FIABA
C’era una volta... se non ci fosse stato non si racconterebbe, quando sui pioppi crescevano le mele, quando gli orsi sbattevano la coda, quando i lupi e gli agnelli si abbracciavano e si baciavano fraternamente, quando alle pulci si mettevano i ferri da cavallo pesantissimi e continuavano a saltare fino alle nuvole...i più bugiardi sono quelli che non mi credono.
C’erano dunque un potente imperatore e un’imperatrice giovani e belli che nel desiderio di avere figli avevano varie volte fatto tutto il necessario.
Erano stati a consultare filosofi e maghi per far leggere le stelle e riuscire a prevedere l’arrivo di un erede ma niente.
L’imperatore venne a sapere che in un vicino villaggio viveva un vecchietto in gamba e mando a chiamarlo ma lui rispose ai messi che chi ha bisogno di lui lo deve venire a trovare. L’imperatore e l’imperatrice accompagnati da consiglieri, soldati e servitori andarono alla casa del vecchietto.
Avendoli visti arrivare, il vecchietto usci a riceverli e disse:
- Siate benvenuti ma cosa volete sapere? quello che desideri ti porterà tristezza.
-Non sono venuto a chiederti questo disse l’imperatore ma vorrei sapere se hai una cura per poter avere bambini.
-La cura esiste ma avrete un solo bambino.
Poi dette loro delle pozioni.
Tornarono contenti al castello e dopo pochi giorni l’imperatrice rimase incinta. Tutto il regno e tutta la corte erano felici.
Ma ancora prima di nascere il bambino si mise a piangere e nessuno conosceva un rimedio al suo pianto.
L’imperatore li promise tutte le ricchezze del mondo ma non riuscì a farlo tacere.
- Caro amore di papà, ti darò quel regno o quell’altro ti farò sposare la principessa più bella e finalmente disse:
- Ti darò la giovinezza senza vecchiaia e la vita senza morte!
Allora il bambino si quietò e poco dopo venne al mondo.
La gioia fu altissima:le feste durarono per tutt’una settimana.
Man mano che cresceva il bambino diventava sempre più bravo ed intelligente. Lo misero a studiare nelle migliori scuole e presso i più grandi filosofi. Tutto quello che gli altri bambini imparavano in un anno, lui lo sapeva già dopo un mese. Tutto il regno gioiva di avere un erede al trono tanto bravo quanto re Salomone.
All’improvviso il ragazzo divenne triste e pensieroso.
Il giorno del suo quindicesimo compleanno l’imperatore dette un grande ricevimento al palazzo.
In mezzo alla festa il principe si alzò e disse:
-Papà e’ venuto il tempo di darmi quello che mi hai promesso alla nascita.
Sentite queste parole l’imperatore tristissimo disse:
-Caro figlio, come potrei darti cose impossibili ? avevo fatto quella promessa solo per farti quietare.
- Se non puoi darmi quello che hai detto sarò costretto a girare il mondo per trovare la promessa per la quale sono nato.
Tutti i presenti: l’imperatore, i nobili, i ministri si inginocchiarono e lo pregarono di non lasciare il regno. Dicevano:
- Tuo padre ormai e’ vecchio, ti mettiamo al suo posto e ti porteremo la più bella principessa per farti da sposa.
Era impossibile far cambiare la decisione del principe.
Allora il padre decise di permettere la partenza del principe e ordinò i preparativi.
Il principe andò alle scuderie imperiali per scegliere un cavallo degno di lui…ma tutti i cavalli crollavano sotto la sua spinta…
Quando stava per lasciare la scuderia notò in un angolo un animale magro e mal ridotto. quando lo tocco il cavallo disse:
-Comandi padrone…ringrazio il cielo che mi ha mandato un baldo giovane come te…
Il cavallo alzandosi stette dritto come una candela. il principe chiese che intenzioni avesse e il cavallo rispose:
-Devi farti dare da tuo padre la spada, la lancia, l’arco e la faretra con le frecce e i vestiti di quando era giovane. Mi devi curare con le tue mani, e darmi l’orzo cotto nel latte.
L’imperatore chiamo il gran maggiordomo e gli disse di aprire al figlio tutti gli armadi. dopo aver cercato tre giorni e tre notti il principe trovò in una vecchia cassapanca le armi e i vestiti dell’imperatore da giovane. Per sette giorni il principe lavorò per togliere la ruggine dalle armi. Intanto curava anche il suo cavallo.
Quando il cavallo venne a sapere che Belprincipe aveva pulito e ripristinato i vestiti e le armi si alzò e scuotendosi fecce andare via tutte le piaghe e i bubboni che aveva addosso trasformandosi in un bellissimo stallone… Belprincipe disse:
- Fra tre giorni si parte
-Per me possiamo partire anche subito
Il giorno della partenza la corte, il palazzo e tutto il regno erano listati a lutto: Belprincipe vestito da cavaliere sul suo cavallo salutò tutti uno a uno dall’imperatore all’ultimo stalliere.
Tutti piangevano e continuavano a pregarlo di non partire ma egli, spronando il cavallo, uscì dal portone.
Lo seguivano dei carri con viveri, soldi e vettovaglie e circa duecento soldati mandati dall’imperatore per accompagnarlo.
Uscito dai territori dell’impero Belprincipe regalò tutti i suoi averi ai soldati e salutandoli li mandò indietro portando con se solo i viveri che poteva trasportare. Prese la strada per l’est e andò, andò, andò tre giorni e tre notti. Giunse ad un estesa pianura ricoperta da ossa umane.
Fermandosi a riposare il cavallo gli disse:
-Sappi padrone che ci troviamo sulle terre di Ghenoia, una donna malvagia che uccide ogni persona che osa entrare nelle sue terre. Una volta era una donna come le altre ma la maledizione dei suoi genitori che lei non ascoltava e che faceva soffrire l’hanno fatta diventare così. Adesso si trova con i suoi figli ma domani la incontreremo nel bosco dove lei ti aspetterà per ucciderti. E’ molto grossa ma non devi aver paura ed essere pronto con l’arco e le frecce e tenere a portata di mano la spada e la lancia.-
L’indomani all’alba si preparavano a partire quando si sentì un fracasso tremendo.
-Ecco padrone è lei che sta arrivando-.
Al suo passaggio buttava già gli alberi. Il cavallo, sfruttando il vento, salì al di sopra della Ghenoia e Belprincipe la colpì con due frecce una per gamba.
-Ferma bel Principe, non voglio farti del male e per provartelo ti firmo il mio impegno con il sangue. Devi ringraziare il tuo cavallo se le tue ossa non sono andate a raggiungere quelle che hai visto nella pianura. Sappi che nessun estraneo è giunto fino qua; qualche pazzo è arrivato fino alla pianura delle ossa.-
Andarono alla casa di Ghenoia che organizzò una festa in suo onore. La strega pregò Belprincipe di fermarsi per sposare una delle sue figlie ma egli rifiutò rammentando cosa cercava.
-Con il cavallo ed il coraggio che ti ritrovi penso riuscirai nell’impresa.
Dopo tre giorni di preparativi ripartirono; camminò, camminò e quando passò il confine delle terre di Ghenoia trovò una pianura per metà bella con piante fiorite e per l’altra metà bruciata.
Belprincipe chiese al cavallo perché l’erba era bruciata.
-Qui siamo nella tenuta di Scorpia, la sorella di Ghenoia. Scorpia è peggiore della sorella: ha due teste che sputano fuoco.
L’indomani stavano per partire quando arrivò Scorpia sputando fuoco. Il cavallo prese il volo sul vento e Belprincipe colpì con una freccia la testa della strega. Quando stava per colpire l’altra testa Scorpia piangendo chiese tregua.
Come prima dalla sorella Belprincipe passò tre giorni nella casa di Scorpia e poi partì.
Passato il confine incontrò una pianura. Il tempo era bello ma il cavallo disse:
-Ci aspetta la prova più grande: un po’ più avanti c’è il castello di Vita Senza Morte e Giovinezza Senza Vecchiaia. Intorno al castello un bosco impenetrabile pieno di bestie feroci. Non possiamo passare attraverso; posso solo provare a saltare sopra il bosco. Aggrappati alla mia chioma.
Il cavallo prese il volo e riuscì ad arrivare alla radura al centro del bosco. Ma senza l’aiuto della fata del posto sarebbero caduti in mezzo alle bestie feroci. La fata invitò Belprincipe dentro la casa. All’interno c’erano altre due ragazze, le sorelle della fata.
La vita era molto bella e Belprincipe rimase insieme a loro. Gli dissero che poteva girare ovunque; l’unico posto da non vistare era la valle del pianto.
Il tempo passava e Belprincipe non si accorgeva. Un giorno cacciando una lepre si ritrovò senza saperlo nella valle del pianto. Tutto ad un tratto provò nostalgia di suo padre, tornò al castello e prese congedo dalle ragazze.
Sulla strada del ritorno non trovò più le tenute di Ghenoia e di Scorpia e nessuno sapeva niente di loro. Tutto era cambiato, anche il castello dei suoi genitori era in rovina e nessuno si ricordava più dell’Imperatore suo padre.
Cercando ovunque arrivò in una stanza dove trovò un vecchio baule e quando l’aprì senti una voce:
-Benarrivato, ti aspettavo da tanto!
Era la Morte.
Petre Ispirescu