Sono rimasto a lungo incerto sull'intervenire o meno nella questione, volendo evitare di apparire quale troppo personalmente coinvolto nella stessa...
Poi ho deciso di intervenire per una rapida riflessione sulla storia e sulla Storia, non solo in riferimento ad ambientazioni medievali (con la nota che non tutti i fantasy non moderni devono obbligatoriamente essere medievali, come insegna il sommo Howard), ma a qualsiasi genere di ambientazione.
La Storia, quella vera, fa schifo.
Il medioevo non era un periodo né romantico, né epico, né cavalleresco... ci piace ricordarlo così perché "plagiati" da una certa narrativa (dai miti arturiani, alle storie di Carlo Magno e dei suoi paladini, che se pur non medievali sono sicuramente base per molti falsi presupposti medievali, sino a giungere a Tolkien). Nel medievo si viveva nella me**a... e non in senso metaforico, quanto, piuttosto, in senso materiale. Le abitazioni erano costituite al più da due locali, l'igiene non esisteva e le persone puzzavano a bestia. Senza contare le malattie, in confronto alle quali le nostre "epidemie" di raffreddori sembrerebbero uno scherzo. I rapporti sociali erano uno schifo, divisi fra i nobili e il volgo, con i primi a cui tutto era concesso e i secondi a cui non era permesso neppure di respirare. Il rapporto fra uomo e donna era un'oscenità, divisa fra un imperante patriarcato (con le donne, soprattutto se nobili, usate solo allo scopo di sancire alleanze in matrimoni dove non esisteva assolutamente alcun sentimento) e una sfiducia totale nello stesso matrimonio (il nobile signore e sua moglie mangiavano dallo stesso piatto e bevevano dalla stessa coppa solo per il timore di lui di poter essere avvelenato dalla famiglia di lei). I cavalieri? In linea generale dei grandissimi str***i, nobili annoiati o figli di ricchi mercanti che, non sapendo come buttare via la propria vita, cercavano in quello un qualche svago (cfr. la vita di San Francesco d'Assisi).
Chiunque fra noi, posto a confronto con la Storia, quella vera, sarebbe nauseato, disgustato... e un libro che narrasse realmente tutto questo, come fedele ricostruzione storica scritta da un professore universitario esperto in storia dell'epoca, si ritroverebbe a confronto con un libro insopportabile da leggere.
E questo non è solo valido per il medioevo. Anche le storie di pirati, tanto per citare un altro filone avventuroso estremamente classico, sono colme di un'epica, di un romanticismo inesistente all'epoca. La vita del pirata non aveva nulla di avventuroso, non celava alcun desiderio di libertà o di appagamento intimo. Era gente sporca, raramente integra nel proprio corpo (dove la maggior parte di loro, in mare, perdeva un arto o, quantomeno, un occhio), che faceva ciò che faceva semplicemente perché criminale. Nessun pirata ha mai sepolto un tesoro, dal momento che qualsiasi doblone riuscivano a razziare, veniva subito speso in alcool e donne.
Ma guardiamo solo l'epoca moderna. Guardiamo solo le storie ambientate nel presente.
Davvero quelle storie sono indicative della nostra Storia?!
O, per maggiore precisione, della "normalità" della nostra Storia?
Perché dove anche la storia è Storia, raramente è riferita a figure "normali"...
Prendiamo "Se questo è un uomo" e "La tregua" di Primo Levi.
Quella è Storia... non è storia.
E pur la Storia ha avuto ragione di divenire storia solo in conseguenza della propria straordinarietà. Perché la Storia di Primo Levi non è una Storia comune... è la storia di un sopravvissuto. E la Storia, quella vera, è scritta dai sopravvissuti, dai vincitori.
Cosa sappiamo delle guerre puniche dal punto di vista dei cartaginesi? Perché studiamo la Storia dell'Impero Romano e non quella di Cartagine?
Perché l'Impero Romano ha vinto... e Cartagine è stata rasa al suolo.
Perché nell'Iliade e nell'Odissea i protagonisti sono Achille ed Ulisse... e non, piuttosto, Ettore o Polifemo? Perché i primi sono in vincitori... gli altri sono gli sconfitti. E la Storia non ha mai reso omaggio agli sconfitti... la Storia rende omaggio ai caduti: ma i caduti sono quelli che stanno dalla parte dei vincitori.
E' brutto a dirsi, ma è così.
Quante celebrazioni sono abitualmente proposte in memoria delle vittime naziste della Seconda Guerra Mondiale? Non delle vittime
dei nazisti, ma delle vittime naziste...
E, in questo, la storia apprende dalla Storia, narrandoci solo di protagonisti "straordinari"... dei quali, solamente, potremmo essere attratti a leggere qualcosa.
O se uno di noi scrivesse il libro della propria giornata quotidiana, divisa fra casa, lavoro e sonno, ogni giorno uguale al precedente, ogni giorno identico e privo di "emozioni" al di fuori di un incidente visto sulla tangenziale, potrebbe interessare a qualcuno?
E' accettabile che quattro nanerottoli che nella propria vita hanno solamente bevuto birra e fumato erba, riescano a sopravvivere a una guerra mondiale?! (Il signore degli Anelli)
E' accettabile che un pirata affronti armato solo di un pugnale ogni genere di avversari (umani e non) e sopravviva sempre a tutto nonostante attorno a sé vi siano solo morti?! (Sandokan)
E' accettabile che un furbetto, per quanto furbetto possa essere, riesca a sopravvivere agli attentati di una fra le più potenti divinità del proprio mondo nel mentre in cui TUTTI gli altri muoiono attorno a lui?! (Ulisse)
E' accettabile che un uomo da solo possa sconfiggere migliaia di avversari armato solo di una pistola con un solo caricatore?! (qualsiasi film d'azione americano, da Rambo a Die Hard, da Arma Letale a... scegliete voi liberamente!)
E' accettabile... no... non è accettabile nulla di tutto questo.
Non è accettabile neppure il concetto stesso di romantico colpo di fulmine, dove, nel 90% dei casi, anche i colpi di fulmine dichiarati qual tali nascono semplicemente da un prurito sessuale e non di certo da un qualche romanticismo di sorta.
Ma questa è la differenza fra Storia e storia.
In questo non voglio dire che qualsiasi ca***ta possa essere giustificata. Ma neanche il contrario.
Un personaggio che si fuma una sigaretta con aria distratta mentre maneggia una spada con i piedi in contrasto a 100 avversari può essere una ca***ta. E, ciò nonostante, potrebbe persino essere giustificata in un particolare genere di storie grottesche che ben poco realismo vogliano cercare.
Un personaggio che con una sola pistola e un solo caricatore uccide 100 avversari può essere una ca***ta. E, ciò nonostante, potrebbe persino essere giustificata in un particolare genere di storie d'azione in cui il lettore se ne sbatte di quanti proiettili ha in canna il protagonista, preferendo godere dell'azione del momento.
Se l'idea che Kull, dopo aver sconfitto dozzine e dozzine di nemici, si ritrovi ancora in piedi e abbia la forza di ribellarsi alle leggi, sfidando chiunque a porsi a suo confronto, è poco realistica... beh... sinceramente me ne frego. Kull è Kull... e per Valka, merita di essere rispettato!
Se l'idea che gli hobbit, tanto cari e tanto buoni, riescano a riportare a casa la pelle, mentre un cavaliere abituato alla guerra come Boromir muore subito è poco realistica... beh... sinceramente me ne frego. Boromir resta un figo. E gli hobbit sono troppo simpatici per morire...
Si vuole parlare di "errori"?
Che siano errori "veri"... tipo dire che il cuore di un uomo viene spappolato dopo che questi è colpito al petto sul lato destro del medesimo (a meno di rare malformazioni genetiche).
O che siano errori di "coerenza"... tipo dire che l'eroe sale su un cavallo e scende da un asino.
Ma fare le pulci su quanto possa apparire "esagerata" un'azione (soprattutto in un contesto che magari giustifica anche tale esagerazione) credo che rischi di risultare controproducente innanzitutto per il lettore... non diversamente da come è controproducente per lo spettatore cercare di individuare l'orologio al polso di una comparsa in Braveheart o la camionetta che passa sullo sfondo de La compagnia dell'Anello, andando a visionare il film al rallentatore, pur di riuscirci!
Così come chiedere un realismo assoluto.
Tutto IMHO, ovviamente!