Di famiglia umile, orfano a undici anni, a quattordici fuggì a Copenaghen, dove ebbe l'opportunità di studiare grazie all'aiuto di Jonas Collin, direttore del Teatro reale. Fin dal 1822 cominciò a pubblicare volumi di prosa e poesia e a comporre opere teatrali, ma il successo gli arrise soltanto con il romanzo L'improvvisatore (1835).
Compì lunghi viaggi in Europa, Asia e Africa e fu autore fecondo, anche di resoconti di viaggio, come Il bazar di un poeta (1842).
La sua fama si fonda però sugli oltre 150 racconti per l'infanzia, che appartengono ormai ai classici della letteratura mondiale.
Ben lontano dall'imitare i suoi immediati predecessori nel genere del racconto, quali Charles Perrault, Antoine Galland ed E.T.A. Hoffmann, o i fratelli Grimm, Andersen seppe esprimere mirabilmente le emozioni più sottili e le idee più fini attraverso un uso equilibrato del linguaggio corrente e delle espressioni popolari, passando senza difficoltà dalla poesia all'ironia, dalla farsa alla tragedia, dal quotidiano al meraviglioso.
La sua opera appare innovativa non solo nello stile ma anche nei contenuti: Andersen usò infatti un linguaggio quotidiano ed espresse nelle fiabe pensieri e sentimenti fino ad allora ritenuti estranei alla comprensione di un bambino, attraverso le vicende di re e regine storici o leggendari, ma anche di animali, piante, creature magiche e persino di oggetti.
Qui in Locanda:Cinque in baccelloI cigni selvaticiI fiori della piccola IdaIl bambino cattivoIl baule volanteIl brutto anatroccoloIl BucaneveIl custode di maialiIl farfalloneIl LinoIl monte degli elfiIl piccolo Claus e il grande ClausIl saleIl serpente di mareIl soldatino di piomboIl vecchio lampioneIl vestito nuovo dell’imperatoreL’Acciarino magicoL’agoL’angeloL’elfo della rosaL’uomo di neveL’usignolo dell’imperatoreLa diligenza a 12 postiLa fanciulla che calpestò il paneLa favola dell’abeteLa pastorella e lo spazzacaminiLa Principessa sul piselloLa pulce e il professoreLa regina delle neviLa settimana di un piccolo elfoLa sirenettaMignolinaNon era buono a nullaPollicinaQuel che fa il babbo è sempre giusto