di SeanMacMalcom » 13/12/2009, 21:22
[Game off - modificato a seguito delle spiegazioni addotte]
[Cam]
L'azione è stata tanto rapida che a malapena mi è stata concessa possibilità di maturare coscienza attorno alla medesima. La mia spada, non ancora macchiatasi con il sangue dei troll, non si è ancora concessa occasione di abbattere alcun nemico, così come sfortunatamente è stato anche per tutti gli altri del nostro contingente, al contrario abbattuti in maniera estremamente rapida, quasi folle nella propria subitaneità.
Zara, nelle sue aspre considerazioni, non ha tutti i torti: il nostro popolo è vissuto in un'isolata pace per troppi secoli e, questo, ci ha negato la confidenza necessaria con l'arte della guerra.
La situazione, ora, è critica e se su un fronte il pericolo imposto dai troll è ancora presente, sull'altro la necessità di infrangere l'incantesimo non è comunque assente.
Il ricorso al potere delle Anime della Natura potrebbe, forse, avrebbbe potuto risolvere in maniera rapida la questione, ma simile potere, tale forza, è stata da sempre deprecata, là dove ci è chiesto di vivere in armonica con la Natura e non di imporle il nostro volere, chiedendole la morte dei nostri avversari.
Sono trascorsi anni, secoli in effetti, dall'ultima volta che ho preteso un pegno di sangue da un nemico, e probabilmente, fosse solo per me, preferirei offrire la mia vita ancor prima di domandare quella di un avversario. Ma non si tratta solo di me in questo momento. Non si tratta solo di me, ma di Eos e di tanta altra gente che, se ora cedessi, potrebbe pagare cara questa mia debolezza.
Costretto, ormai, con le spalle al muro, non posso far altro che spingermi con violenza in contrasto dei due troll, scegliendo prima quello illeso e subito dopo quello ancor ferito.
Non più frenato da ritrosie di sorta, da dubbi sul pretendere questo sacrificio, lascio che la mia lama attraversi il collo del primo con un ampio tondo manco, decapitandolo prima ancora che egli possa rendersene conto: la mia velocità fisica, dopotutto, è superiore alla loro e, così, anche la mia agilità.
Giunto innanzi a quello ferito, nel mentre in cui il corpo del suo compagno sta ancora ricongiungendosi alla terra, mi trovo costretto per un istante a retrocedere, a confronto con una furia, una violenza, non prevista, scatenata sicuramente dal dolore per il danno già subito, capace di spronarlo a gesti estremi non meno rispetto ai miei. Devo ringraziare il salto appena compiuto per avermi offerto possibilità di sopravvivenza, ove altresì il mio corpo sarebbe stato sicuramente sventrato dall'irruneza del mio avversario: il suo atto, però, mi offre la possibilità di un fendente diretto alle sue braccia, un colpo violento che lo priva delle medesime e che lo porta, in ciò, a gridare di nuovo dolore, di nuova rabbia, per quanto poi la grazia, presto, lo raggiunge.
«Rifletti, Eos.» richiamo l'attenzione della giovane a me prossima «E' più semplice cercar di sfuggire ad ogni singola goccia di pioggia, o disperdere le nubi, affinché non vi sia più pioggia dalla quale sfuggire?»
Così dicendo conficco la mia spada nel terreno, dove ormai inutile, e mi siedo sull'erba, incrociando le gambe e cogliendo, dalla mia cintola, la siringa, là dove era stata naturalmente riposta all'interruzione del mio cammino verso il Consiglio.
«Inutile tentare di contrastare un potere sì oscuro e potente.» esplicito, subito dopo, per esser certo di poter essere compreso «Meglio impegnarsi a colpire direttamente la sua fonte: anche la più temibile delle creature, privata della testa, non può sopravvivere.»
Sono debole. E comunico senza parole tale ammissione tanto alla mia giovane accompagnatrice quanto al mago amico, qui presente. Gran parte delle mie energie sono state spese per restituire salute alla mutaforma e, da solo, non potrei mai raggiungere un tale obiettivo.
Ma, forse, se tutti insieme uniremo i nostri poteri, le nostre energie, l'oscuro avversario potrà essere vinto...
E, senza aggiungere altre parole, senza cercare di invocare verbalmente ulteriore supporto ove questo potrebbe denotare la mia reale debolezza agli occhi dell'avversario, inizio a suonare il mio strumento, affinché le mie note possano giungere là dove alla mia spada non sarebbe dato di spingersi, là dove al mio braccio non sarebbe concesso di arrivare.
Questa è, in fondo, l'essenza stessa del mio potere: ogni elfo, ogni creatura in generale, interpreta la Natura a proprio modo, in un linguaggio per sé più congeniale... e il mio è quello della musica.
Una musica che, intrecciandosi con le note proprie della stessa Natura, non può non spingersi oltre ogni barriera, oltre ogni distanza, nel tempo o nello spazio...
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SeanMacMalcom il 13/12/2009, 22:39, modificato 1 volta in totale.