Autore: Cecilia Dart-Thornton
La Canzone di Commiato
La Canzone delle Lamentatrici
Canzone Popolare
Canzone da Taverna
La Canzone del Giorno della Ghirlanda
La Guerra dei Goblin
La Canzone di Commiato:
Rosa, tu che al deserto sei sbocciata
sulla duna da pioggia ora baciata,
sei sorprendente lampo, ahimè, fugace
che troppo presto rinsecchisce e giace.
Ricca di linfa, brilli di colori,
principessa fragrante sei dei fiori.
Tu che così resisti sei sì forte
da vivere dov'altri trovan morte.
La tua preziosa e insolita semenza
nella siccità dorme con pazienza.
Di volta in volta la tua stirpe dura
e una pausa attende nell'arsura
finchè la pioggia non torna a dilagare
e il deserto non si trasforma in mare.
Poi la tua veste indossi, la corolla,
le tue foglie che luce ora ingioiella.
Che lusso, quale insolita eleganza
che al sospiro del vento oscilla e danza.
Dei ruscelli del cielo la rugiada
bevi, quando sulla sabbia cada.
La terra addobbi con colori belli,
rosa polvere e giada, verdi e gialli.
E, se come rapido bacio svanirai,
nella mente di ciascuno resterai.
Tutto ci ricorderà il Ballo dei Fiori
quando saran scomparsi i tuoi odori.
Il tuo seme sepolto in sabbia dura,
è un'indomita sfida a quell'arsura.
Il seme agogna l'acqua e il suo ritorno,
e invincibile attende, notte e giorno.
Figlia paziente del deserto è la rosa,
che sempre a profumar torna ogni cosa.
Poichè non c'è al mondo una contrada
dove prima o poi pioggia non cada.
La Canzone delle Lamentatrici (per un rito funebre):
Ora tu parti in viaggio sul lago
mentre noi stiamo qui sulla riva.
Benchè allietati dalla tua salvezza,
i nostri cuori sono tristi.
Libera da ferita e da ogni male
tu vai per la tua strada. Noi
che restiamo soli ora soffriamo,
e sentiamo la tua mancanza.
Addio! Tu sei andata a riposare
dove non c'è più nessun dolore.
Ma forse laggiù oltre la sponda
ci incontreremo ancora.
Che i gigli d'acqua fioriscano
sopra il luogo del tuo ultimo riposo;
un tranquillo e gradevole sudario
di merletto vivente.
Il sole e la pioggia hanno formato
i fiori e tutto ciò che cresce al mondo.
Il fuoco e l'acqua posson divorare,
ed entrambi rinnovano ogni cosa.
Canzone Popolare:
C'era una volta il servo di un fattore,
Jack Gambapigra da tutti era chiamato.
Non era certo un gran lavoratore,
la sua passione era dormir sul prato.
Disse il padrone: «Oggi porta le capre
là presso il fosso e falle pascolare.
Su quella terra sì piena di sassi
che non possiamo arar né seminare.»
Così Jack Gambapigra andò nei campi
e chi trovò quando raggiunse il fosso?
Seduto là sull'erba della riva
c'era un ometto dal cappello rosso.
Jack in silenzio gli girò le spalle
e con un balzo a prenderlo fu lesto.
«Tutti dicono che tu abbia una pignatta
piena d'oro», gridò. «Dammela, presto!»
«Abbia pietà. Lasciami andare, amico!»
pregò l'ometto da lui accalappiato.
Ma Jack lo strinse forte. «Parla, dico,
o sarai sul momento strangolato.»
L'altro si arrese. «Ahimè, sia come vuoi»,
rispose, «è sottoterra la pignatta d'oro.
Ti condurrò sul posto, ma dovrai
scavarla fuori tu, col tuo lavoro.»
Jack fu guidato in una piana incolta
di cespugli coperta e fitti rami.
«Ecco», disse l'ometto, «qui è sepolta
la pignatta dell'oro che tu brami.»
E gli indicò un cespuglio forzuto
dicendo che doveva lì scavare.
Jack rise forte, essendo risaputo
che i wight non potevano mentire.
Ma poi si guardò intorno e, con stupore,
vide migliaia di cespi similari
che pur diversi nella posizione
erano uguali nei particolari.
«Metterò un contrassegno», disse allora,
«così la pianta io distinguerò.»
E dal collo levossi il fazzoletto
rosso e a quel cespuglio lo legò.
«Ora ti lascio andare, amico bello.
Ma», disse al wight, «in fede mia
prima dovrai giurar che il fazzoletto
da questa pianta non toglierai via.»
«Giuro ciò che tu vuoi», disse l'ometto,
«il contrassegno non sarà toccato.»
«Allora vai», concesse il giovane.
«Io sarò ricco e tu sei liberato!»
Jack vide che il terreno era sassoso,
gli occorreva un piccone per scavare.
Lasciò l'ometto con gesto generoso
e in paese andò a farselo prestare.
«Non siete astuti come credevate»,
disse,«voi wight col vostro gramarye.
Io so ben acchiapparvi nella rete,
perciò non datevi più tante arie!»
Ma quando tornò indietro sulla piana
pronto a scavar la terra col piccone,
già pregustando la pignatta d'oro
guadagnata con la sua furba azione,
sentì che il cuor gli si fermava in petto
dinanzi a uno scenario inaspettato:
poichè un rosso sgargiante fazzoletto
a tutti quanti i cespugli era legato!
«Scaverò allora sotto ogni cespuglio!»
gridò Jack Gambapigra furibondo.
«Non illudetevi d'avermi giocato.
Avrò il mio oro, quant'è vero il mondo!»
Ma, se il piccone non si fosse rotto
lasciandolo a metà nel suo lavoro,
ancor là lui sarebbe come un matto
a scavar buche in cerca di quell'oro.