di claudia » 30/09/2009, 8:31
Approfitto di questo spazio per chiedere un favore a chiunque possa essere interessato. Da un po' di tempo ho iniziato a tradurre un romanzo pubblicato in inglese agli inizi del '900 mamai tradotto in it.
Vorrei sapere cosa ne pensate dello stile, se è scorrevole, credibile etc. Vorrei proporlo a qualche casa editrice, ma prima ho bisogno di un parere.
Di seguito il commento all'edizione amer. tanto per sapere di cosa parla. Se qualcuno avesse voglia di leggere i capitoli già tradotti (5) ....
The Octopus
di
Frank Norris
“Come i tentacoli di una piovra, i binari della ferrovia si allungano sulla California, quasi a voler avvolgere tutto ciò che c’è di valore nello Stato…”
“The Octopus” è un romanzo ispirato ad un fatto realmente accaduto: uno scontro a fuoco fra un gruppo di coltivatori e la squadra di uno sceriffo che, su incarico della Southern Pacific Railroad, doveva scortare i nuovi proprietari nei ranch da cui i coltivatori erano stati sfrattati su ingiunzione della Corte federale. I coltivatori avevano lavorato quelle terre per quasi dieci anni aspettando di poterle comprare dalla Ferrovia ad un prezzo che andava dai due e mezzo ai cinque dollari per acro, prezzo stabilito in precedenza, quando quei terreni erano stati affittati ai coltivatori con la promessa di venderglieli in seguito. La Ferrovia aveva ottenuto quei terreni dal governo federale per aver costruito la linea in California: dieci sezioni alternate di terreni per una profondità di venti miglia per ogni miglio di linea completato. Tutti i lavori di irrigazione e di miglioramento erano stati fatti dai coltivatori a loro spese. Quando la Ferrovia decise di mettere in vendita i suoi terreni, tuttavia, alzò i prezzi portandoli fra i diciassette e i quaranta dollari per acro, e impose ai coltivatori di comprare o di abbandonare i terreni che fino a quel momento avevano lavorato. Questi ultimi decisero di opporsi con la forza.
Il tema sociale di cui tratta Norris, lo scontro tra la frontiera e la concentrazione di capitali, era proprio al centro dell’esperienza americana di quel periodo. La frontiera era scomparsa: non c’erano più territori da distribuire gratuitamente. Guidati da Magnus Derrick, “il Governatore”, l’autentico modello dei valori pre-guerra civile e pre-capitalismo, i coltivatori di “The Octopus” attingono la loro identità da un’America che sta scomparendo insieme alla frontiera. Sono uomini che si sono fatti da soli, duri, esigenti, capaci di sfruttare i loro terreni raccolto dopo raccolto senza alcun pensiero per il futuro; ma sono anche imbevuti di un’etica che ricompensa l’onestà, la fiducia in se stessi, e il fair play. I coltivatori della Valle di San Joaquin mostrano la brutalità e la forza che si combinano con l’intelligenza e la curiosità; l’astuzia pratica e fantasiosa, che permette di trovare rapidamente soluzioni; l’individualismo prorompente che si afferma nel bene e nel male; l’esuberanza e la vivacità che nascono dalla libertà.
Le corporazioni, al contrario, attribuiscono valore a virtù differenti; preferiscono l’organizzazione, i fatti consolidati, la stabilità. Vogliono proprietà, non libertà; conformismo, non individualismo. Nella seconda metà del XIX secolo la frontiera e tutto ciò che essa rappresenta come dato di fatto e simbolo sta scomparendo, e le concentrazioni industriali si stanno affermando.
Da questo incontro fra terra e capitale, libertà e monopolio, si sviluppano tutta quella serie di questioni socioeconomiche e politiche che Norris descrive così accuratamente in “The Octopus”: il conflitto di classe fra borghesia e plutocrazia, l’assegnazione dei territori pubblici, la corruzione del governo, i capitali annacquati, la scomparsa della manodopera, la disoccupazione, le liste nere. E in nessun luogo questo scontro fra frontiera e capitale è più delineato e più violento che in California. L’industria del grano, come Norris ci mostra correttamente, è una diretta emanazione della frontiera. La corsa all’oro ha insegnato agli americani ad impiegare le tecnologie per estrarre ricchezza dalla terra. E sono proprio la tecnica, le infrastrutture, i comportamenti del periodo minerario che conducono all’era de del grano che si protrae dagli anni ’70 fino all’inizio del nuovo secolo.
La grandiosa scena dell’aratura di “The Octopus” riflette il modello industriale che caratterizza l’industria del grano non appena gli aratri divengono più grandi e i sistemi di traino più complessi. Paradossalmente, però, questi grandi proprietari terrieri non amano le terre che coltivano e le conducono con gli stessi metodi che, un quarto di secolo prima, avevano usato per le loro miniere. I proprietari sono cinici e duri come i costruttori e i proprietari della ferrovia. Il punto attorno il quale ruota il romanzo di Norris è la lotta fra due opposti partiti, ognuno dei quali non si fa scrupolo di ricorrere alla corruzione e all’illegalità. Non ci sono i buoni e i cattivi; c’è solo la descrizione di fatti. E’ per questo che il vero protagonista di questo romanzo di Norris è la Natura. La natura umana con tutti i suoi lati positivi e negativi da una parte; e la grandiosità degli scenari dall’altra, con la loro potenza e con la loro capacità di gridare sempre e comunque alla vita, bella o brutta che sia.
Frank Norris nacque a Chicago nel 1870. Dopo aver iniziato una carriera nel campo delle arti figurative si convertì alla letteratura con l’intenzione di diventare uno scrittore professionista. Il suo primo romanzo, McTeague (1899), impressionò i suoi contemporanei per il modo in cui parlava di quello che lui stesso definiva ‘il mistero del sesso’, e per la fedele trasposizione grafica di stati mentali anormali. Un altro romanzo, Vandover and the Brute(1914), iniziato contemporaneamente a McTeague ma pubblicato postumo esamina in modo ancora più approfondito le spinte irrazionali che agiscono sulle vite dei personaggi. In The Octopus (1901) espone i meccanismi dello spietato capitalismo del laissez-faire applicati al darwinismo sociale di fine secolo. Analisi che viene continuata anche nel romanzo successivo The Pit (1903), anche questo pubblicato postumo. Norris morì, infatti, di peritonite nel 1902 all’età di trentadue anni, dopo aver scritto sette romanzi e più di duecento tra poesie, racconti e saggi.