La vista della locanda lo rasserenò. Nonostante fosse ancora lontana, quella notte avrebbe dormito in un letto caldo.
(...)
Maugis si decise ad affrettare il passo nonostante quel giorno avesse percorso molta strada. Voleva giungere alla locanda prima dell'imbrunire.
Arrivò quando il cielo cominciava ad arrossare. Era proprio come se la ricordava. L'insegna in legno recitava "Covo dei Draghi" e non era solo un semplice edificio quanto piuttosto una vera e propria borgata, raccolta dentro un muro di cinta. Maigus varcò il grande portone, largo abbastanza da permettere il passaggio di tre carri affiancati, ed entrò nell'ampio cortile su cui si affacciavano quattro costruzioni strettamente collegate fra loro.
La locanda vera e propria stava nel centro. Era costruita su tre piani. Il più basso ospitava una rimessa per carri e attrezzi, il primo era occupato dalla grande sala comune, dalle cucine e dai magazzini di cibo. Le stanza da letto erano al piano più alto.
Sul lato destro della locanda si trovavano le stalle e un edificio più piccolo con altre stanze per i clienti meno facoltosi, mentre a sinistra vi era la casa dove viveva la famiglia dell'oste e la gente che lavorava per lui. Era una comunità di discrete dimensioni, formata da una trentina di persone e stanze a sufficenza per ospitare più di duecento clienti.
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Varcando la porta d'ingresso fu assalito dai ricordi. Non era cambiato ulla. La stanza era vastissima come allora, con i due grandi camini accesi che la scaldavano e il lunghissimo bancone che occupava tutta una parete. L'odore che veniva dalle cucine parlava di carne alòlo spiedo, zupper ribollenti e pane appena fatto. Le sensazioni gli riempivano, occhi, naso e orecchie.
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Il suo sguardo corse al lungo tavolo in fondo vicino al camino grande.
Era come lo ricordava.