Buongiorno, Viandanti!
Apro quest'argomento per discutere di un problema che si è presentato recentemente su aNobii, e in particolare nel gruppo "Due chiacchiere con gl autori", relativo al giusto modo di valutare un'esordiente. Mi sembra una questione interessante, per cui ho pensato che potremmo dibatterla anche qui. Antefatto: un aNobiiano, un autore, ha proposto di rivoluzionare il metodo per valutare gli esordienti in catena di lettura, basandosi sulla premessa che non è possibile accostare capolavori come "Guerra e Pace" a libri scritti da esordienti, e dunque non sarebbe "corretto" utilizzare per tutti un identico sistema di valutazione. Ha proposto dunque di non mettere più le classiche stellette aNobiiane, ma di limitarsi a indicarle nella recensione, introducendo una sesta stelletta per indicare un libro di un esordiente ben scritto e assolutamente da consigliare. Ora, in quanto parte in causa ( ) sono d'accordo su alcune delle premesse, ma non sulla soluzione. In primo luogo a causa del ranking delle stellette, la media dei voti che compare accanto alla copertina del libro. So, per esempio, che molti aNobiiani non leggono affatto le recensioni (per evitarsi spoiler imprevisti, oppure perché non vogliono farsi condizionare), ma tengono d'occhio la media. E di sicuro non tutti fanno parte del gruppo "Due chiacchiere con gli autori". Dunque, immaginiamo: un aNobiiano qualunque capita nella scheda del libro di un esordiente, guarda il numero di stelle in alto (una media falsata, a questo punto, perché si riferisce solo al numero di voti ottenuti prima della “rivoluzione”) e poi quello a lato, e vede che il libro è poco votato da quelli che lo hanno in libreria. Tira la seguente conclusione: "molti hanno preferito non esprimere il voto, magari per non dare un dispiacere all'autore. Sarà di qualità scadente...".
Tralasciando il danno "pratico" che ne può conseguire per l'esordiente suddetto, non sono d'accordo nemmeno sulla base su cui si fonda la proposta di rivoluzione. E' vero: da un punto di vista estetico non si può paragonare "Guerra e Pace" al libro di una persona agli esordi, ma se è solo per questo non si può paragonare nemmeno "Guerra e Pace" a best-seller come "Twilight" o "Eragon" (è solo un esempio... non arrabbiatevi fan della Meyer o di Paolini! ), eppure gli aNobiiani lo fanno, adottando un identico sistema di valutazione. Perché lo fanno? Perché non siamo dei critici di professione, ma solo dei lettori che valutano dei libri, in maggioranza, a seconda delle emozioni e del piacere che hanno provocato in loro. Ecco perché, personalmente, ho dato cinque stelle a un classico come “Don Chisciotte”, cinque stelle a “I figli di Armageddon” di Terry Brooks, e cinque stelle a “Il mendicante di sogni”, libro di esordiente, sì, ma che mi ha emozionato tantissimo e mi ha fatto versare fiumi di lacrime. Perché sarebbe sbagliato?
Sono pienamente d’accordo invece su un altro punto affrontato dall’aNobiiano in questione. Come autrice, anch’io ho il piacere che i lettori della catena di lettura siano sinceri con me. Se nel libro ci sono dei “difetti”, delle cose che si possono sistemare o che non sono piaciute, è mio interesse saperlo, per potermi migliorare. Ho il piacere che tutti quelli che leggono il mio libro mi dicano sinceramente il loro pensiero in proposito (poi li ucciderò, ovviamente! ), altrimenti non serve a nulla. Ma non sono affatto d’accordo sulla necessità di un diverso sistema di valutazione per l’esordiente. Lo trovo discriminante. Voi che ne pensate?