Il racconto di Parola

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Il racconto di Parola

Messaggiodi demon black » 08/09/2010, 14:35

FIABA

C’era una volta un imperatore di nome Parola. Egli regnava sopra un vasto impero con sudditi ricchi e contenti, ma nonostante la felicità che lo circondava, aveva un grande dolore: non aveva figli. Arrivato alla vecchiaia la sua tristezza aumentò sempre più e continuava a piangere e piangere ancora e altro non faceva. Oggi così e domani ancora. Un giorno l’imperatore stava all’ingresso del suo palazzo e continuava a lamentarsi. Passo di lì un vecchio, lo salutò poi disse:
-Imperatore, abbi pietà di un povero viandante e dammi per favore, una brocca d’acqua e un pezzo di pane .
L’Imperatore rispose:
-Vecchio mio, non ti darò così poco ma entra per favore e la mia Imperatrice ti offrirà la cena e se devi andare lontano, passa la notte da noi.
L’Imperatore condusse il vecchio in casa e l’Imperatrice portò il mangiare caldo e suo marito verso il vino nel bicchiere del vecchio, poi gli augurarono buona notte e lo lasciarono riposare. Durante la notte l’Imperatore fece un sogno: il vecchio gli stava dicendo:
-Imperatore, per la vostra ospitalità vi porterò via il dolore che avete nell’anima. Fate quello che vi dico e tutto andrà bene. L’Imperatrice deve cercare nel cortile del palazzo un alberello che dovrà curare e quando darà frutti li dovrà mangiare. Fate questo e tutto andrà per il meglio.
Al mattino l’Imperatore raccontò tutto a sua moglie e i due corsero a cercare il vecchio…ma questi era già andato via.
Allora dopo aver pensato a lungo, decisero di seguire le indicazioni ricevute dall’Imperatore nel sogno.
L’Imperatrice andò nel cortile del palazzo e grande fu la sua meraviglia quando trovò un alberello nel luogo indicato dal vecchio e dove prima non c’era niente. Lo annaffio, gli tolse i rami e le foglie secche. L’indomani l’Imperatrice trovò sui rami tre piccoli pomi che mangiò subito. Passato il tempo necessario, l’imperatrice dette alla luce tre bambine.
Gioia grande per l’Imperatore e per tutto il regno…
Il giorno della festa fu imbandita una grande tavola con cibo per le Auguri: farina, latte, miele, sale e acqua.
Le "Auguri" avevano il compito di indagare la mente degli dèi osservando il volo, il canto ed altre manifestazioni della vita degli uccelli ("auspicium" od "avispicium"); perché i Romani non credevano di poter intraprendere nessun atto di una certa importanza senza aver prima preso l'"augurio", né assegnare un'area alla costruzione di un tempio o ad altro uso solenne, senza che questa fosse stata "inaugurata", cioè delimitata dalle "Auguri" per prendervi l'auspicio.
Queste mangiarono poi predissero:
-La più grande si chiamerà Parola Giusta e sarà dura, colpirà, romperà poi raddrizzerà con giustizia e amore di verità.
-La seconda si chiamerà Parola di Spirito e sarà sempre alla ricerca del nocciolo delle conoscenze.
-La terza si chiamerà Buona Parola e sarà dolce, mansueta, caritatevole, pronta a lenire le ferite del corpo e dell’anima.

Le figlie crebbero ed in tutte le loro azioni rendevano felici i genitori.
Le cose previste alla loro nascita si dimostravano vere: Parola Giusta era tanto accorta che suo padre le aveva ceduto ben volentieri il compito di fare giustizia; Parola di Spirito parlava con i grandi scienziati e ricercatori; Parola Buona accarezzava tutti i sofferenti e dove passava nascevano i sorrisi e la gioia. I loro genitori erano felici e non passava giorno che non ringraziassero per l’arrivo del vecchio alla loro porta.
La felicità regnava sul loro paese… ma un giorno comparve un drago a uno dei confini dell’impero. Bruciava i paesi, mangiava il cibo della gente.
L’Imperatore le provò tutte: mandò armate, mandò ambascerie, fece circolare un bando che prometteva la mano di una delle figlie a chi avesse sconfitto il drago.
Niente, il drago sembrava invincibile.
Allora l’imperatore andò di persona a trovare il drago e gli chiese:
-Ei Drago, ma cosa vuoi tu da noi.
-Vedi Imperatore, io da voi non vorrei niente ma sono troppo arrabbiato e la causa è la mia padrona l’Imperatrice Lettera: è rimasta senza pensieri e nel nostro impero regna la confusione. Lei è molto preoccupata poiché non sa più come risolvere i problemi. Io allora mi arrabbio e me la prendo con chi trovo sulla mia strada.
Dopo aver sentito il discorso del drago, l’Imperatore stette a pensare… doveva fare qualcosa per liberare il suo paese da quel drago.
-Guarda Drago che io ho tre figlie che saprebbero risolvere i problemi della tua Imperatrice. Potrebbero venire nel tuo paese, a patto che tu lasci stare le mie terre e i miei uomini.
-Allora sia fatto come dici tu Imperatore - e il drago dopo aver salutato se ne andò per la sua strada.
Tornato al palazzo l’Imperatore chiamò le sue figlie e le informò dell’impegno preso col drago. Preparati i bagagli le ragazze si misero in viaggio.
Trovarono l’Imperatrice Lettera molto arrabbiata, comunque le ricevete in modo adeguato… Poi ella raccontò:
-La colpa di tutto è soltanto mia. Un giorno mentre ero in Consiglio con i miei dignitari, mi sono vantata che gli uomini non saprebbero imbrogliare le chiare lettere che io metto nero su bianco sulla carta. Di colpo comparve la Fata Brontolona arrabbiata e mi lanciò un incantesimo tremendo: che non ci fosse ordine e pulizia di pensiero nel mio regno. Solo cose ingarbugliate e balbettii finche non troverò la preghiera dell’intelligenza. Come e dove sarà non ho idea ma lei diceva che si trova in mezzo a Legge, Istruzione e Carità. Ho cercato e poi cercato ancora ma non ho trovato niente di quello che mi ha detto la Fata. Se voi troverete la soluzione mi farò serva alla corte di Parola e a voi darò il mio regno.
Le ragazze si misero a pensare ma non trovarono risposta. Quando stavano per rinunciare ecco chi si vide? Il Vecchio che disse:
-Mie figlie prendete la strada dove sorge il Sole e tramonta la Morte. La troverete solo se avrete questa grazia.
Le ragazze partirono verso Oriente. Camminarono quel tanto che possono durare due pani e una brocca d’acqua e giunsero in un bosco.
Ma che bosco!! come mai avevano visto: nero e ingarbugliato, percorso da cattivi pensieri e rabbia. Stanche e affamate, le ragazze seguirono un sentiero pieno di erbacce e giunsero ad una casa in rovina.
Bussarono e la porta fu aperta da una vecchia, ma tanto vecchia che i suoi anni non si contavano più. Le ragazze chiesero un pò di pane ed acqua.
-Vi posso dare l’acqua, visto che l’abbiamo dal Signore ma per il pane dovrete lavorare per un giorno.
Le ragazze accettarono.
Parola Giusta lavorò nel pollaio: lo pulì, lo lavò poi dette il mangime ai polli. Grande fu la sua meraviglia quando vide che il mangime era mescolato con quello dei cani e dei bovini. Con pazienza divise i vari mangimi e dette ad ognuno la giusta porzione.
Parola di Spirito ebbe come compito fare ordine fra le carte della vecchia che erano tremendamente ingarbugliate. Nessuna speranza di venirne a capo…ma la ragazza con infinita pazienza, ricordando l’insegnamento avuto dai sapienti del regno di suo padre sistemò tutto.
Parola Buona ebbe come compito di accudire proprio la vecchia che era molto bisbetica ma la giovane con il suo modo di fare fece nascere un sorriso sul volto della donna.
Finita la giornata di lavoro la vecchia disse:
-Siete state tanto brave in tutto che vi darò un ultima cosa da fare. Tornate da Lettera e ditele di salire nella torre abbandonata del palazzo e di portare giù la cassetta che lì troverà. Il resto lo saprete dopo.
Trovato il scrigno lo aprirono e vi trovarono tre lettere con i loro nomi su ogni busta.
Aprirono le buste: in quella di Parola Giusta c’era scritto “fatapen”, da Parola di Spirito:“sierovie” e da Parola Buona “nisonoinpena”.
Lettera si mise a piangere:
-Questa è opera di Brontolona .
Le ragazze lessero più volte fin che capirono: FATA PENSIERO VIENI SONO IN PENA.
Subito comparve una fata meravigliosa accompagnata da tre bellissimi principi e disse:
-Io sono la fata del Pensiero e loro sono i miei tre figli: Legge, Istruzione, Carita’.
Così si sposarono e Lettera entrò in servizio da Parola e Pensiero badò a tutti per garantire la tranquillità e l’armonia fra la mente e l’anima.



Leggenda Rumena
Un giorno senza un sorriso...è un giorno perso (Charlie Chaplin)
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