Il pescatore e la sua anima

Moderatore: demon black

Il pescatore e la sua anima

Messaggiodi demon black » 04/09/2010, 21:04

FIABA

Tutte le sere il giovane Pescatore usciva in mare, e gettava in acqua le sue reti.
Una sera nella rete trovò una piccola Sirena addormentata.
Era bellissima, e il giovane Pescatore la tirò a sé e la tenne stretta fra le braccia.
Ella emise un grido «Ti prego, lasciami andare, perché sono l'unica figlia di un Re, e mio padre è anziano e solo».
«Devi promettermi che verrai a cantare per me, perché i pesci amano ascoltare il canto del Popolo del Mare, e così le mie reti saranno piene» rispose il Pescatore.
E lei promise.
Ogni sera lei spuntava dall'acqua e cantava per lui. E quando la sua barca era ben carica, la Sirena scivolava di nuovo dentro il mare, sorridendogli.
Però non gli veniva mai abbastanza vicino perché egli potesse toccarla.
Tanto dolce era la sua voce, che col tempo lui dimenticò le sue reti, e trascurava il suo lavoro. E una sera le disse: «Piccola Sirena, io ti amo. Prendimi come tuo sposo».
Ma la Sirena scosse il capo «Tu hai un'anima umana, – rispose - se allontanassi la tua anima, allora potrei amarti».
E il giovane Pescatore si disse: «A che cosa mi serve la mia anima? Non posso vederla. Non posso toccarla. Non la conosco. Certo che l'allontanerò».
Ma non sapeva come. Allora andò alla casa del Prete. E il prete si picchiò il petto, e rispose: «Ahimè, tu sei pazzo. Non c'è cosa più preziosa di un'anima umana, e nulla sulla terra può esserle paragonata. Vale tutto l'oro del mondo».
Gli occhi del giovane Pescatore si riempirono di lacrime alle parole del Prete. «Nella mia rete ho catturato la figlia di un Re. Per il suo corpo darei la mia anima, e per il suo amore rinuncerei al cielo. Dimmi quello che ti chiedo, e lasciami andare».
«Vattene!» gridò il prete.
E il giovane Pescatore andò nella piazza del mercato, ma i mercanti lo schernirono, e dissero: «A che ci serve l’anima di un uomo? Non vale un pezzetto d’argento».
«Che cosa strana è questa! Il Prete mi dice che l’Anima vale tutto l’oro del mondo, e i mercanti dicono che non vale un pezzetto d’argento» pensava il Pescatore.
Decise di andare dalla Strega dai capelli rossi.
«Che cosa ti manca? – gridò lei - Dimmi il tuo desiderio, e te lo darò, e tu mi pagherai un prezzo, bel ragazzo».
«Qualunque sia il tuo prezzo, lo pagherò: voglio allontanare da me la mia anima» disse il giovane Pescatore.
La Strega impallidì: «Bel ragazzo – mormorò - questa è una cosa terribile a farsi».
«Non m'importa niente della mia anima» rispose il giovane Pescatore.
«Se ti dirò come fare» chiese la Strega «in cambio devi danzare con me. Questa notte tu devi venire sulla cima del monte. – sussurrò - È un Giorno Santo, e Lui sarà là».
«Chi?» chiese il Pescatore.
«Non importa. - rispose lei - Quando la luna sarà piena danzeremo insieme sull'erba».
«E mi dirai ciò che voglio?» domandò lui.
«Te lo giuro» rispose.
A mezzanotte danzarono vorticando finché al Pescatore cominciò a girare la testa. Vide che all’ombra di una roccia c’era una figura che prima non c'era.
Senza sapere perché, il Pescatore si fece il segno della croce, e invocò il santo nome. Le streghe stridettero come falchi e volarono via, ma lui riuscì ad afferrare la Strega dai capelli rossi.
«Devi dirmi il segreto e mantenere la promessa!».
«Sia» ella mormorò. E si tolse dalla cinta un coltellino dall'impugnatura di verde pelle di vipera, e glielo diede.
«Quello che gli uomini chiamano ombra del corpo non è l'ombra del corpo, bensì il corpo dell'anima. Fermati sulla riva del mare con le spalle alla luna, e taglia via dai piedi la tua ombra, che è il corpo della tua anima, e di' alla tua anima di lasciarti, e lei lo farà. …Vorrei non avertelo detto» e si aggrappò alle sue ginocchia piangendo.
Lui la spinse lontano da sé e la lasciò nell'erba rigogliosa. Con il coltello nella cintola scese dal monte. Si fermò sulla sabbia con la luna alle spalle.
E la sua Anima lo supplicò di non farlo, ma inutilmente, e alla fine gli disse «Se davvero devi allontanarmi da te, non mandarmi via senza un cuore. Il mondo è crudele, dammi il tuo cuore da portare con me».
«Con cosa potrei amare il mio amore se dessi il mio cuore a te?» esclamò.
«Non potrei amare anch'io?» chiese la sua Anima.
«Vattene, perché non ho bisogno di te» gridò il giovane Pescatore, e prese il coltellino e tagliò via l'ombra dai piedi, e l'ombra si levò in piedi davanti a lui, e lo guardò, ed era esattamente uguale a lui.
Il giovane Pescatore indietreggiò con passo incerto, si cacciò il coltello nella cintola, e un senso di sgomento lo invase.
«Una volta all'anno verrò in questo luogo, e ti chiamerò» disse l'Anima.
Il giovane Pescatore si tuffò nell'acqua, e la piccola Sirena venne su a incontrarlo, gli mise le braccia attorno al collo e lo baciò.



E dopo un anno l'Anima scese alla riva del mare e chiamò il giovane Pescatore. «Vieni più vicino, così che possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose. Quando ti ho lasciato mi sono diretta a Oriente e ho viaggiato. Dall'Oriente viene tutto quello che è saggio.
Là ho trovato lo Specchio della Saggezza. Lasciami entrare di nuovo dentro di te, e la Saggezza sarà tua. Lascia che io entri in te, e nessuno sarà saggio al pari di te».
Ma il giovane Pescatore rise. «L'Amore è meglio della Saggezza» esclamò «e la piccola Sirena mi ama».
«Non c'è niente di meglio della Saggezza» disse l'Anima.
«L'Amore è meglio» rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima se ne andò piangendo.
Alla fine del secondo anno l'Anima scese alla riva dei mare «Vieni più vicino, così che possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose. Quando ti ho lasciato, mi sono diretta a Sud e ho viaggiato. Dal Sud viene tutto ciò che è prezioso. Là ho trovato l'Anello delle Ricchezze. Colui che ha questo Anello è più ricco di tutti i re del mondo. Vieni a prenderlo, e le ricchezze del mondo saranno tue».
Ma il giovane Pescatore rise «L'Amore è meglio delle Ricchezze» esclamò «e la piccola Sirena mi ama».
«Non c'è niente di meglio delle Ricchezze» disse l'Anima.
«L'Amore è meglio» rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima si allontanò piangendo.
Alla fine del terzo anno l'Anima scese alla sponda del mare «Vieni più vicino, così che possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose».
E l'Anima gli disse: «In una città che conosco c'è una fanciulla dal volto velato che ha danzato davanti a noi. I suoi piedi erano nudi. Non ho mai visto niente di tanto meraviglioso, e la città è a un giorno di viaggio da qui».
Il giovane Pescatore ricordò che la piccola Sirena non aveva piedi e non poteva danzare. E lo prese un grande desiderio.
E la sua Anima gridò di gioia, e gli corse incontro, ed entrò dentro di lui, e il giovane Pescatore vide distesa davanti a lui sulla sabbia quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima.
E la sua Anima gli disse «Non indugiamo, andiamo via di qui, presto, perché gli Dei del Mare sono gelosi, e hanno mostri che obbediscono ai loro ordini».
Viaggiarono a lungo, e durante il cammino l’Anima spinse il Pescatore a compiere molte azioni malvagie, perfino ad uccidere un uomo per derubarlo.
«Detesto tutto quello che mi hai fatto fare» gridò il giovane Pescatore «E odio anche te. Perché hai agito con me in questo modo?».
E la sua Anima gli rispose «Quando mi hai mandato nel mondo non mi hai dato cuore, così ho imparato a fare tutte queste cose e ad amarle».
«No!» gridò «Non voglio avere niente a che fare con te, perciò ti caccerò via, subito». E voltò le spalle alla luna, e col coltellino dal manico di pelle verde di vipera lottò per tagliare via dai suoi piedi quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima.
Ma la sua Anima gli disse «Colui al quale viene restituita l'Anima, deve tenerla con sé per sempre, e questa è la sua punizione e il suo premio».
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, e tornò al luogo da cui era venuto, fino alla piccola baia dove lei, il suo amore, era solita cantare. In una spaccatura della roccia si costruì una casa. E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzogiorno la chiamava ancora, e ogni notte pronunciava il suo nome. Ma mai ella sorse dal mare a incontrarlo, né in alcun luogo del mare egli riuscì a trovarla.
L’Anima lo supplicava di entrare nel suo cuore.
«Ahimè!» gridò la sua Anima «non trovo entrata, così circondato dall'amore è questo tuo cuore».
E mentre parlava si levò un gran grido di dolore dal mare, il grido che gli uomini sentono quando muore qualcuno del Popolo del Mare. E il giovane Pescatore saltò su, e lasciò la sua casa di canne, e corse giù alla spiaggia. E le onde nere venivano veloci alla sponda, sostenendo un fardello più bianco dell'argento. Il giovane Pescatore vide il corpo della piccola Sirena: era disteso morto ai suoi piedi.
Piangendo come chi è colpito dal dolore egli si gettò a terra accanto ad esso, e baciò il freddo rosso della bocca. Si gettò accanto ad esso sulla sabbia, piangendo se lo teneva stretto al petto. E alla cosa morta egli fece una confessione. Nelle conchiglie delle sue orecchie versò il vino aspro della sua storia. Amara era la sua gioia, e pieno di una strana felicità era il suo dolore.
«Fuggi» disse la sua Anima «poiché il mare si avvicina e se indugi ti ucciderà. Fuggi, poiché io ho paura, vedendo che il tuo cuore mi è inaccessibile a causa della grandezza del tuo amore. Fuggi fino a un luogo sicuro. Non vorrai certo mandarmi senza cuore in un altro mondo?»
Ma il giovane Pescatore non ascoltò la sua Anima, ma chiamò la piccola Sirena e disse «L'Amore è migliore della saggezza, e più prezioso della ricchezza, e più bello dei piedi delle figlie degli uomini. I fuochi non possono distruggerlo, né le acque dissetarlo. Ti ho chiamata, e tu non hai risposto al mio richiamo. Perché crudelmente ti avevo lasciata, e con mio danno sono andato lontano. Però mai il tuo amore si è affievolito dentro di me, è sempre stato forte, e niente ha potuto prevalere contro di lui, benché io abbia conosciuto il male e abbia conosciuto il bene. E ora che tu sei morta, anch'io certamente morirò con te».
E la sua Anima lo pregò di partire, ma lui non volle, tanto grande era il suo amore. E il mare si fece più vicino, e cercò di coprirlo con le sue onde, e quando egli si rese conto che la fine era vicina baciò con folli labbra le fredde labbra della Sirena, e il cuore che era dentro di lui si spezzò. E nel momento in cui il suo cuore si schiantò attraverso la pienezza del suo amore, l'Anima trovò un ingresso e vi entrò, e fu tutt'uno con lui come prima. E il mare coprì il giovane Pescatore con le sue onde.
E al mattino il Prete uscì a benedire il mare, perché era stato agitato. E quando il Prete raggiunse la costa vide il giovane Pescatore giacere annegato nella spuma, e stretto fra le sue braccia c'era il corpo della piccola Sirena. Ed egli si ritrasse e gridò: «Non benedirò il mare né nulla che si trovi in esso. Maledetto sia il Popolo del Mare, e maledetti siano tutti coloro che hanno traffici con esso. Prendete il suo corpo e il corpo della sua amante, e seppelliteli all'angolo del Campo dei Follatori, e non ponete alcun segno su di essi. Poiché maledetti sono stati in vita, e maledetti saranno anche da morti».
E la gente fece come aveva ordinato.
Alla fine del terzo anno, durante un giorno sacro, il Prete salì alla cappella, per mostrare alla gente le ferite del Signore, e parlare loro della collera di Dio.
Ma sull'altare c’erano strani fiori mai visti prima: la loro bellezza lo turbò, e il loro profumo era dolce per le sue narici, e si sentì felice, e non capiva perché lo fosse.
«Che fiori sono quelli che stanno sull'altare, e da dove provengono?»
«Che fiori siano non lo sappiamo, - gli risposero - ma vengono dall'angolo del Campo dei Follatori». E il Prete tremò, e tornò alla sua casa e pregò.
E all'alba andò sulla riva del mare, e benedì il mare, e tutte le cose selvagge che vi si trovano. Egli benedì tutte le cose del mondo di Dio, e la gente fu piena di gioia e di meraviglia.
Però mai più nell'angolo del Campo dei Follatori crebbero fiori di alcun tipo, ma il campo rimase sterile come prima. Né il Popolo del Mare venne più nella baia, poiché andò in un'altra parte del mare.


di Oscar Wilde
Un giorno senza un sorriso...è un giorno perso (Charlie Chaplin)
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