Ho rimuginato un bel po’ prima di decidere se rispondere o meno al post di Nihal. La Locanda per me è un luogo di relax e svago dove giocare al tapponzolo malandrino, mentre invece “là fuori” sono una persona rigida e severa, e non voglio guastare i rapporti con nessuno, perché perderei la mia nanica serenità. D’altra parte non mi va nemmeno di sorvolare su un’apologia dell’ingiustificabile, in cui il furto del lavoro altrui viene dipinto come una sorta di Robin Hood de noantri, per cui scriverò le mie riflessioni al riguardo e poi considererò chiusa la questione: è assurdo che si debba argomentare a favore della legalità, quando questa dovrebbe costituire la pietra fondante della società civile e in quanto tale dovrebbe essere un valore unanimemente condiviso e difeso.
1) Il furto: Gio ha già espresso in maniera molto efficace ciò che penso. Esiste un’infinità di modi legali per leggere senza dissanguarsi, è inutile arrampicarsi sugli specchi alla ricerca di se e ma. Tra prestiti, catene, biblioteche, scambi, demo gratuite (parecchi libri hanno preview scaricabili, per esempio nel mio caso una delle due copriva quasi un quarto dell’opera), etc etc, è facilissimo farsi un’idea del valore di un libro prima di acquistarlo o leggerlo integralmente senza spendere un centesimo. A differenza della pirateria, questi metodi lasciano almeno una minima traccia e consentono ad autori e CE di farsi un’idea dell’interesse suscitato dal testo, mentre il download anonimo e truffaldino resta nell’ombra e come tale affossa libri e autori. Migliaia di ladri sottraggono cifre (e qui non mi riferisco ai soldi) al sistema e possono dare l’idea che un romanzo valido non susciti interesse, decretando la fine del suo autore. Il parco degli aspiranti scrittori è virtualmente infinito e difficilmente l’offerta scomparirà, ma resta il fatto che per un lettore appassionato rubare un libro significa erodersi la terra sotto i piedi, ampliando il divario tra il guru che può spiattellare qualsiasi cosa (spesso allungando il brodo a dismisura) a 25 euro a volume e il mare magnum di tutti gli altri. Poi magari ci si lamenta pure che i big e le relative CE se ne approfittano...
Ultimo ma non meno importante, il libro è un bene voluttuario, non un genere di prima necessità. Non c’è ragione al mondo che ne giustifichi il furto. Possiamo raccontarci quello che ci pare, in questo caso si ruba solo perché vi è un diffuso senso di impunità al riguardo, altrimenti si agirebbe come in tutti gli altri campi: si incrocerebbero possibilità e priorità e si compirebbero delle scelte. Avere tutto è bello, ma non è garantito e soprattutto non è un diritto. Bisogna rispettare la legge per dignità e moralità proprie, non solo per il timore della gogna. Se questo paese è in rovina, è proprio per il diffusissimo malcostume di scambiare azioni disoneste per furbizia. Per cambiare le cose bisogna cominciare dai propri comportamenti, senza aspettare miracoli scesi dal cielo.
2) Il costo dei libri: è vero, 18 euro per un romanzo sono tanti, forse troppi (a seconda che poi piaccia o meno). Io per primo ho insistito invano con il mio editore affinché il romanzo uscisse nella fascia 9-12 euro, perché ritenevo che in tempi di crisi non si potesse chiedere a un giovane di sborsare un prezzo simile. Le alternative a basso costo però ci sono eccome. Rizzoli adesso pubblica romanzi cartacei “nuovi” (escludiamo i classici, quelli vanno per conto proprio e spesso ormai sono di pubblico dominio) sotto i 9 euro, mentre Newton e altri ti tirano praticamente dietro gli e-book. Se si vuole dare un messaggio all’editoria, bisogna premiare chi osa e tenta di rivoluzionare il mercato, puntando sulla diffusione per incentivare la lettura e realizzare economie di scala. Se si ruba soltanto, tutto ciò che il settore registra è un calo dei volumi e non c’è più differenza tra buone e cattive politiche, per cui le CE che “spennano” non saranno incentivate a imitare quelle virtuose. Come scriveva Hegel, di notte tutte le vacche sono nere.
In ogni caso vale la pena di fare due conti partendo dal caso peggiore, il volume a 18 euro. I romanzi che leggo in quella fascia di prezzo hanno mediamente 350-450 pagine e a occhio e croce durano 8-12 ore di lettura, diciamo 10 di media. Ciò significa che l’intrattenimento offerto dal libro costa 1,8 euro l’ora, non certo una cifra impossibile!
Buona parte dei videogiochi ormai costa di più, perché si punta su hype e grafica estrema a scapito della longevità.
Andare al cinema costa di più.
Passare la serata al pub a farsi pinte di birra costa di più.
Cenare fuori, a meno di sorbire brodini e ciucciare zampe di gallina, costa di più.
Viaggiare con un minimo di comfort costa di più.
Persino i fumetti costano di più (non so a voi, ma a me un albo da 90 pagine dura mezz’ora e costa 2,70€)!
In più il libro si può rileggere, prestare, scambiare o rivendere, cosa che non si può dire di tutti i passatempi più cari sopra citati, a meno che non viviate dentro una tuta Fremen e quindi ricicliate la birra un po’ di volte.
Allora il libro è davvero così lussuoso, o semplicemente non valutiamo la lettura quanto altri hobby? Magari perché è meno glamour? Perché leggono in pochi e quindi al pub parlare di Iron Man 3 fa figo e invece dell’ultimo romanzo letto fa vecchio e disadattato?
Cifre alla mano, mi pare che i fatti dimostrino la competitività dei libri. Si torna quindi all’argomento priorità di spesa e alle scelte soggettive. Si ruba in maniera consapevole, non per costrizione.
3) Ho lasciato per ultima la frase che mi ha colpito di più, un vero e proprio schiaffo: “è la dura legge del mercato”. Ammesso e non concesso di ignorare per un attimo la fallacia delle argomentazioni pro download, vorrei farti riflettere su una cosa: il principio secondo cui sarebbe legittimo penalizzare i giovani autori in quanto tali, premiando con l’acquisto legale solo i big, è lo stesso per cui, mutatis mutandis, tu ti ritrovi a essere una precaria sottopagata e bistrattata a scapito di chi ha il posto sicuro, di comando e ben remunerato, cosa di cui giustamente ti lamenti spesso. Bisogna tributare agli altri lo stesso rispetto che si pretende per se stessi, invece di replicare in piccolo i torti che si subiscono. What goes around, comes around.
Passo e chiudo