di ziadada » 08/06/2010, 11:54
Allora, ho letto questo romanzo con sentimenti ambivalenti, ma alla fine mi ha definitivamente conquistata.
La prima impressione che ne ho tratto è stata che si tratta di un libro scritto con grandissimo mestiere da esperto scrittore di letteratura di intrattenimento (a volte anche un po' piacione).
In corso d'opera, una cosa mi ha colpito: la storia si dipana attorno ad un nucleo leggibile come omaggio al cinema wuxia: non è nè un romanzo mimetico (un romanzo scritto da un occidentale come se fosse un romanzo wuxia) e neppure un romanzo in cui personaggi occidentali e contemporanei si muovono sul palcoscenico paludati da cortigiani cinesi del passato; "L'ultima imperatrice" è invece una storia scritta da un occidentale che ha in testa e negli occhi l'immaginario del cinema wuxia (ed anche di quello sui pellerossa, sui vichinghi, sulle orde mongole, sui tuareg...). Direi, se è lecito, che è un romanzo metacinematografico.
Al di là del mestiere, della trama, dell'intreccio, degli efficacissimi colpi di scena, ciò che mi ha definitivamente conquistato è il modo in cui sommessamente l'autore ha veicolato non le sembianze, ma il cuore di certo wuxia classico, e cioè l'impercettibile geometria della narrazione, che conduce sottotraccia ma inesorabilmente i personaggi da luoghi lontanissimi al punto d'incontro con il loro destino, ed un finale doloroso ma necessario che accomuna l'ambizioso all'irresoluto, il cospiratore all'impulsivo, l'umano al non umano.
... a mind needs books as a sword needs a whetstone...
"So you believe in ghosts, do you sergeant?"
"I believe in God the Father, God the Son and the sidhe ridin' the wind."