Nel 2005, per un brevissimo periodo della mia vita, ho preso parte a una città GDR di ambientazione veneziana cinquecentesca.
In quei pochi giorni, per inventarmi un personaggio e uno scopo nel gioco, diedi vita ad Andrea Tiziani, un pezzente morto di fame giunto in quel di Venezia con la speranza di poter diventare drammaturgo di successo. E, ottenendo i permessi dal Doge per provare a tirar su teatro, mi misi persino a comporre una commedia di stampo pseudo-shakespeariano...
Non ricordavo quasi di aver fatto tutto ciò, sino a quando, stasera, nel riordinare il PC, un vecchio txt non mi è capitato fra le mani...
Immaginatevi che sorpresa nel trovarmi di fronte a tutto ciò.
E ora, giusto per sp*******rmi un po' con voi... ecco quanto scrissi.
Ovviamente incompleto, così come il Dracula già qui proposto!
TUTTO PER AMORE
Commedia di Andrea Tiziani
PERSONAGGI
- MARCO giovane scavezzacollo fiorentino
- FILIPPO suo amico e confidente, poeta
- TONIO suo amico
- LUIGI danaroso mercante pisano
- FLORA sua figlia, giovane stupenda e timida
- ELIANA sua amica
- NADIA giovane dama fiorentina
- JACOPO suo fratello
- ERATO musa della poesia d'amore
- MELPOMENE musa della tragedia
- TALIA musa della commedia e della poesia bucolica
SCENA: Firenze, in Italia
ATTO PRIMO
SCENA I - Piazza della Signoria
Mattino. MARCO e FILIPPO giungono assieme.
MARCO - ... e così, gioendo della mia ultima conquista,
son corso via prima che l'alba sorprender mi potesse...
FILIPPO - L'alba o lo di lei padre temevi?
MARCO - Il di lei padre, ovvio!
Vi era anche da domandarlo, amico mio?
FILIPPO - Ah, Marco, Marco...
MARCO - Perché scoti lo capo in siffatta maniera?
Sei forse improvvisamente divenuto frate
che non apprezzi oltre la gioia dell'esser giovani?
FILIPPO - Un giorno o l'altro, lo tuo esser giovane
ti condurrà a prematura conclusione
allorché la sorte ti volti le spalle e ria diventi...
MARCO - E nel momento in cui ria la sorte diverrà,
madama Morte mi coglierà con lo sorriso in viso
lieto d'aver vissuto i giorni che mi son concessi
invece che attenderla timoroso di vivere...
FILIPPO - Ed io dicoti che insano è lo pensier tuo,
ma non meno di ciò che tu chiami "giovinezza"...
MARCO - Dimmi, allor, mio saggio compare
per qual ragione ad un giovane
è concessa la forza ed l'agilità
è concessa la prestanza e la virilità
e tutte le doti che ad un vegliardo son negate?
FILIPPO - Ho lo sospetto ed lo timore
che tu abbia già da fornirmi spiegazione...
MARCO - Io ho trovato risposta a tale domanda:
vivi la vita giorno dopo giorno,
come se ogni dì fosse lo conclusivo...
Perché sè è ancor vero
ch'a nessun è concesso di conoscer
lo destino che lo attende
allor è pur vero che ogni giorno
ultimo potrebbe essere della vita nostra...
FILIPPO - "Carpe diem"...
MARCO - Che io possa esser fulminato
se mai frase più vera fu pronunciata!
FILIPPO - In tal modo davvero speri di giustificazione
trovar per ogni tu atto e misfatto?
TONIO giunge di corsa.
TONIO - Marco, Filippo... correte, fuggite... presto!
MARCO - Tonio, cosa accade?
Forse è lo demonio che insegue i passi tuoi?
TONIO - Il diavolo in persona più clemente con te sarebbe!
No, sciocco! Non lo demonio,
ma un inferno ben peggiore... Jacopo!
MARCO - Non conosco tale nome... perché temerlo dovrei?
TONIO - Ah, scellerato... non conosci tale nome?!
Forse allor ti rammenti d'altro nome: Nadia!
MARCO - Nadia?! Angeli del Cielo... diavoli dell'Inferno!
TONIO - Sì, Nadia! La cui dote hai rubato in un'oscura notte,
come ladro che attende la luna nova
per entrar nella dimora del mercante!
MARCO - Filippo... soccorrimi!
FILIPPO - Ed ecco lo giovin leone ritornar comun felino
nell'avvertir lo pericolo incombente per lo pelo suo...
MARCO - Fatti pure giuoco di me... mi merito scherno e risa.
Ma Jacopo non è omo che ama scherzar
e se riesce a prendermi, Cielo... Inferno...
chi potrai allor schernire al posto mio?
FILIPPO - Indi non perder tempo in favellar e corri...
movi le gambe rapido come fai con la lingua
e mena con te Tonio, che util potrà essere.
MARCO - E tu, amico mio?!
FILIPPO - Codesto bruto non mi conosce, per mia e tua forturna
e nulla ho da temer da parte sua a differenza tua.
Non io son stato nel letto della giovin Nadia...
MARCO - Ma...
TONIO - Corriamo, Marco... corriamo finché sei in tempo,
che sento la sorte incomber su di noi...
MARCO - Grazie, amico mio... fratello...
FILIPPO - Corri!
TONIO e MARCO si allontanano di corsa.
FILIPPO - Orbene eccomi solo a cercar di rimedio porre
alle scempiaggini che Marco chiama "gioventù".
Talvolta mi domando se la ragion
sia dalla sua più che dalla mia...
Invero, con tutta la mia arte e la mia poesia,
solo sono e solo resto, vergin più di questa Nadia
ed ignaro dell'amor se non nelle parole.
Ma che senso ha l'amore vissuto in tal modo?
Che senso ha la vita così impiegata?
I talenti son sì fatti per esser spesi,
ma non gettati in futil compere.
Acquisir poche ore di piacere e poi?
No... no... Marco erra.... ed al suo errore
ora io devo trovar fuga e soluzione.
Cheto ora, che vedo giunger un omo alto e bruto...
e se Jacopo è lo nome datogli dal padre,
amara sorte è quella che attende l'amico mio...
JACOPO giunge.
JACOPO - Eppur mi avean detto che ivi, in codesta piazza
l'infame marrano avrei ritrovato, tranquil e beato...
Ma figlio del diavol stesso dev'esser egli,
per riuscire ogni volta a svanir come fumo nell'aere...
Messere... avete voi per sorte veduto per questa via
un giovin alto e slanciato, ch'al nome Marco, egli risponde?
FILIPPO - Volgete a me domanda, mio signore?
JACOPO - Sì, a voi, messere, rivolgo d'aiuto la richiesta mia...
FILIPPO - Nessun Marco sovvien alla mia memoria,
ma pur vero è che tal nome diverse genti accomuna
in ogni città, in ogni terra, in ogni nazione...
Forse ho conosciuto Marco, tempo addietro
ma la memoria mia ricordarlo non riesce...
non sapreste ancor indicarmi altro nome, mio signore?
Tale Marco avrà famiglia da cui poterlo ritrovare...
JACOPO - Di più non non conosco, invero, messere...
la famiglia di tal serpe per me resta mistero
e per lui meglio è tale, alfin di evitare
l'ira mia, giusta e tremenda...
FILIPPO - Perdonate la curiosità che alfin m'assale
ma le vostre parole risuonan bizzarre
come potete tanto odiar un giovin uomo
di cui tanto poco inver conoscete?
JACOPO - Non omo egli è, ma bestia, bestia infernale,
che nella notte oscura macchiata si è
fra tutti i delitti del più atroce ed infame...
FILIPPO - Assassinio, forse?
JACOPO - Peggio... molto peggio...
FILIPPO - Peggio dell'assassinio?
Inver son stupito non meno di quanto sia curioso...
JACOPO - Oh... no... non è concesso a lingue cortesi
di parlar di codesti atti, tanto infami,
soprattutto allorchè violino la virtute
di giovin e vergin dama...
FILIPPO (sottovoce) - Invero non mi parea che tanto innocente
fosse Nadia ancor prima, o non tanto facilmente
si saria concessa all'amico mio...
JACOPO - Come dite, messere? Non odo...
FILIPPO - Oh, nulla mio signore... inver discuisivo
con me medesimo riguardo alla pena da infligger
a tale vil creatura, bestia infernale...
JACOPO - Fosse per me, sol la morte egli dovria attender...
Eppur...
FILIPPO - Eppur?
JACOPO - Meglio per me riprender lesto la ricerca,
prima ch'egli a fuggir riesca dal destino suo...
Perdonate, giovin messere, lo sfogo mio,
di chi troppo riesce ad amar la sorella sua...
FILIPPO - Non domandate perdono, vittima e non carnefice
qual voi siete... ah... attendete un istante ancor...
forse qualcosa sovvien alla memoria mia!
JACOPO - Rimembrato vi siete d'aver visto la preda mia?
FILIPPO - Quand'ivi son giunto, un giovin è fuggito di corsa
da un amico avvisato, che dal pericolo volea salvarlo...
JACOPO - Marco! Senza dubbio alcun... egli sta fuggendo...
Vi prego, ditemi ove egli corso sia a nascondersi,
qual lepre rivelata si è, da leon che si fingeva...
FILIPPO - Da quel lato, messer... verso la cattedrale
ove forse vorrebbe trovar perdono per l'anima sua...
JACOPO - Grazie Signore e grazie a voi... con permesso vostro
oltre non attendo per non perder l'occasione
che la sorte, forse non oltre ria, mi offre or...
FILIPPO - Andate, messer Jacopo... e che la vostra ricerca
possa incontrar presto felice conclusione...
JACOPO esce.
FILIPPO - Inver, per un istante, l'animo mio diviso è rimasto.
Non ingiusta, non maligna è la ricerca di colui
che solo desidera lo bene della famiglia sua...
ed lo comportamento di Marco, benchè amico mio,
non posso, non voglio e non devo giustificar!
Ma cosa accade? Come mai egli ritorna?
In guardia, Filippo... chel tuo giuoco forse è scoperto...
JACOPO rientra.
JACOPO - Vogliate scusarmi nuovamente, messere,
ma un dubbio m'assale or, per le parole vostre...
FILIPPO - Ditemi, mio signore... son qui per servir voi...
JACOPO - Noi prima d'ora mai ci siam incontrati, è corretto?
FILIPPO - Certo, messere... mai prima di quest'istante...
JACOPO - Ma... com'è possibil, quindi, che voi conosciate,
come poc'anzi avete dimostrato, lo nome mio?
FILIPPO - La signoria vostra è famosa per lo prode coraggio,
per la tempra inarrestabile che tutta Firenze
orgogliosa rende, come sposa del marito suo...
JACOPO - Parole cortesi e lusighiere son queste... forse troppo!
FILIPPO - Mai troppo, mio signore... mai troppo onore per voi.
JACOPO - Ma, vogliate perdonar la mia miscredenza...
se tanto noto è lo nome mio, sapreste rammentar
anco lo nome della mia famiglia, a cui debbo la vita?
FILIPPO - Oh... lo nome della famiglia vostra...
JACOPO - Lo nome, messere... lo nome che voi non conoscete
perchè la vostra favella menzognera è stata
e falsa via voi mi aveate indicato, nel protegger
lo vostro vil compare... cane!
FILIPPO - Vi prego... calmate l'ira vostra, messer Jacopo...
nuove alla salute... la pressione alta...
l'agitazione in corpo ed in core... vi prego...
JACOPO - Vienite qui, marrano... vienite qui, Giuda...
voi mi condurrete all'amico vostro, se alla salute
tanto tenete sinceramente... almeno la vostra!
FILIPPO - Con permesso e senz'offesa, preferisco mantener
la salute mia lontano dalle mani vostre...
FILIPPO corre fuori.
JACOPO - Fermatevi... Giuda!
JACOPO lo insegue.
SCENA II - L'Olimpo
TALIA osserva una fonte d'acqua.
TALIA - Ah... Filippo... quante me ne fai passare...
Tua fortuna sola è quella di viver una vita
che sa di commedia ancor più che di realtà,
e da tal commedia hai sempre saputo coglier
a pien mani ispirazione per le opre tue...
Ma or guardati... guardati a fuggir
da bruto omo per giustificar li atti infami
che lo tuo amico ha commesso incurante
della sorte e dei sentimenti di giovin dama...
In codesto modo, però, la vita tua tragedia
rischia di diventar... e real tragedia sarebbe
per me perder una simil mente e creatività...
MELPOMENE entra.
MELPOMENE - Tragedia? Chi parla di tragedie? Adoro tal'opre
così ricche di dramma, patos e morte...
La vita si scopre sol nella morte e la morte
sol si puote conoscer in vita nella tragedia...
TALIA - Melpomene... l'unica tragedia in codesto loco
é sopportar la voce tua ed il vanto che sempre
offri all'Arte tua, che non superiori ma paro
è ad ogni altra umana ed intellettual Arte...
MELPOMENE - Erro o qui, qualcuna, alzata si è dal sbagliato
lato del letto, in questa splendida giornata?
TALIA - Splendida? Come puoi parlar di splendida giornata
allorché una brillante mente dedita alla Commedia
stia perdendo estro ed ispirazione, per una vita
votata al Dramma, al Dubbio ed... alla Tragedia?!
MELPOMENE - A volte mi domando se sciocca sei o sciocca
fingi di esser, per nascondere l'astuzia tua...
Come potrei io, Musa della Tragedia, esser non lieta
di fronte a simil notizia, qual animo allegro
che al Dramma, al Dubbio ed alla Tragedia
si converte per quella che tu ami chiamar Sorte?
TALIA - Invero mai ho compreso la rivalità che si cela
nell'animo tuo, amica mia... Perché devi sempre
tramutar tutto in una sfida, anco a lo costo
di inimicarti una di noi, tue sorelle, tue compagne?
E' questo ciò che desieri? E questo cio che brami?
MELPOMENE - Quel che bramo io, sorella mia, è poter semplicemente
non veder svilita la mia Arte da voi, mie pari...
Perché devi tu esser triste nel veder quest'omo
scoprir che la vita non è sol giuoco e scherzo,
non solo la tua Commedia ma pur la mia Tragedia?
Ancor non mi perdoni per quell'inglese poeta
e le amare parole che la vita gli ha ispirato...
ERATO giunge scuotendo lo capo.
ERATO - Di quello son io che non ti perdono, sorella mia.
Ciò che potea esser la più grande opra d'Amor d'ogni tempo
tu e la tua Arte l'avria mutata nella miglior Tragedia
d'ogni dove, non più amor lo tema, ma guerra e morte.
MELPOMENE - E con ciò cosa vuol tu dimostrare, Erato? Non è compito
vostro e mio, ispirar l'anime mortali nell'Arte,
qualsiasi essa sia, qualsiasi forma abbia? Non è questo?
Perché addosso mi date, quando un'opra d'Amor divien
la Tragedia massima, che mai omo avea prima composto?
ERATO - Che diritto hai di interferir ne lo mio lavoro?
S'io son lieta e felice di ispirar Amore e Poesia,
perché la tua mano deve entrar, portando l'Arte tua?
MELPOMENE - Perché questo è lo compito mio, sorella... la ragion
di vita mia è tale e ad essa mi dedico con non meno
passione di quanto voi non usiate con le Arti vostre...
TALIA - Vi prego, sorelle, calmate gli animi vostri.
Ciò ch'è stato è stato... e non cambierem lo passato
discutendo fra di noi, litigando come tre dee
poste in fronte a lo Pomo della Discordia...
Or non l'inglese è al centro della discussione nostra
ma quest'umile fiorentino, diviso fra le tre Arti
che rappresentiamo: Commedia, Tragedia e d'Amor Poesia...
ERATO - Tal Filippo, poeta e forse saggio, verso l'Amor è rivolto
con il cor proprio e con del futuro la speranza.
MELPOMENE - Sbagli, t'inganni, sorella. Tal omo l'amara verità
sta scoprendo, che la vita non è sol Gioia e Giuoco
ma Dolore e Sofferenza... che li gesti di goliarderia
dell'amico suo, son di dolor e di patimenti causa
per colei che in vero Amor sperava, confidava e credeva...
Non verso Amor è rivolto tal spirto, ma verso il desio
di comprender la vita e le forze che la manovran
conducendo inesorabilmente ogni atto verso la Tragedia.
TALIA - Filippo da sempre è stato rappresentante per la Commedia
trovando in ogni caso della vita qualcosa per cui sorrider
scoprendo che ne lo giuoco insegnamento può esser celato...
ERATO - Per codesta via non risolveremo i contrasti nostri.
Ognuna resta legata al pensier suo e all'Arte amata.
MELPOMENE - In questo ragion hai, sorella... e non vedo soluzione.
TALIA - Soluzione vi è, amiche mie... e soluzione è nella coppia
di codesti amici, Marco e Filippo, che labile equilibrio
divide fra Commedia, Tragedia ed Amor, fra le Arti nostre.
MELPOMENE - A cosa pensi, Talia? La mente tua spesso mi preoccupa...
ERATO - Or io condivido lo tuo pensier, Melpomene... parla sorella,
che timor e curiosità hai risvegliato nell'animo mio...
TALIA - Sciocche nel diffidar di colei, che di intrighi e giuochi
suol fare la vita sua... mmm... o forse non così sciocche
ma sol prudenti, in effetti... lusigata mi rendete...
MELPOMENE - Attendi preghiera per rederci partecipi de li pensieri tuoi?
TALIA - Or parlo, or parlo... ma prestate attenzione a cio che dico.
Gli eventi che la Sorte ci sta offrendo, per comprender
quall'arte più si avvicini alla vita reale son perfetti.
Tutte concordi siamo che questi giovini divisi fra
contrastanti desii e pensieri sono... seguendo la lor vita,
senza ulteriormente interferir, potremo trovar risposta
ad ogni domanda, dubbio o incormprensione nostra...
MELPOMENE - Concorde sono, allorché sia ben chiaro che alcuna nostra mano
debba porsi fra lor ed il lor destino, al fin degli eventi
mutar o guidar verso il proprio comodo e vittoria...
ERATO - Puote forse io esser contraria di fronte a vostro accordo?
Anche se non trovassi giusta cotal sfida, se esprimessi ora
li dubbi miei, deboli faria apparire me e l'Arte mia...
Accetto quindi codesto giuoco, nella speranza che l'Amor
prevalga laddove lo Fato appare contrario ed infausto.
TALIA - E sia, sorelle mie... or venite, che la scena prosegue
e, se lo occhio mio d'inganno non mi trae, Marco e Tonio
verso crucial incontro stanno or correndo inconsci...
Le tre Muse si sporgono sulla fonte.
SCENA III - Ponte Vecchio
MARCO - Tonio... per caritate cristiana... rallenta lo passo...
TONIO - Marco... muoviti, lesto... attendi forse che Jacopo
o qualche amico suo puote trovarti e offriti ringraziamento
per lo splendido servizio che a dama Nadia hai offerto?
MARCO - Facile per te è parlare, con una notte di riposo alle spalle.
Se tu avvessi sol impiegato lo tempo tuo nella metà
di ciò ch'io ho fatto, non riusciresti ad esser tanto
allegro e tanto atletico ne li gesti tuoi...
TONIO - E se tu avvessi sol impiegato lo tempo tuo in cio ch'io
ho fatto, non saresti or costretto a fuggir qual lepre.
MARCO - Ottima notazione è questa, ma colpisci laddove son ferito.
Qual colpa puote aver io se lo Cielo tanto mi ha donato
capacitate di superar ogni femminea inibizione per poter
giungere al lo cuore, e lo letto, d'ogni giovin vergine?
E' forse colpevol lo fabbro per la sua bravura nel forgiar?
E' forse colpevol lo musico per la sua bravura nel sonar?
Per qual ragione io dovria esser colpevole per la bravura
mia nell'insinuarmi laddove ogni omo vorrebbe giunger?
TONIO - Ahhh... perdona l'ignoranza e la mancanza d'apprezzamento
per l'arte tua... ma non credo che fabbro e musico
con l'arte loro, possan tanto danno creare al tuo contrario...
MARCO - Danno? Qual danno? Gioia porta la musica e gioia porta l'arma
che salva lo cavalier in battaglia con il filo suo ben tremprato.
E gioia io porto, perché, per quanto Jacopo possa or dire
Nadia ben felice è stata nell'accogliermi fra le braccia sue.