SeanMacMalcom ha scritto:I miei due centesimi sull'argomento.
Nella premessa che non mi interessa essere considerato o non considerato autore, scrittore o chissà cosa, dove come credo di aver adeguatamente espresso, scrivo innanzitutto per me stesso e non per dimostrare qualcosa a qualcuno, dal momento in cui mi sono rivolto a Lulu.com, ho iniziato a essere discriminato in maniera decisa in tantissimi contesti "del settore".
Il trattamento riservatomi qui, così come in pochi altri forum/community, ha da considerarsi qual eccezione, non regola.
In pratica, fino a quando mi limitavo a scrivere le Cronache soltanto online, ero considerato senza infamia e senza lode, uno fra i tanti che si dilettano a scrivere online.
Quando ho voluto prendere lo stesso materiale già presente online, rivederlo, correggerlo (e quindi sottoporlo a editing, nel limite delle mie capacita), formattandolo al meglio, cercando di renderlo il più professionale possibile nel rispetto dovuto a coloro che mai avrebbero deciso di comprarlo (come giustamente sottolineato in questo stesso thread da qualcuno), addirittura adoperandomi per arricchirlo il più possibile con l'aggiunta delle tavole illustrate e tutto il resto, la reazione che ho incontrato dai più è stata di violenta discriminazione ("L'autopubblicazione è fondamentalmente una minchiata dove chiunque potrà bullarsi di aver scritto e pubblicato un libro che nessuno leggerà.", "Io per un libro autoprodotto non ci spenderei un euro, se me lo vogliono far leggere gratis bene, altrimenti non è che sto a pagare per fare il correttore di bozze.", tanto per citare letteralmente un paio di pensieri, fra tanti, che mi sono stati gentilmente offerto poco tempo fa a tal riguardo).
E questa reazione, a ragione o a torto, deriva dal pensiero estremamente comune (non solo in Italia, ma nel mondo intero) che il self publishing, nell'assenza di un editore, sia privo sia di un controllo sui contenuti che di uno sulla forma, tale da permettere anche a "merda" di essere pubblicata.
Io non so se quello che scrivo potrebbe essere realmente meritevole di attenzione o di pubblicazione. Non so se sia "merda" o se sia paragonabile a una normale narrativa di intrattenimento, senza pretese di sorta. Non sta a me giudicarlo, e, sincermente, allo stato attuale delle cose non mi interessa nemmeno particolarmente.
Ciò che mi fa, però, rabbia, è sentir parlare di libri pubblicati da case editrici, grandi o piccole che siano, che sono considerati degni di attenzione in quanto pubblicati da una casa editrice ma che, in ciò, si dimostrano evidentemente privi di un più o meno completo editing. Ossia privi di quel controllo "di qualità" del quale io vengo accusato di essere.
Mi fa rabbia e mi verrebbe da credere, forse peccando di arroganza, che se i miei libri venissero presi così come sono ora su Lulu.com e venissero stampati da una casa editrice, piccola, media o grande che essa sia, molta gente che ora non mi considera neanche degno di avere le dita per battere i tasti sulla tastiera, magari, cambierebbe di netto idea, nel decadimento di ogni pregiudizio negativo prima esistente e, peggio ancora, spronati da un pregiudizio positivo che associa alla casa editrice un'aura di illuminismo che, forse, non le dovrebbe essere tale.
Quindi, in virtù della mia personale esperienza, ribadendo il concetto già espresso durante la serata della tavola rotonda nel merito dell'editing innanzitutto necessario da parte dell'autore, quale forma di rispetto (1) verso se stesso, (2) verso la propria opera, (3) verso i propri ipotetici lettori, sottolineo come, a mio modesto parere, se un libro è pubblicato dall'editoria tradizionale, grande o piccola che sia, quel libro DEVE assolutamente tendere all'impeccabilità, sia nella forma sia nei contenuti, ove, in caso contrario, tutti gli insulti con i quali, ogni giorno, mi ritrovo a fare i conti, non da parte di chi ha letto i miei scritti, ma da parte di chi mi pregiudica in quanto non "scelto" da un editore, non hanno ragione d'essere.
P.S. sia chiaro che io non rifiuto l'idea che qualcuno mi dica "scrivi di merda".
Ma che questa frase sia conseguenza di una lettura della mia opera (nella forma grezza presente online o nella forma riveduta e corretta del cartaceo)... e non quale semplice pregiudizio perché, sotto la mia copertina, non appare il nome di un editore.
Guarda, sono d'accordo, ma solamente in parte. Sono d'accordo quando parli dei pregiudizi ad esempio, ma non sul resto. Mi spiego meglio. Secondo me ogni casa editrice seria (grande, piccola o media che sia) ha un limite e un pregio: il limite è quello di dover scegliere il 70% dei manoscritti in base alla moda, il 20% in base al valore e il 10% in base ad altre motivazioni personali; il pregio invece è quello di poter lavorare, sul 100% dei manoscritti, con esperti nel settore. L'editing non è semplice correzione del testo, controllo dei refusi e via dicendo. Quello è il lavoro dei correttori di bozze. Un editor ha il compito di "aggiustare" ciò che non va, di cercare una nuova chiave di lettura se il lavoro ha potenziale, di tagliare tutto e dare imput allo scrittore. Io queste cose le ho imparate per esperienza personale, ma può anche essere che altrove capiti in modo diverso! ^^ Nel mio piccolo ho avuto accanto persone che mi hanno dato molto, persone che non hanno riscritto nulla, ma che hanno preteso che aggiustassi il mio lavoro in base alle loro indicazioni. Ho avuto la fortuna di far parte di quel 20% di cui sopra, di avere un manoscritto con tante potenzialità ma con altrettanti limiti. E per due anni ho lavorato con l'editore, per rifinire un qualcosa di grezzo che, ad oggi, non è neppure perfetto!
E' questo il limite di Lulu secondo me. Uno scrittore non sarà mai buon giudice dei propri lavori. Non avrà mai il distacco necessario per dire "questo va bene e questo invece no". Io poi non parlo del semplice "aggiungi questo elemento che va di moda!" ma del lavoro vero; quello di persone capaci che fanno di tutto per dare risalto a un romanzo.
PS: Ovviamente non è solo un limite di Lulu, ma anche di quelle piccole case editrici che non spendono un euro in editing, lasciando onore/onere all'autore.