava il sottobosco, con tenue chiarore. L'aria fresca, ottenuta dalla protezione dei rami alla luce solare, era piacevole e dava un leggero brivido. Il profumo da cui erano circondati, era inebriante e rapiva i sensi. Ogni singolo filo d’erba sembrava avere vita propria, pareva si muovesse da solo, senza nessun vento che lo sospingesse nell’aria. Ogni tanto piccoli animaletti si affacciavano da dietro un tronco o da una tana, incuriositi dai nuovi venuti … tutto ciò era bellissimo ed emozionante! Con questo stato d’animo, Elish si girò verso di lui per dirgli, allargando le braccia.
“Nikyl, ti do il benvenuto nella Valle degli Unicorni! Fermati un attimo. Respira profondamente… lo senti? Questa è magia allo stato puro! Qui anche l’aria è magica! Lo senti?”
Nikyl si fermò e fece come gli era stato detto, ma non sentì nulla di così “diverso” come diceva lei.
“Io non sento nulla” disse facendo spallucce.
Lei rabbuiandosi un po’, lo afferrò per mano e si addentrarono di più.
Dannati scienziati! Sempre intenti a guardare con il paraocchi che si dimenticano di vedere le cose come in realtà sono! pensò Elish tra sé e sé.
Nel profondo del bosco viveva un branco di unicorni, lo sapeva, doveva condurci Nikyl perché voleva fargli scoprire la vera bellezza della magia! Nel Villaggio della Scienza, da molto tempo, avevano perso di vista il valore della magia, la sua vera bellezza. Non pensavano altro che a piegarla ai loro voleri, dimenticandosi di quanto possa essere pura e bella! Per questo aveva condotto Nikyl in quel posto, per fargli aprire gli occhi, per non permettere che egli diventasse come tutti gli altri scienziati o, se voleva proprio diventarlo, che almeno sapesse quale splendore fosse in realtà la magia!
Era vietato portare qualcuno davanti al branco degli unicorni, loro erano sacri e solo pochi eletti potevano vederli. Elish era uno di quei pochi perché già ci era andata con un elfo. L’elfo l’aveva condotta lì qualche mese prima per impressionarla, credendo che, dopo quello spettacolo, lei cadesse ai suoi piedi come nulla fosse…tsè, povero illuso! Lei era da sempre innamorata di Nikyl, anche se lui, troppo impegnato con i suoi studi, non l’aveva mai calcolata da quel punto di vista.
Riflettendo, Elish si rese conto che anche lei stava infrangendo il veto, ma si giustificò convincendosi che lo faceva per una buona causa ignorando la vocina, dentro di sé, che diceva che era una bugia.
Il centro del bosco si apriva in una radura, dove l’erba era piegata come se, d’abitudine, lì ci fosse qualcosa di pesante sopra. Si guardarono intorno e, un Nikyl che non capiva cosa stesse succedendo, chiese “Allora?”
“Non capisco, eppure erano qui … “ rispose confusa Elish
“Chi?”.
“Erano qui ti dico!”
“Chi? … ti ripeto.”
“Aspettami qui!”
Elish si mise a cercare tutt’intorno ma degli unicorni non c’era traccia e, incominciava a pensare, che non fosse stata un grande idea quella di venire nella Valle. Decise di inoltrarsi un po’ di più, mentre Nikyl aspettava nella radura, alla cerca di quegli esseri bellissimi e magici.
Nikyl, nel frattempo, si mise seduto in terra pensando che era meglio se fosse rimasto a casa a studiare per l’esame imminente. Era un po’ indietro rispetto agli altri perché non riusciva a concentrarsi come avrebbe voluto. Il vero problema non era lo studio, lo sapeva, ma la notizia che, qualche mese prima, un elfo di Città Murata, ci avesse provato con Elish … beh, gli ha tolto la voglia di studiare ed erano stati i suoi voti a rimetterci. Con un gesto di stizza strappò qualche filo d’erba e lo gettò lontano. Non riusciva a capire perché la cosa gli avesse dato tanto fastidio quanto gli aveva procurato sollievo la notizia che Elish gli avesse detto di no! Si era giustificato pensando che, ormai, per lui, Elish era come se fosse una sorellina da proteggere da tutto e tutti ma, sentiva, che c’era qualcosa che gli sfuggiva … se solo avesse capito cosa! Se avesse scoperto che cosa gli dava così fastidio, era sicuro che i suoi voti sarebbero risaliti e sarebbe stato nominato miglior studente del corso di alchimia! Magia … chissà perché Elish ci tenesse così tanto che lui la chiamasse magia e non alchimia. Mah, non riusciva proprio a comprenderla!
Senza che lui se ne accorgesse, alle sue spalle era radunato un gruppo d’unicorni che lo guardavano con curiosità. Gli unicorni erano famosi in tutta Altrove perché, oltre ad esser custodi della magia di quella Terra, erano anche capaci di poter leggere nell’animo, nel cuore e nella mente di tutti i suoi abitanti. Il più possente tra gli unicorni, si pose davanti al ragazzo e, a sentire i suoi pensieri, quasi sorrise. Si girò a cercare l’altra fonte di pensieri che avvertiva: la ragazza.
Hai sentito, Wyaish? chiese attraverso il pensiero uno degli unicorni al suo capobranco, posto davanti al ragazzo.
Sì. Questi due cuccioli d’uomo sono divertenti. rispose Wyaish divertito da tutto ciò.
Allora? Che intendi fare? insistette l’unicorno di prima.
Semplicemente nulla. Non possiamo aiutarli perché la magia nasce dal cuore. Se un cuore è confuso o intrappolato nella mente di un uomo, loro non possono neanche vederci. A dimostrazione di ciò, avvicinò il muso al viso del ragazzo e ci soffiò sopra. L’unica cosa che ottenne fu che il ragazzo si risistemò i capelli corti che il “vento” gli aveva scompigliato.
Gli unicorni se ne andarono e poco dopo tornò Elish che, dispiaciuta, chiese scusa a Nikyl perché il motivo per cui l’aveva portato lì, non c’era. Non aveva trovato gli unicorni.
Nikyl, per tutta risposta, scoppiò a ridere e le disse “Unicorni? Tu non finirai mai di sorprendermi! Gli unicorni sono solo una leggenda!”
Elish, arrabbiata, “Non è vero! Qualche mese fa me li ha mostrati Eyijad!” gli rispose.
“Sicura che quell’elfo non ti avesse fatto vedere quello che voleva lui e non quello che c’era in realtà?” gli rispose sarcastico lui.
“Certo! Io ho visto … li ho visti!” ma un po’ di dubbio, provocato dalle parole di Nikyl, si era insinuato in lei. Scuotendo la testa pensò che era certa di averli visti e, alla fine, li avrebbe fatti vedere anche a Nikyl!
“Va bene, va bene, ti credo! Ora torniamo indietro, ti offro il pasto serale alla Locanda” le disse strizzandole l’occhio e iniziando a incamminarsi da dove erano giunti.
Wyaish, che aveva assistito al ritorno della ragazza mentre il suo branco pascolava più in là, scosse la testa e dalla sua criniera si sprigionarono scintille di luce bianca.
La magia nasce dal cuore e se esso è confuso o imprigionato nella mente, lei non può manifestarsi. Se lo facesse, non sarebbe buona magia. Sussurrò Wyaish al vento che accompagnò i ragazzi fuori dalla Valle fin giù, nelle loro rispettive città.
Un giorno senza un sorriso...è un giorno perso (Charlie Chaplin)