Quattro chiacchiere con... FABIANA REDIVO!

Interviste agli autori di fantasy italiana

Moderatore: nihal87

Quattro chiacchiere con... FABIANA REDIVO!

Messaggiodi SeanMacMalcom » 30/03/2010, 13:04

PROSSIMAMENTE, fra questi tavoli...

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Di lei, Wikipedia dice:

Fabiana Redivo (Trieste, 1960) è una scrittrice italiana di fantasy.

Biografia

Finalista al Concorso Letterario Nord, bandito dalla casa editrice Nord, con il racconto Il Sigillo dei due mondi, Fabiana Redivo ha scritto numerosi racconti.
È giunta alla notorietà grazie alle due trilogie ambientate in un mondo controllato dai quattro elementi: Afra la terra, Hydara l'acqua, Pyrxos il fuoco e Harj l'aria. Ad ognuno di essi è legato un popolo. Protagonista della saga è il mago Derbeer.

L'autrice è attualmente al lavoro su due nuovi romanzi. Nel 2009, dopo un lungo silenzio, ha dato alle stampe il racconto I Passi della Sera, nell'antologia urban fantasy Sanctuary.

Opere

I romanzi che compongono le trilogie, pubblicati dall'Editrice Nord sono:

  • Il figlio delle tempeste (2000)
  • La pietra degli elementi (2001)
  • Il seme perduto (2001)

  • Il figlio del vento (2002)
  • Le nebbie di Afra (2003)
  • La spada dei re (2004)

Antologie

  • Sanctuary (2009)

Racconti

  • Il Sigillo dei due Mondi (2000)
  • I passi della Sera (2009)


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L'intervista di Fantascienza.com a cura di Annetta "Arwan" Soppelsa (20 luglio 2002):

Di cosa ti occupi nella vita e cosa rappresenta per te lo scrivere?

Lavoro in qualità di cancelliere nel tribunale della mia città (Trieste).
Una parte del mio lavoro consiste nel verbalizzare durante le udienze. Nel corso dei processi devo riassumere rapidamente le testimonianze della gente in maniera chiara e leggibile, senza stenografare e senza avere la possibilità di ricopiare il verbale. Il tutto, naturalmente, mentre le persone parlano a ruota libera.
Dunque "scrivere" fa parte del mio mestiere, ma tengo a precisare che i fatti narrati nei miei romanzi non sono stati in nessun modo ispirati a quanto posso aver visto e sentito nel palazzo in cui lavoro. La mia mente è allenata a dimenticare non appena timbrato il cartellino in uscita ed è giusto che sia così.
Per quanto riguarda questa mia nuova attività di scrittrice, scrivo la sera, dopo aver messo a letto il mio bimbo di tre anni e mezzo. Raccontare le avventure di Derbeer è decisamente molto più rilassante ed appagante.

Come è nata la tua passione per la fantasy?

In maniera assolutamente casuale.
A vent'anni avevo letto d'un fiato Il signore degli anelli, ma i miei gusti letterari all'epoca erano diversi. Una decina di anni fa, passando in rassegna gli scaffali di un negozio di libri, la mia attenzione fu attratta dalla copertina di un piccolo volume: Il segno della profezia di Eddings. Non lo comprai subito, ma solo dopo un paio di settimane. Da allora la mia libreria si è riempita di libri fantasy.
A proposito, quel libro era pubblicato dalla Casa Editrice Nord... un segno del destino?

Come vedi e come vivi la fantasy?

Credo che tutti abbiamo bisogno di favole per mantenere vivo il bambino che è in noi.
Questo non significa fuggire dalla realtà, ma piuttosto affrontarla con maggiore semplicità e chiarezza e magari anche con un pizzico di poesia.

Ne hai parlato spesso in articoli o conferenze, però sono certa che qualcuno ancora non sa com'è nata questa trilogia.
Lo racconti ai lettori di Delos?


Con piacere.
Nel settembre del 95 mio marito e io eravamo in vacanza in Sardegna, più precisamente a Palau. Una delle ultime sere, abbiamo cenato in un locale a base di piatti tipici sardi. Il cibo era ottimo, non lo fu altrettanto la digestione. Mi svegliai nel cuore della notte con ancora negli occhi le immagini del sogno (che poi è l'incubo di Sakumer) i cui protagonisti erano mio marito e alcuni miei amici nei panni di maghi, cavalieri e regine; rammentavo anche nomi strani, mai uditi prima.
Una volta rientrata a Trieste, ne parlai con la mia amica Andreina (colei che avevo visto nei panni di Harjdia) appassionata come me di fantasy e le chiesi se secondo lei potevo aver letto qualcosa di simile su un risvolto di copertina. Quando mi rispose di no, compresi che quella storia era tutta mia. Trovandolo divertente, cominciai a raccontare ai miei amici le loro avventure.
Il primo libro è stato scritto nel corso di cinque anni. A volte scrivevo per una settimana di fila, poi mi interrompevo per qualche mese, fino a quando uno dei protagonisti non mi rimproverava. A luglio del 1999 il libro era terminato e stavo progettando con calma omerica il secondo. L'idea di pubblicare quel manoscritto, non mi passava neppure per l'anticamera del cervello. O meglio, era un'idea entusiasmante, ma a mio parere irrealizzabile.
Nel 2000 cominciai a mettere mano a quello che chiamavo molto semplicemente "secondo libro". La storia era oramai chiara nella mia mente, anche se non avevo ancora idea di quanto spazio avrebbe occupato su carta. Del resto che problema c'era? Volendo potevo copiare i capitoli su floppy, senza scomodarmi a stamparli per i miei amici.
Ma Claudio (mio marito), era in agguato.
Non sto a dilungarmi a descrivere quanto ci abbia messo per convincermi, sta di fatto che nel mese di maggio del 2000 ho inviato il manoscritto alla Nord con una lettera piuttosto semplice, nella quale chiedevo cortesemente di restituirmi il manoscritto qualora non fosse piaciuto. In giugno Gianfranco Viviani mi telefonò per dirmi che intendeva pubblicarlo e io gli chiesi se per caso non si stesse confondendo con qualcun altro.
Ancora oggi stento a crederci.

Sogno a parte, quali sono state le tue fonti di ispirazione? Voglio dire, ci sono degli scrittori particolari cui ti sei ispirata?

Mentirei se dicessi di sì, ma mentirei anche affermando il contrario.
Mi spiego: partendo dal presupposto che uno "parla per come mangia", è anche vero che "scrive per come legge", ma anche che "legge per come è". Così in definitiva io "scrivo per come sono". Andando a scavare nel mio stile, finirei certamente col trovare maggiore affinità con uno scrittore piuttosto che con un altro. In assoluto miei autori fantasy contemporanei preferiti sono Eddings e Turteldove.

Passiamo a qualcosa di più specifico.
A Torino, presentandoti, Viviani ha affermato: "Voglino, dopo aver letto il romanzo, mi ha detto: Ha un pregio e un difetto. Il pregio è che è pubblicabile, il difetto è che si tratta di una trilogia.". Cos'hai da dire a tua discolpa?


Nulla, sono colpevole d'aver inventato una storia molto lunga. La mia unica attenuante è che non credevo davvero di vederla pubblicata nella Fantacollana.

Quando ti sei "lanciata" ed hai mandato il manoscritto alla Nord, quanto della trilogia era già pronto — sulla carta e nelle tue idee — e quanto è nato dopo?

Ero arrivata all'ottavo capitolo del secondo libro e nel frattempo avevo buttato giù la trama completa. Occupava, nel complesso, sei libri. Ho compiuto quest'operazione in epoca non sospetta, e cioè quando Viviani non mi aveva ancora contattata.
Ho scritto il secondo libro in sei mesi. Il terzo in poco più di tre. Questo significa che la trama comincia a coinvolgermi più di quanto sia disposta ad ammettere. Ci sono stati dei giorni in cui ho fatto fatica a concentrarmi su altro, proprio perché provavo in maniera pressante l'esigenza di svuotare la mente dalle vicende vissute dai miei eroi. Naturalmente alcune idee e alcuni personaggi si sono aggiunti strada facendo, ma ho cercato di contenere il tutto nell'ambito di quanto avevo già progettato, senza togliere né aggiungere nulla alla trama. La storia completa comprende due trilogie. Al termine della seconda trilogia, nulla rimarrà in sospeso e la storia si concluderà senza possibilità di appello.

Ti definisci "scrittrice per caso", mi dici che non riesci a prenderti sul serio come scrittrice. Perché?

Abbi pazienza, come potrebbe essere diversamente?
Ho scritto un libro a seguito di un'indigestione, poi ho inviato il manoscritto a una sola casa editrice e, lo sottolineo, unicamente perché ho un marito rompiglione. Infine non solo l'editore mi risponde con entusiasmo che è pubblicabile, ma è perfino disposto a fare altrettanto con dei seguiti che non ho ancora terminato... Come faccio a prendermi sul serio?
I miei romanzi sono indubbiamente piaciuti, devo arrendermi all'evidenza, ma ho l'impressione di essere come uno di quei maghi che compiono una grande magia ai limiti dell'impossibile, unicamente seguendo l'istinto. Evidentemente possiedo la capacità di narrare, ma non riesco ancora a rendermene conto. Scrivo perché mi piace, mi diverte e mi rilassa. Tengo a precisare che non sono tanto ipocrita da non dichiararmi soddisfatta, ancorché sorpresa, dal risultato.

Com'è cambiato il tuo rapporto con quello che stavi scrivendo nel passaggio da Il figlio delle tempeste a La pietra degli elementi a quest'ultimo?

Poco fa ho risposto d'avere l'impressione di essere come un mago che opera una magia megagalattica seguendo semplicemente l'istinto. L'esempio calza. Però un mago di quel tipo non può più permettersi di confidare unicamente nell'istinto, perché oramai sono troppi coloro che confidano nel suo operato. Così è stato anche per me. Proseguendo nel racconto, avevo bisogno di aiuto. La fortuna mi ha fatto incontrare Gigi Sorrentino, oramai più un amico che un collega. Gigi è appassionato di fantasy e di storia (materia in cui si sta laureando) ed è stato grazie alla sua preziosa consulenza che la trama si è arricchita di particolari e anche di personaggi minori che diversamente non avrei mai avuto modo di "vedere" e "incontrare".
Mi sono anche posta maggiori domande sul significato di quanto stavo scrivendo, senza mai dimenticare che si trattava di una favola e soprattutto cercando di mantenere la spontaneità del mio stile.

Anche i tuoi personaggi sono cresciuti...

Ho fatto maggior tesoro delle critiche che dei complimenti (che naturalmente ho apprezzato tantissimo!).
Credo sia perché non mi prendo sul serio. In fondo mi è tornato utile, non ti pare? Ed è stato un bene soprattutto per i lettori. Sì, anche i miei personaggi sono cresciuti, hanno maggiore forza e spessore. Oramai mi sembra non solo di vederli, ma anche di toccarli. Perfino i personaggi di contorni hanno maggiore credibilità.

Quali parti del tuo carattere e delle tue esperienze personali vengono maggiormente evidenziate nei tre romanzi?

E' difficile dare una risposta breve. Ci proverò.
All'inizio dell'intervista ho detto che scrivo per come sono. C'è parte di me in tutto il romanzo, perfino nei "cattivi". Mi spiego. Durante il liceo ho frequentato un corso di recitazione (ho fatto del teatro amatoriale per dieci anni). Dal momento che ero mora e con un timbro di voce da contralto, venivo utilizzata soprattutto per caratterizzare parti da "cattiva". Devo dire che la cattiveria non fa davvero parte del mio carattere e che spesso la mia semplicità ha finito col procurarmi parecchie delusioni, ma interpretare quei ruoli mi ha fatto scoprire che nel nostro animo possediamo una gamma infinita di emozioni, spesso contrastanti. Ho trovato molto divertente creare personaggi come Xalija, Pyr-Kravos e Sakumer.
Ho anche inserito esperienze personali più specifiche. Ad esempio, nel capitolo n. 6 de La Pietra degli elementi, proprio nelle prime righe, ho utilizzato un'esperienza emotiva vissuta assieme alla mia amica Manuela (Tilla). Durante un viaggio in Bretagna, ci siamo sedute su un prato di erica in cima a una scogliera, a guardare il mare che si infrangeva sugli scogli. In giro non c'era anima viva e i nostri mariti si erano avventurati per un sentiero poco lontano. Siamo rimaste a lungo in silenzio, sedute una accanto all'altra, ad ascoltare la voce del vento e dei marosi. Infine abbiamo espresso lo stesso desiderio: una piccola casa su una scogliera come quella, con una finestra sul mare per goderci i tramonti. Non potevo non regalare a Tilla la sua Torre Ovest...

Senza nulla togliere alla sorpresa del finale del terzo libro (lo devo ancora leggere e non vorrei rovinarmelo...) puoi spiegare cosa intendi quando dici: "Il finale non è da me, ma in qualche modo mi appartiene?"

Sono fondamentalmente una persona ottimista, ma ho scoperto in me anche una vena malinconica... Non voglio aggiungere altro, per non anticipare neppure una virgola del finale.

Ti senti semplicemente scrittrice (per caso) di fantasy, o soprattutto scrittrice italiana (per caso) di fantasy? Cosa c'è di italiano nei tuoi romanzi?

Mi sento sicurissimamente scrittrice italiana (per caso) di fantasy.
Di italiano nei miei romanzi c'è praticamente tutto. Sono letteralmente affascinata dalle leggende irlandesi e dalla miriade di esseri fatati che le popolano, ma non mi appartengono. E' molto più semplice descrivere ciò che si conosce, così nella mia storia ho evitato di inserire elfi, nani e fate.
La vicenda di cui tratto, ruota attorno all'eterna lotta tra bene e male; una forte influenza nella caratterizzazione del mondo da me creato, hanno avuto i miei studi classici. La faccenda dei quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) che combinati in vario modo costituiscono la realtà, la troviamo pari pari in Empedocle (uno dei filosofi presocratici). Questo filosofo affermava che i quattro elementi, si uniscono in un insieme confuso, differenziandosi poi per la tensione di due forze contrastanti e cioè odio e amore. La vita, che pervade tutto, è nella tensione di queste due forze e gli esseri umani devono sforzarsi di comprendere una realtà che si trova in continua tensione tra due estremi.
Sto diventando un po' troppo seria. In fondo ho solo scritto una favola...

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Terminare la storia di Derbeer, naturalmente.
Il progetto successivo è molto più impegnativo. La famiglia di mio marito ha un passato piuttosto interessante e l'origine del suo cognome risale alla fine del 1400. Il capostipite dei Severini era sicuramente degno di nota, oltre che un uomo d'arme particolarmente valoroso. Per romanzare la sua storia dovrò documentarmi in maniera accurata. Non sarà un'impresa facile.

Com'è il tuo rapporto con i lettori?

Semplice e diretto. Mi piace discutere e trovo stimolanti gli scambi di idee. L'unico rischio per i miei lettori è di trovarsi improvvisamente catapultati in uno dei miei romanzi... ci sono persone che stimolano a tal punto la mia fantasia, da diventare "personaggi".
Potrebbe accadere anche a te.


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Di lei, su aNobii:

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.. Il figlio delle tempeste ............. La pietra degli elementi .................. Il seme perduto .

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..... Il figlio del vento .................... Le nebbie di Afra ..................... La spada dei re ...

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.......... Sanctuary ......

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Di lei, fra i tavoli della Locanda della Terra di Altrove:

http://www.terradialtrove.it/public/forum/viewtopic.php?f=9&t=231
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