Mentre stava valutando la possibilità di bussare ad una porta, sentì finalmente delle voci. Le seguì fino a un’osteria. Il locale stava chiudendo e gli ultimi avventori stavano uscendo nella via poco illuminata. L’insegna cigolante, appena visibile alla fioca luce di una lanterna, recitava “Osteria della Scienza”. Dunque aveva raggiunto il villaggio, a ridosso della Città Murata, che tanti secoli addietro aveva ospitato le riunioni del Consiglio dei Druidi.
(...) Si sforzò di assumere un’espressione sicura, e si rivolse all’oste, un omone tarchiato con un grande grembiule macchiato, chiedendo di un guaritore. Immediatamente si ritrovò al centro dell’attenzione generale. Tutti lo guardarono sorpresi ed incuriositi. A salvarlo dai commenti degli avventori, alcuni decisamente ubriachi, fu la moglie dell’oste che si fece largo come una furia e lo sollevò di peso portandolo all’interno dell’osteria. Il viso tondo, come il resto del corpo, assunse un’espressione materna quando si rivolse a Nico (...)
(Santamarta, GEC)