Calandrino e il maiale

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Calandrino e il maiale

Messaggiodi demon black » 18/09/2010, 16:02

FIABA


Calandrino aveva un poderetto non lungi da Firenze, che gli era stato portato in dote dalla moglie e dal quale, tra l’altro, ricavava ogni anno un maiale. Tutti gli anni, a dicembre, era solito andare a quel poderetto con la moglie per uccidere l’animale e farlo mettere sotto sale. Or avvenne che un anno sua moglie fu indisposta ed egli vi andò solo, per uccidere il maiale.
Bruno e Buffalmacco, quando seppero che la moglie non era con lui, andarono da un notaio loro amico che abitava vicino al poderetto di Calandrino, con l’intenzione di fermarsi da lui qualche giorno. Il mattino del giorno in cui arrivarono, Calandrino aveva ucciso il maiale e, nel vederli insieme col notaio, disse:
-Siete i benvenuti. Venite a vedere che buon massaio sono.
E li condusse in casa sua per mostrar loro il porcello che era grande e grasso. Quando seppero che Calandrino voleva farlo salare per portarlo in famiglia, Bruno disse:
-Che grullo! Vendilo, piuttosto, e godiamoci i denari. A tua moglie dirai che te l’ hanno rubato.
-No, no – rispose Calandrino, - non ci crederebbe e mi caccerebbe fuor di casa.
E per quando i due insistessero, non ci fu verso di fargli cambiare opinione. Allontanatisi da lui, Bruno disse a Buffalmacco:
-Gli vogliamo rubare quel maiale, stanotte?
-E come?
-Il come lo so io, - rispose Bruno, - almeno se lascia il maiale là dove lo abbiamo veduto.
-E allora facciamolo, - disse Buffalmacco, - e poi ce lo godremo qui, col messer notaio.
E il notaio disse che quello era proprio un bello scherzo. Allora Bruno proseguì:
-Ci vuole un po’ d’accortezza. Tu sai quando Calandrino sia avaro e come beva volentieri quando gli altri pagano. Stasera portiamolo alla taverna e messer notaio faccia le viste di pagare tutto lui per farci onore, Calandrino si ubriacherà d sicuro, e dopo ci sarà facile portare a termine la burla.
Così fecero, Calandrino, vedendo che pagava il notaio, si diede a bere e si riempì più del dovuto; poi, lasciata la taverna che era già notte, senza neppur cenare se ne andò a letto, lasciando aperto l’uscio di casa.
Buffalmacco e Bruno cenarono col notaio, quindi, presi certi strumenti per forzare la serratura, andarono alla casa di Calandrino ma trovarono l’uscio aperto, entrarono, staccarono il maiale dai ganci a cui era appeso, lo portarono a casa del notaio e andarono a dormire anche loro.
Calandrino, smaltita la sbornia, si alzò il mattino dopo, non trovò più il maiale, vide l’uscio aperto, domandò a vicini se sapessero qualche cosa e poi cominciò a far rumore e a lamentarsi gridando come un disperato.
-Ohimè, ohimè, m’ hanno rubato il maiale!
Bruno e Buffalmacco, alzatisi, corsero da Calandrino per vedere quello che stava succedendo, ed egli, appena li vide, andò loro incontro con le lacrime agli occhi.
-Ahimè, amici miei, - gridò, - ahimè, stanotte mi hanno rubato il maiale.
-Meno male che una volta tanto hai seguito il mio consiglio – disse Bruno.
-Ma io dico davvero –rispose Calandrino.
-Sicuro, così devi dire; ma grida più forte in modo che paia proprio che tu dica il vero.
-Ti dico che me l’ hanno rubato! Me l’ hanno rubato sul serio!
-Bene, bene, lo dici proprio come se fosse vero. Ma grida più forte, in modo che sentano tutti.
-Tu mi faresti dar l’anima al diavolo. Credi che scherzi, ma ch’io sia impiccato se non me l’ hanno rubato davvero.
-E come può essere?- disse Bruno. – Ieri era lì. Vuoi farmi credere che te l’abbiamo portato via?
- E’ proprio così – si disperava Calandrino, - sono rovinato, non ho il coraggio di tornare a casa. Mia moglie non ci crederà e, se anche ci crederà, non avrò pace per un anno.
-Se è come dici è un vero guaio, - disse Bruno. – Lo strano però è che proprio ieri io ti proposi di dir così. Non vorrei che tu ti facessi beffe di tua moglie e di noi.
-Perché volete farmi disperare? Vi dico e ripeto che me l’ hanno rubato.
-Se è così, - disse Buffalmacco, - cercheremo di ritrovarlo.
-E in che modo?
-Questo è certo, - disse Buffalmacco, - che nessuno è venuto dall’India per rubarti il maiale. Sarà stato qualcuno dei tuoi vicini. Se tu riesci a radunarli, io so fare l’esperienza del pane e del formaggio benedetti, che se si danno a mangiare al ladro non li può mangiare perché sanno di fiele, e troveremo subito chi l’ ha rubato.
-Bravo, - disse Bruno, - è proprio un’esperienza da farsi con questi furbi che ci son d’attorno. Di certo la conoscono già e il ladro si guarderà bene dal venire.
-E allora che vuoi fare?
-Faremo l’esperienza con dei biscotti allo zenzero e buona vernaccia: i biscotti si possono benedire come il pane e il cacio.
-Hai ragione, - disse allora Buffalmacco. – E tu, Calandrino, che ne dici?
-Sicuro, sicuro, facciamolo, per l’amor di Dio.
-Or via, - disse Bruno, - io sono ad andare a Firenze a procurarmi i biscotti se tu mi dai i denari necessari.
Calandrino gli diede tutto quello che aveva in tasca, e Bruno, sceso a Firenze, fece preparare i biscotti allo zenzero; ma due ne fece fare pieni di amarissimo aloe, eguali in tutto agli altri salvo per un piccolo segno che poteva vedere solo lui. Vi aggiunse un fiasco di buona vernaccia e tornò al paese.
-Domattina, - disse a Calandrino, - invita tutti quelli di cui hai sospetto: è festa e verranno volentieri. Io, stanotte, farò un incantesimo sui biscotti e domattina verrò a portarteli e ti dirò quello che devi fare.
Calandrino così fece: chiamò tutti i giovani fiorentini che erano lì in campagna e i contadini del luogo, radunandoli sotto l’olmo che sorgeva davanti alla chiesa come era usanza. Bruno e Buffalmacco arrivarono in quella con una scatola di biscotti e il fiasco della vernaccia. E Bruno disse:
-Signori, io devo spiegarvi perché siete stati qui riuniti. Ieri notte è stato rubato il maiale a Calandrino e, poiché chi l’ ha rubato deve essere stato uno di noi, Calandrino v’invita a mangiare questi biscotti allo zenzero e a bere. Sappiate però, che chi avrà preso il maiale non potrà mangiare il biscotto perché gli parrà più amaro del veleno, e dovrà sputarlo. Io lo invito dunque, prima di patire questa vergogna in presenza di tutti, di dirlo in confessione a messere il curato.
Tutti risposero che erano pronti a mangiare i biscotti e allora Bruno, dopo averli disposti in giro, incominciò a fare la distribuzione. Giunto a Calandrino gli diede uno dei biscotti fatti con l’aloe, Calandrino se lo mise subito in bocca e cominciò a masticare, ma appena sentì l’amaro non potè sopportarlo e lo sputò.
Gli altri, nel frattempo, si tenevano tutti d’occhio per vedere chi sputasse, così Bruno, il quale continuava la distribuzione, sentì dire a un tratto:
-Ohè, Calandrino, che significa codesto?
Si volse e, vedendo che Calandrino aveva sputato il suo biscotto disse:
-Forse gli sarà andato di traverso; diamogliene un altro.
E gli mise in bocca il secondo biscotto all’aloe. Poi continuò a distribuire. Calandrino, se il primo gli era sembrato amaro, questo gli parve amarissimo; tuttavia, vergognandosi di sputarlo, lo tenne in bocca e cominciò a spizzar lacrime che parevano nocciole, ma alla fine non ce la fece più e lo sputò come il primo.
Buffalmacco e Bruno che davano frattanto da bere alla brigata, e tutti gli altri, nel vedere questo, dissero che di certo Calandrino aveva rubato lui stesso il maiale, e parecchi presero a rimproverarlo. Quando gli altri se ne furono tutti andati, Buffalmacco cominciò a dire:
-Io lo sapevo che lo avevi tu, e tu volevi ingannarci per non pagarci nemmeno un bicchiere di vino.
Calandrino, con la bocca amara, incominciò a giurare e spergiurare di non averlo.
-Andiamo, andiamo, - continuò Buffalmacco, - a quando l’ hai venduto?
E Calandrino a disperarsi. Allora Bruno:
-Stammi a sentire, Calandrino, mi accorgo che hai imparato a far le burle, ma questa è troppo. Già una volta ci hai portato per il Mugnone a cercar pietre, e poi te ne sei andato e volevi farci credere di essere diventato invisibile. E adesso vorresti darci a intendere che il maiale che hai venduto te l’ hanno rubato. Mi hai fatto andare fino a Firenze, e mi hai fatto passar la nottata a far l’incantesimo. Sai che ti dico? O ci regali due capponi per il disturbo, o noi raccontiamo tutto a momma Tessa tua moglie.
Calandrino, vedendo che non c’era rimedio, diede i due capponi.
E Bruno e Buffalmacco se ne andarono a Firenze lasciando Calandrino col danno e le Beffe.




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