di SeanMacMalcom » 14/04/2010, 10:06
Nessuno, privo di pietà, aveva osservato il mercante Maccabi essere ucciso dai briganti.
Nessuno, privo di pietà, aveva ucciso i sei briganti, piombando sopra di loro freddo come la morte che tanto rapidamente e semplicemente aveva lì dispensato.
Nessuno, posto di fronte a Joel e Tala, aveva però deciso di non levare la lama della propria falce anche su di loro, in quello che, in verità, sarebbe dovuto esser considerato forse quale atto di pietà verso i due orfani.
Sebbene, nella propria natura di drow, i principi e la morale da lui seguiti non sarebbero potuti esser considerati quali effettivamente consoni con quanto comunemente considerato "giusto" o "sbagliato" presso la razza degli uomini, presso gli elfi delle selve o i nani delle montagne, più di sei anni prima Nessuno aveva scoperto di essere incapace di negare la vita a una creatura innocente, unica ragione per la quale, invero, era allora riuscito a comprendere il proprio terribile errore, lo sbaglio blasfemo commesso nel rinnegare con tanta leggerezza e incredibile egoismo il dono concessogli da parte della sua amata Nora, con il suo stesso sacrificio.
Settanta volte sette vittime innocenti da accumulare in sette anni: tale era stato il prezzo concordato con oscuri e terribili dei innominati e innominabili che aveva invocato per ottenere la possibilità di poter abbracciare nuovamente la propria amata Nora, colei che aveva dato la vita per salvare la sua. Ma, nel levare la lunga falce maledetta sopra il capo della prima di tali cinquecentocinquantatre vittime designate, egli si era ritrovato bloccato, inibito nel proprio pensiero, nella propria volontà, impossibilitato a mietere tanto freddamente, a richiedere un simile pegno da chi non avrebbe potuto mai meritare tale fine.
E in questo, Nessuno si era condannato a morte, aveva condannato la propria anima ad atroci ed eterne sofferenze, quali, al termine di quei sette anni, gli oscuri dei lo avrebbero destinato sino alla fine dei tempi e anche oltre.
E in questo, Nessuno non avrebbe mai potuto negare a Joel e Tala, i figli del mercante Maccabi, la loro vita, il loro futuro, per quanto nella loro condizione di orfani questo avrebbe potuto esser loro riservato qual privo di ogni speranza, di ogni aspettativa.
« Signore... » lo richiamò la voce del maschio, emergendo dal cumulo di coperte entro le quali fratello e sorella avevano cercato riparo per la notte, sorvegliati in ciò dallo sguardo vigile e costante del loro nuovo guardiano, del protettore designato dal fato a custodire su di loro sino all'arrivo alla città Murata.
« Dormi. » replicò, volgendo a lui i propri occhi rossi, perfettamente in grado di coglierlo anche nella notte più cupa grazie alla propria naturale capacità di infravisione « Domani ci attende un lungo percorso. »
« Cosa state facendo, signore? Voi non riposate? » intervenne la voce della femmina, evidentemente non più addormentata di quanto non fosse il fratello.
« Dormite. » insistette egli, riavvolgendo la pergamena sulla quale, sino a quel momento, era stato impegnato a scrivere « Non amo ripetermi. »
« Signore... voi avreste potuto salvare nostro padre? » domandò Joel, offrendo allora voce a un interrogativo che, evidentemente, stava torturando quelle due giovani menti ormai da ore.
« Sì. »
« E perché non lo avete fatto? » prese voce Tala, con le lacrime agli occhi « Perché lo avete lasciato morire? »
« Perché il suo destino non era affar mio. Il suo fato non era mia preoccupazione. » rispose con assoluta sincerità e inumana freddezza.
« Ucciderete anche noi? »
« No. »
« Perché? »
Un lungo istante di silenzio calò sul compatto gruppo a conclusione di quelle parole, in conseguenza dell'attesa propria dei giovanissimi figli del mercante Maccabi per una risposta da parte del loro salvatore e, parallelamente, dell'attesa propria di Nessuno volta alla speranza di non dover cercare concreta risposta a tale interrogativo.
« Figli dell'uomo. Ascoltate le mie parole e fatene tesoro, oggi così come in ogni altro giorno in cui vi sarà concesso di vivere. » riprese alfine parola, nell'evidenza che i due non gli avrebbero concesso possibilità di requie in assenza di una qualsiasi replica « Mai... mai domandare a un drow il perché egli vi abbia concesso salva la vita: tale interrogativo, infatti, potrebbe tragicamente indurlo a ripensare alla scelta compiuta, volgendo, ora, a vostro sfavore. »
Un consiglio, un insegnamento di vita, una minaccia, quella intrinseca in tali parole, che non ebbe occasione di rassicurare gli animi dei due superstiti, i due soli eredi del mercante Maccabi, i quali, loro malgrado, a quell'oscura presenza avrebbero pur dovuto offrire riferimento ancora per qualche giorno, almeno sino a quando il loro cammino non li avesse portati sino alla città Murata.
« E ora dormite. »
« Signore... » invocò Tala, con un alito di voce quasi impercettibile « A chi stai scrivendo quella lettera? »
Alcuna risposta, però, le fu allora riconosciuta, costringendola a mantenere per sé i propri dubbi, le proprie curiosità.
E Nessuno, in silenzio, svolse nuovamente il foglio di pergamena ancora stretto fra le mani, per poter riprendere la scrittura così interrotta.