FIABA
C’era una volta una bella donna sposa e suo marito faceva il marinaio.
Questo marinaio stava lontano anni e anni e mentr’era via, il re di quel paese si innamorò della sposa e tanto disse e tanto fece che la sposa scappò via con lui.
Il marinaio, quando sbarcò, trovò la casa vuota. Passò un po’ di tempo e… quel Re si stancò della donna e la cacciò via.
Lei, pentita, tornò dal marito, s’inginocchiò davanti a lui a chiedergli perdono. Il marinaio, nonostante tutto l’amore che aveva avuto per lei e che ancora aveva, era così impermalito del suo tradimento, che voltò le spalle, dicendo:
- No, non ti perdono né ti perdonerò mai! Avrai la punizione che meriti. Preparati a morire.
La donna strappandosi i capelli lo pregò, lo supplicò, ma fu inutile. Il marinaio fece caricare sulla nave la sposa infedele come fosse un sacco, sciolse le vele e partì. Quando fu in alto mare:
- Ecco, è giunta la tua ora! - disse alla moglie. La prese per i capelli, l’alzò e la buttò tra le onde.
- Ora sono vendicato - disse.
Girò il timone e tornò in porto. La sposa scese giù sott’acqua e si trovò in mezzo al mare, nel posto dove si davano convegno le Sirene.
- Guarda che bella giovane hanno buttato in mare- dissero le Sirene - Una donna così bella, morire mangiata dai pesci! Salviamola, prendiamola con noi!
Così presero la sposa per mano, la condussero nel loro palazzo sotto il mare, tutto illuminato e splendente. Una Sirena le pettinò i capelli neri, un’altra le profumò le braccia e il petto, una terza le mise al collo un vezzo di corallo, un’altra ancora le infilò alle dita degli anelli di smeraldo. La sposa non capiva più niente dalla meraviglia.
- Schiuma! Vieni con noi, Schiuma! - si sentì chiamare e capì che quello era il suo nome tra le Sirene.
Passò nella sala del palazzo: era pieno di donne e bei giovani che danzavano e anche lei si mise a danzare. Tra tante ricchezze e tante feste, i giorni della sposa trascorrevano in letizia, ma il ricordo del marito la riprendeva sovente e gettava un’ombra sul suo viso.
- Non sei felice con noi, Schiuma?- le dicevano le Sirene. - Perché hai il viso così triste? Perchè te ne stai taciturna?
- No, nulla, non ho nulla- rispondeva lei, ma non riusciva a sorridere.
- Vieni, t’insegneremo a cantare - continuavano.
Schiuma apprese le loro canzoni, quelle che quando i marinai le sentono si buttano in mare a capofitto, ed entrò a far parte del coro delle sirene. Insieme alle Sirene veniva a galla a cantare nelle notti di luna.
Una notte le Sirene videro venir avanti un bastimento con le vele spiegate.
- Vieni con noi, Schiuma, vieni con noi a cantare!- dissero le Sirene e intonarono la loro canzone.
" E questo è il canto della luna piena, E questo è il canto della luna tonda,
Se vuoi vedere la bella Sirena, O marinaio buttati nell’onda!
Allora, dal parapetto del bastimento si vide un uomo sporgersi, sporgersi incantato da quella musica e poi lanciarsi tra le onde. Alla luce della luna, Schiuma l’aveva riconosciuto: era suo marito.
- Lo trasformeremo in corallo!- dicevano già le Sirene. - O in cristallo bianco! O in conchiglia!
- Aspettate! Aspettate, vi prego!- esclamò Schiuma - Non uccidetelo! Non fategli ancora nessuna magia!
- Ma perché te la prendi tanto a cuore per lui?- fecero le compagne.
- Non so…vorrei provare a fargli un incantesimo io…A modo mio, vedrete…vi prego lasciatelo vivo per ventiquattr’ ore ancora…
Le sirene che la vedevano sempre triste non osarono dirle di no e rinchiusero il marinaio in un palazzo bianco in fondo al mare. Era giorno e le sirene andarono a dormire. Schiuma si avvicinò al palazzo bianco e si mise a cantare una canzone che diceva:
" E questo è il canto della luna piena, io ti conobbi in vita e fui ingrata,
ora son diventata una sirena, ti salverò e sarò condannata."
Il marinaio tese l’orecchio e capì che quella che cantava non poteva essere che la sua sposa. Si mise ad attendere pieno di speranza e sentì che in cuor suo l’aveva già perdonata e s’era pentito di averla fatta annegare. Le Sirene di giorno dormivano e la notte andavano per il mare a tendere i loro sortilegi ai marinai.
Schiuma aspettò che fosse notte, aperse il palazzo bianco e ritrovò il suo sposo.
- Taci - gli disse -le Sirene si sono allontanate da poco e possono sentirci! Abbracciati a me e lasciati portare.
Così nuotò per ore e ore, finchè non giunsero in vista di un grande bastimento.
- Domanda aiuto ai marinai- gli disse Schiuma.
- Ehi! Lassù! Aiuto! Aiuto! – invocò l’uomo.
Si vide che dal bastimento veniva calata una scialuppa. Remarono verso il naufrago, lo tirarono a bordo
- La sirena…-diceva lui.- La sirena…la sirena mia sposa…
- È diventato pazzo in mare – dicevano i soccorritori. - Ehi, sta calmo, compagno, sei in salvo. Non c’è nessuna Sirena qua intorno.
Il marinaio potè far ritorno al suo paese, ma non faceva altro che pensare alla sua sposa sirena ed era infelice. “Io l’ho annegata e la mia sposa m’ha salvato la vita -pensava- voglio navigare finchè non la ritrovo! Voglio salvarla o annegare anch’io”.
E così pensando s’addentrò in un bosco, fino ad un albero di noci dove si diceva si riunissero le Fate.
- Bel giovane, perché sei così triste? – disse una voce accanto a lui.
Si voltò e vide una vecchia.
-Sono triste perché mia moglie è una sirena e non so come farla ritornare.
-Mi sembri un bravo giovane- disse la vecchia- e voglio farti riacquistare tua moglie. Però, ad un patto. Ci stai?
- Farò tutto quello che mi dite – ribattè il giovane.
- C’è un fiore che cresce soltanto nei palazzi delle sirene e che si chiama “il più bello”. Tu devi prendere questo fiore e portarlo qui quando è notte e lasciarlo sotto questo noce. Allora avrai tua moglie.
- Ma come posso fare io a prendere un fiore dal fondo del mare?- osservò lo sposo sconsolato.
- Se vuoi riavere tua moglie, devi trovare la via – lo incoraggiò la fata.
- Proverò!- disse il marinaio.
Andò subito al porto, s’imbarcò sul suo bastimento e sciolse le vele. Quando fu in alto mare si mise a gridare il nome della sposa. E udì uno sbattere d’acqua e la vide che nuotava nella scia della nave.
- Sposa mia!- disse il marinaio- io voglio salvarti, ma per salvarti devo aver un fiore che cresce soltanto nei palazzi delle sirene e che si chiama “il più bello”.
- È impossibile! - disse la sposa - Il fiore c’è ed emana un profumo di paradiso, ma è un fiore che le sirene hanno rubato alle fate e il giorno in cui tornasse alle fate, tutte le sirene dovrebbero morire. Anch’io sono sirena e morirei insieme a loro.
- Non morrai- le disse il marinaio- perché le fate ti salveranno.
- Torna qua domani e ti darò il fiore - disse la sposa.
Il marinaio tornò. La sposa riapparve dal mare.
- Ebbene? – lui le chiese.
E lei:- Perché possa portarti il fiore che si chiama “il più bello” devi vendere tutto ciò che possiedi, col ricavato comprare i più bei gioielli che ci sono nelle casseforti degli orefici di tutte le città del Regno. Le Sirene, alla vista dei gioielli, s’allontaneranno dal palazzo e io potrò cogliere il fiore.
Il marinaio in pochi giorni vendette ogni suo avere e comprò i gioielli più splendenti del Regno. Caricò il bastimento di gioielli che pendevano a grappoli da tutti i pennoni, risplendenti al sole; così navigò per il mare.
Le Sirene, avide di gioielli più che d’ogni altra cosa, cominciarono ad affiorare tra le onde e a seguire il bastimento, cantando:
" E questo è il canto del sole di fuoco, La tua nave trabocca di gioielli, O marinaio, fermati qui un poco, Regalaci collane, spille, anelli."
Ma il marinaio continuava la sua via e le Sirene lo seguirono allontanandosi dal loro palazzo. Tutto ad un tratto, si sentì un boato sotto il mare, le acque si alzarono in un ondata mai vista e tutte le Sirene sparirono morte annegate. Dall’onda uscì un’aquila, a cavallo dell’aquila c’era quella vecchia Fata insieme con la moglie del marinaio che volavano via.
Quando il marinaio tornò a casa, sua moglie era già là ad aspettarlo.
Italo Calvino