(da Pilù)
Saliamo l'ampio scalone che conduce alla sala del Consiglio. Ci fermiamo di fronte ai doppi battenti in pesante legno intarsiato.
Dall'interno giungono voci concitate, un brusio sommesso e continuo. Faccio un cenno a Rambo e l'attacco ha inizio.
Uniamo le nostre menti e prima ancora di spalancare la porta nel salone i consiglieri sono sprofondati in un sonno profondo.
Entriamo.
A terra, sul pavimento scuro, giacciono - in una posa scomposta - quattro guardie del Governatore.
Il mio sguardo vaga intorno al grande tavolo ovale e valuta le teste chine posate sul legno lucido.
Individuo le nostre vittime e indico i tre uomini a Rambo. Poi mi concentro e invoco il sostegno del mio signore. Nel salone compare un'aurea argentata. L'ombra dai riflessi sinistri avvolge la nostra preda.
Chiudo gli occhi, le sopracciglia aggrottate in una smorfia. Mantengo la concentrazione per diverse frazioni di clessidre, il sudore mi scorre lungo la schiena e impregna le mie vesti.
Infine sento che ce l'abbiamo fatta.
Quando riapro gli occhi, intorno al tavolo ci sono tre posti vuoti.
Un ghigno soddisfatto si distende sul mio volto mentre mi volto verso il mio compagno.
"Un'ultima cosa" mormoro, guardando le guardie. Allungo la mano destra con il palmo verso il basso. Quando si sveglieranno il loro unico ricordo sarà che, ieri sera, tre consiglieri non si erano presentati alla riunione.