I tre fratelli

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I tre fratelli

Messaggiodi demon black » 16/09/2010, 14:28

FIABA


C'era una volta un padre che aveva tre figli, e nessuno dei tre si decideva a prendere moglie; un giorno quest'uomo, sentendosi vecchio, pensò:
"Come devo fare che, pur avendo tre figli, nessuno si vuole sposare? Meglio che ci pensi io e trovi un rimedio".
Diede loro tre palle, li portò in piazza e disse di buttarle in aria: dove cascavano lì avrebbero preso moglie. Una cascò sopra la bottega di un vinaio, un'altra sul negozio di un macellaio, la terza in una vasca.
Il maggiore dei tre aveva tirato la palla sulla bottega del vinaio, il secondo sulla bottega del macellaio, e il terzo, che aveva tirato sulla vasca, era il più piccino e si chiamava Checchino. Il padre, perché non ci fosse gelosia tra fratelli, diede una camicia ad ogni figlio, e disse che la donna che la cuciva meglio sarebbe stata la prima a sposarsi.
I tre fratelli andarono e quello della vasca, andò alla vasca, ma non c'era che una rana.
"Rana, Rana! "
"Chi è che mi chiama?"
"Checchino che poco t'ama".
"M'amerà, m'amerà, quando bella mi vedrà!"
Dalla vasca uscì un pesce che prese il fagottino nella bocca e lasciò a Checchino un biglietto: "Quindici giorni per cucire la camicia". Dopo quindici giorni Checchino tornò a prender la camicia e chiamò: "Rana, Rana! "
"Chi è che mi chiama?"
"Checchino che poco t'ama".
"M'amerà, m'amerà, quando bella mi vedrà!"
E uscì il pesce con il fagottino della camicia in bocca: era cucita benissimo, precisa, molto meglio di quelle cucite dalle altre due. Anche il padre vide che quella era la migliore, ma non persuaso diede una libbra da filare ad ognuno dei tre figli, perché la portassero alla sposa prescelta, e chi filava meglio sarebbe stata la prima sposa ad entrare in casa, perché voleva che tra loro non ci fosse gelosia.
Checchino tornò alla vasca: "Rana, Rana! "
"Chi è che mi chiama?"
"Checchino, che poco t'ama".
"M'amerà, m'amerà, quando bella mi vedrà! "
Di nuovo uscì il solito pesce, prese il lino in bocca e lasciò un bigliettino: "Quindici giorni per filarlo"; dopo quindici giorni, Checchino tornò alla vasca a chiamare:
"Rana, Rana! "
"Chi è che mi chiama?"
"Checchino che poco t'ama!"
"M'amerà, m'amerà, quando bella mi vedrà!"
E gli riportò la libbra di lino, in un bel pacchetto tutto ben confezionato, come avrebbe potuto fare una signora. Checchino era sempre burlato dai fratelli che gli dicevano: "Sposerai una rana! Un pesce!" Ed era sempre malinconico, di cattivo umore.
Quando i tre figli gli riportarono il lino, il padre ci volle riprovare perché non era ancora convinto, e voleva che proprio non ci fosse gelosia tra i tre fratelli.
Assegnò a ciascuno un piano della casa e disse che chi avrebbe arredato il suo appartamento con più gusto, in quindici giorni, quella sarebbe stata la prima sposa ad entrare in casa. Checchino andò alla vasca: "Rana, Rana! "
"Chi è che mi chiama?"
"Checchino, che poco t'ama!"
"Mi amerà, mi amerà, quando bella mi vedrà!"
Uscì il solito pesciolino. Checchino gli diede il biglietto da portare alla sua sposa: in capo a quindici giorni tutto l'appartamento doveva essere ammobiliato, dovevano esserci letti, tavoli, poltrone, tutto. Passati quindici giorni andarono a vedere gli appartamenti: quello della vinaia era arredato discretamente, quello della macellaia era persino sporco di sangue, e quello della rana era il più bello: c'erano persino le tende di seta! Il padre decise allora che il più piccolo, Checchino, fosse il primo a sposarsi. La mattina fissarono le carrozze per andare a prendere la sposa; gli altri fratelli sghignazzavano e dicevano: "Andremo a prendere un pesce! ". Figuratevi come lo prendevano in giro! E andarono alla vasca:
"Rana, Rana!"
"Chi è che mi chiama?"
"Checchino, che poco t'ama!"
"M'amerà, m'amerà, quando bella mi vedrà!"
E dalla vasca uscì una bellissima ragazza con sei carrozze e tutte le dame vestite con abiti da corte. I fratelli rimasero stupefatti.
Checchino diventò principe perché questa era una principessa, confinata in quella vasca per un incantesimo.
Se ne vissero e se ne godettero e in pace sempre stettero.



di Vittorio Imbriani
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