L'autrice Antonia Arslan, archeologa e professoressa di letteratura, ha scritto saggi sulla narrativa popolare e d'appendice; traducendo le opere di un grande poeta ha riscoperto la sua profonda ed inespressa identità armena.
In seguito ha scritto questi due romanzi per non dimenticare...
Ispirato ai ricordi familiari dell'autrice, il racconto della tragedia di un popolo "mite e fantasticante", gli armeni, e la struggente nostalgia per una terra e una felicità perdute. La masseria delle allodole è la casa, sulle colline dell'Anatolia, dove nel maggio 1915, all'inizio dello sterminio degli armeni da parte dei turchi, vengono trucidati i maschi della famiglia, adulti e bambini, e da dove comincia l'odissea delle donne, trascinate fino in Siria attraverso atroci marce forzate e campi di prigionia. In mezzo alla morte e alla disperazione, queste donne coraggiose, spinte da un inesauribile amore per la vita, riescono a tenere accesa la fiamma della speranza; e da Aleppo, tre bambine e un "maschietto-vestito-da-donna" salperanno per l'Italia..
A distanza di cinque anni Antonia Arslan torna a raccontarci l’epopea della sua famiglia e del suo popolo che viaggia in cerca della terra promessa ma che incontra una nuova delusione. Quando nella città dove tutto ha avuto inizio qualcuno torna per riprendere quel che gli appartiene, ogni speranza di ricostruire un futuro compromesso cade in frantumi.
Una storia di uomini alteri e dignitosi, umiliati e trucidati, costretti a mendicare nei mercati di mezza Europa. Donne e uomini normali che hanno sofferto senza spezzarsi, attraversando le alte fiamme che, nell'incendio di Smirne, sembravano voler bruciare la speranza di una vita nuova.
La narrazione di Antonia Arslan stupisce per il coraggio di testimoniare fino in fondo le vicende di un popolo condannato all'esilio e per la capacità di dipingere un mondo vivo e pulsante di donne e uomini straordinari. Un romanzo carico della magia e della ricchezza che l’odio nazionalista e integralista non riuscirà mai ad estirpare dall’animo levantino, fatto di pensieri lucidi e struggenti, come un antico canto funebre.